Speciale impianti: parla il giornalista del Tempo Fernando Magliaro. “La prima pietra nei primi mesi del 2018”
Articolo apparso sul Nuovo Corriere Laziale dell’11 Aprile 2016
di Serena GRIMALDI
Dalle tempistiche alle probabili interruzioni dell’iter procedurale, dalle discussioni tra Marino e Zingaretti, dall’utilità delle opere strategiche alla necessità di costruire lo stadio della Roma, Fernando Magliaro giornalista de Il Tempo, offre una panoramica generale sulla situazione attuale riguardo la costruzione dello stadio a Tor di Valle.
Un anno fa si diceva che la prima pietra dello stadio a Tor di Valle non si sarebbe posta prima del 2017. Oggi nel 2016, cosa possiamo prevedere?
«Se va tutto bene, a maggio presentano il progetto, un mese circa perché il Comune lo esamini e siamo a giugno, altri quindici giorni per attivare la Conferenza dei Servizi, i sei mesi della Regione che potrebbero finire a dicembre. Quindi a occhio e croce, se non siamo negli ultimi mesi del 2017, presumibilmente saremo nel primo trimestre del 2018. Purtroppo mi capita spesso di essere smentito dai fatti. Ma il problema è che la Roma ha un pessimo modo di gestire la comunicazione su questa questione. Quando indico il primo trimestre del 2018, intendo che la Conferenza dei Servizi regionale impieghi minimo sei mesi (non saranno mai di meno). Se avesse bisogno di più tempo, si potrebbe fare il cosiddetto “stop and go”, cioè la Conferenza può interrompere il suo countdown di 180 giorni di lavoro, per eventuali problematiche di natura progettuale, ma solo di un certo rilievo: ad esempio, non per cambiare un tipo di albero ma per rivedere il progetto della metropolitana. Però l’interruzione non è quantificata, possono volerci altri sei mesi, inoltre l’eventuale maggioranza in Campidoglio potrebbe decidere di modificare la delibera e quindi azzerare l’iter. Però questi passaggi al momento non sono facilmente prevedibili».
L’ex sindaco Marino pare che stia spendendo molta energia per questo stadio, tanto da accusare la Regione di voler fermare il progetto. In questo senso come sono i rapporti tra Marino e Zingaretti?
«Marino? Potremmo parafrasare Renzi. Io ammetto di non avere avuto mai grande simpatia per Marino. La Regione non ha fermato nulla perché non ha ancora nulla, il progetto non è ancora stato presentato. Detto questo i rapporti tra Marino e Zingaretti non ci riguardano perché grazie a Dio Marino non è più il sindaco e ha smesso di fare danni. Per il resto la Regione intende portare avanti velocemente il progetto, però ovviamente ha delle riserve sull’iter procedurale del Campidoglio, parliamo di iter burocratici e questioni urbanistiche. Ciò detto, Zingaretti è un tifoso della Roma e non credo abbia alcuna intenzione di mettere i bastoni tra le ruote, considerato che ha salvato dal fallimento Parnasi con l’acquisto di una delle due torri di Eur Sky che stanno di fronte ad Euroma2. Visto anche che Parnasi è uno dei grandi sponsor del PD e di Zingaretti, dubito che voglia boicottare un’opera di questo genere».
Costruire uno stadio a Tor di Valle vuol dire anche riqualificare tutta la zona e i collegamenti, ovvero realizzare le opere cosiddette “strategiche”. Non è un po’ troppo complicato e oneroso?
«La complicatezza è un concetto che tecnicamente non esiste. Oggi siamo in grado di costruire aeroporti sull’acqua, però è costoso, sì. Ad esempio non è che la metropolitana a Roma non si può fare a causa del problema archeologico. Stesso discorso vale per lo stadio. Al Comune i costi non interessano perché è un’opera privata, compresi i pagamenti delle opere di interesse pubblico. Quando erano in corso le trattative, il Comune ha chiesto determinate cose per un valore di trecento milioni di euro e i proponenti, la Roma e Parnasi, si sono impegnati a rispondere. Se poi sono troppo onerose rinunceranno a tutto il progetto. È il motivo per cui ho dubbi su come potrebbe procedere al riguardo l’eventuale nuovo sindaco dei cinque stelle: la Raggi non credo cancellerà la delibera ma potrebbe decidere di discutere alcuni parametri in maniera tale da rendere talmente oneroso e improduttivo questo investimento che saranno gli stessi proponenti a rinunciare. Riguardo la riqualificazione, sono andato più volte a Tor di Valle a fare sopralluoghi e peggio di come sta ora è impossibile. Tu hai usato l’espressione opere strategiche, io sinceramente ho molti dubbi riguardo la loro strategicità: ponti, autostrada, trenino, metropolitana ecc., non sono opere realmente strategiche per la città, non se ne avverte il bisogno, ma servono fondamentalmente allo stadio e diventeranno strategiche in un secondo momento. Mi spiego meglio: la metro C è un’opera strategica a prescindere poiché nel centro storico ci sono quattro fermate metro, Colosseo sulla B, Barberini, Spagna e Flaminio sulla A, mentre la zona di Piazza Navona ha solamente gli autobus. La metro C che dovrebbe avere le fermate di Venezia e Chiesa Nuova andrebbe a completare il servizio. Ma la diramazione della metro B da Piramide a Tor di Valle non serve a nessuno, è lo stadio che giustificherebbe quella linea. La stessa cosa vale per il nuovo svincolo a Parco de’ Medici, per i lavori sulla Roma – Fiumicino. L’unica opera strategica che dovrebbe sussistere indipendentemente dallo stadio sarebbe l’adeguamento della strada che collega via del mare a Ostiense, che oggi è pericolosa ma potrebbe diventare una strada a buono scorrimento».
Per quanto riguarda la questione dei terreni di Tor di Valle, sai se ci sono ancora polemiche da chiarire?
«Dovrebbero essere state tutte risolte».
Un’ultima battuta: si parla di oltre un miliardo di investimenti privati ma anche di cinquemila posti di lavoro, disponibili dal momento in cui si inizia a costruire. Secondo te, vale la pena costruire lo stadio?
«Assolutamente sì. Nonostante tutte le cose che ti ho detto, io parlo da tifoso della Roma e ti dico di sì perché potrebbe significare un salto di qualità e di livello per la società e per la squadra, capacità economiche maggiori e quindi possibilità di concorrere meglio alla conquista di trofei. Al di là di questo, a Roma gli investimenti pubblici e privati sono azzerati da decenni e le ultime cose realizzate sono Porta di Roma e Euroma2; i posti di lavoro scarseggiano, nel pubblico e nel privato, si licenzia e non si assume. Se ci sono imprese che vengono qui con le giuste precauzioni e controlli e ci mettono nella condizione di avere qualche migliaio di posti di lavoro sia di alta che di bassa specializzazione, non posso che essere contento. Quindi se io fossi il sindaco e da un punto di vista economico mi si presentasse la prospettiva di cinquemila posti di lavoro e un investimento privato di un miliardo e mezzo di euro, io stenderei un tappeto rosso a chi investe».