Rai, l’ostentazione estiva del lusso
di Domenico CAMPIONE
Immancabilmente durante l’estate la Rai non può fare a meno, accanto alle rubriche sulla dieta mediterranea, di riproporre i soliti servizi sui panfili dei ricchi. Le giovani inviate nei porti di ormeggio, smaniose di dimostrare la capacità di bucare il teleschermo alla Lilli Gruber di un tempo, sottolineano prima gli enormi costi di gestione delle imbarcazioni dividendoli per miglia marine, poi inquadrano i proprietari con la erre moscia che sorseggiano abbronzati tra il sartiame, infine focalizzano la cinepresa sulle belle forme delle donne che si aggirano voluttuose sul ponte. Il riferimento implicito – ma non tanto – alla povertà di molti italiani pensionati e disoccupati che devono non raramente conciliare il pranzo con la cena sortisce l’effetto sperato, ossia quello di rigonfiare periodicamente il risentimento sociale, addossando ai detentori della ricchezza le precarie condizioni economiche delle fasce deboli della popolazione. A ben riflettere la colpa non è dei paperoni capitalisti, ai quali non vanno certamente le mie simpatie. Sarebbe troppo comodo. I ricchi, come la maggioranza dei cittadini, perseguono i loro interessi, hanno i pregi ed i difetti che sono di tutti, tra essi troviamo persone ignoranti come le capre – il più delle volte – o amanti del sapere , furbe o fortunate, disoneste o filantrope, lavoratori o scansafatiche, evasori o cittadini che pagano le tasse, senza poter dire che siano diversi, come tipi umani, dal resto dei connazionali. Il problema di fondo è che in un sistema capitalistico come il nostro, è lo Stato che deve regolare la giusta distribuzione della ricchezza, senza demonizzarla o mortificarla, considerato che se i ricchi scompaiono o si riducono non è che la situazione economica migliora, come la storia ha ampiamente dimostrato nei paesi ex socialisti. È lo Stato che deve imporre l’equilibro tra remunerazione del capitale e incentivazione agli investimenti privati, con un sistema fiscale severo che, però, non sia solo di rapina da cui fuggire, correggendo i monopolismi di fatto e la sleale concorrenza, entrando nel mercato con iniziative correttive efficaci e non, come sono state finora, fallimentari e ricettacolo della corruzione e della inefficienza. Quindi la Rai farebbe bene a porre l’accento su questi temi e a non ricercare l’ audience demagogica che serve solamente a spostare l’attenzione sui reali nodi delle disuguaglianze e ad alimentare le fratture tra categorie di cittadini. La demonizzazione non serve ed è scorretto praticarla, anche perché tenuto conto della relatività dei giudizi, i ricchi, per il povero pensionato o disoccupato, non sono solo quelli degli yacht ma anche i grassi burocrati della Rai, specie di quelli che percepiscono lauti compensi senza particolari meriti.