Di Canio Story: quando il vecchio Corriere Laziale disse alla Lazio e a Patarca di non farsi scappare “Paoletto”…
di Lorenzo PETRUCCI e Fabio BELLI
“Tornando allo step fondamentale d’inizio carriera, durante una partita della Pro Tevere, Paolo viene notato da Aldo Angelucci, padre di un avversario nonché giornalista per il Corriere Laziale e frequentatore della galassia professionale che ruota attorno alla Lazio. È proprio in seguito alla segnalazione di quest’ultimo che Di Canio si unisce, appena quattordicenne, alle giovanili della Lazio. Finalmente, il sogno si avvera.” E’ ciò che si può leggere sul sito “zonacesarini.net”, molto quotato fa quelli che propongono storie di calcio. Ma anche leggendo la pagina Wikipedia dedicata all’attaccante del Quarticciolo, viene riportata la stessa storia riguardo la genesi dell’ingresso nel mondo del calcio che conta di “Paoletto”. Indagando con il collega Lorenzo Petrucci, spunta però un piccolo giallo tra le collezioni del vecchio “Corriere Laziale”. Quello che viene indicato come Aldo Angelucci, appare spesso con la firma di Valentino Angelici sulle cronache riguardanti Di Canio. Che perlò era già al San Basilio, scuola calcio affiliata in biancoceleste, mentre nei racconti si parla della Pro Tevere. Tant’è che anche Volfango Patarca, da noi interpellato, ricorda il nome di Aldo Angelucci come quello del collaboratore del Corriere Laziale che gli segnalò Di Canio alla Pro Tevere. Un piccolo giallo che non cambia la sostanza delle cose: quella di Di Canio oggi appare come una bella storia, suggestiva e ricca di atmosfera, in un calcio che non sembra più proporre il ragazzino cresciuto nel quartiere come possibile, futuribile campione. Dal prato del cortile a quello dello stadio Olimpico, un sogno che sarebbe sbagliato dire sia diventato impossibile (basti pensare alle storie di Danilo Cataldi e Alessandro Florenzi sulle due sponde cittadine) veder verificarsi, ma che sta sicuramente diventando sempre più rara. Nella sua biografia Di Canio racconta la sua storia partendo dalle partite giocate tra gli stenditoi del Quarticciolo, fino ad arrivare a quel dito alzato sotto la sud, il giorno del derby nel gennaio del 1989. Una storia che si è intrecciata con quella dei tanti campioni raccontati nel corso dei decenni dal vecchio “Corriere Laziale”, in una squadra in cui, come si possono vedere dai ritagli della testata qui pubblicati, in una squadra allenata da Corradini Di Canio vestiva la maglia assieme a compagni come Greco e Rizzolo, che assieme a lui sarebbero arrivati a calcare i campi della Serie A. Tutto grazie a quella segnalazione e al fiuto di un altro grande vecchio del calcio italiano, Volfango Patarca, che a distanza di anni parla ancora oggi di Di Canio come di una delle sue intuizioni più belle.
E proprio Volfango Patarca è tornato a raccontare la storia di Paolo Di Canio. Ricordi da quando proprio dalle colonne dello storico giornale dedicato al calcio giovanile partì la segnalazione alla Lazio, fino al periodo vissuto fianco a fianco in cui Patarca si trovò a gestire genio e sregolatezza del giovane campione nel calcio degli anni ottanta.
Signor Patarca, durante la sua lunga carriera, soprattutto come Responsabile della scuola calcio della Lazio, ha visto crescere e maturare numerosi talenti, tra i quali Paolo Di Canio. Ci può raccontare come iniziò la sua carriera?
“Paolo, all’epoca quattordicenne, nel 1982, giocava per la Pro Tevere e venne a fare un provino per la Lazio, dove io ricoprivo il ruolo di Responsabile della scuola calcio. Le sue qualità sopra la media furono subito visibili, era un già un calciatore eccezionale e ne fui colpito in positivo.”
Secondo alcune ricerche, Paolo Di Canio le fu segnalato proprio da un giornalista del Corriere Laziale, è vero?
“Sì assolutamente, è vero, Aldo Angelucci, all’epoca giornalista per il Corriere Laziale, segnalò a me e alla Lazio un giovanissimo Di Canio e andai subito a osservarlo e visionarlo in un torneo quando giocava con la maglia della Pro Tevere, notando immediatamente le sue importanti qualità e portandolo alla Lazio.”
Avendo visto nascere e crescere calcisticamente Paolo Di Canio, cosa ne pensa della carriera che ebbe come calciatore?
“Non posso che esserne soddisfatto. Per me Di Canio per certi versi è stato una scommessa, perché in molti non ci credevano, ma poi si è visto che avevo ragione io, anzi, sono sicuro che poteva anche avere una carriera ancora migliore di quella che ha avuto.”
Con l’approdo di Di Canio alla Lazio, tra lei e il ragazzo che tipo di rapporto si creò?
“Il nostro rapporto fu sicuramente ottimo fin da subito, io l’ho se guito fino al suo debutto in Serie A con Giuseppe Materazzi, il 9 ottobre 1988 in Cesena‐Lazio e poi è diventato quello straordinario calciatore che meritava di essere.”
Può raccontarci qualche aneddoto che a distanza di anni le è rimasto impresso del giovane Di Canio?
“Ci sono tantissimi ricordi tra me e Paolo, uno in particolare quando lui non condivideva il passaggio alla categoria superiore nella quale io non mi occupavo più e iniziarono i primi screzi e malumori con gli altri allenatori. Una volta incontrai Di Canio dopo una finale gi vanissimi persa contro la Lodigiani nella quale l’allenatore non lo fece giocare. Lui gettò la borsa ma io gli corsi dietro facendogliela recuperare, rimproverandolo. Penso che da quel giorno è nato Paolo Di Canio calciatore. Un altro episodio è quando l’Italia vinse il campionato del Mondo nell’82 e lo vidi sopra il tetto di una macchina a festeggiare, lo presi per le gambe e lo feci scendere perché se avesse continuato si sarebbe fatto male e non sarebbe stato positivo per la sua carriera.“
Paolo di Canio giocava con la rinascita 79…….all’ eta’ di 11 anni arrivo alla pro Tevere Roma del “sorella michele”…..un anno dopo tutta la squadra della pro Tevere 11 giocatori venne ceduta alla Lazio. Esordienti di patarca…..non fu’ mai segnalato da nessuno….la pro Tevere Roma a fine stagione dava i migliori alla Lazio. compreso il sottoscritto….Massimiliano celentano
Anche io giocavo nella pro Tevere roma e fui ceduto alla Lazio nel 1979 il mio allenatore dei portieri era giurelli un grande mister
Anche io nel 1980 fui ceduto alla Lazio. Ero soprannominato chicco a causa del nome di battesimo molto lungo. Ricordo che ero il capitano della squadra e avevo il compito di intervenire qualora Paolo di Canio fosse stato preso a calci dall”avversario che aveva letteralmente ubriacato con i suoi dribbling, affinché non reagisse.