«La Lupa è viva, nonostante le sconfitte», parla Francesco Colantoni
di Marco PICCINELLI
Francesco Colantoni è il giocatore che, comunemente, si classificherebbe come “bandiera” della squadra: parte integrante della Lupa Castelli Romani fin dalla sua fondazione, dall’Eccellenza passando per la D, fino alla Lega Pro. La promozione dalla Serie D al professionismo, pur fortemente voluta e vinta sul campo, rappresenta un qual certo salto per chiunque, anche per la più forte del girone G della Serie D. La Lupa, infatti, ha dovuto affrontare molte peripezie: l’abbandono del ‘Montefiore’ di Rocca Priora, il conseguente cambio di impianto in favore del ‘Centro d’Italia – Manlio Scopigno’ di Rieti et cetera. La squadra non inizia bene un campionato difficilissimo e il capitano Colantoni si rompe il crociato proprio mentre la sua squadra conquistava i primi tre punti, vincendo contro una pur forte Paganese. Colantoni rientra in campo a ‘cose già fatte’, a retrocessione già avvenuta, tuttavia la tempra del capitano lo aiuta ad affrontare il momento che ha vissuto: «Per me è stato un anno difficilissimo: come ho già detto in altre occasioni, in altre interviste, non avevo ancora mai avuto alcun tipo di problema, neanche muscolare. Ero abituato a disputare trenta partite l’anno ed affrontare un infortunio così grave è stato molto duro. Ho lavorato per cercare di rientrare il prima possibile: ho fatto il massimo e questo finale di stagione, nonostante le difficoltà che sono ovvie, spero di vivermelo nel migliore dei modi».
«Quando mi sono fatto male – racconta Colantoni – mi ero fatto una tabella sul mio rientro in campo, nonostante Taraborelli mi diceva “ci vediamo l’anno prossimo”. Speravo di rientrare prima e fortunatamente l’ho fatto, nonostante mi aspettassi di tornare con un’altra situazione di classifica, ma non è stato così. Il mio rientro, poi, ha solo obiettivi personali per cercare di dimostrare che sono ancora ‘quello di una volta’». E componente valido della rosa, come Colantoni è indubbiamente stato dall’Eccellenza alla Lega Pro per la squadra castellana.
Sul momento attuale che la Lupa sta vivendo, Colantoni afferma: «Stiamo lavorando e cerchiamo di vivere veramente giorno per giorno, cercando di finire questa stagione nel migliore dei modi, perché sia questa la cosa più importante per ognuno di noi, e perché al di là della squadra ciascuno di noi ha degli obiettivi personali per il futuro. Per quel che mi riguarda sto cercando di rientrare, di far vedere che sono almeno in parte quel che sono sempre stato e l’anno prossimo vedremo quel che accadrà».
Terminare il campionato, onorarlo fino alla fine, anche se a volte sembra essere un luogo comune, è in realtà quel che ha fatto la Lupa: a retrocessione già avvenuta inanella una vittoria che fa bene al morale rifilando due gol al Martina Franca e sbloccando la partita con un numero del duo Rosato– Gurma, anche lui ritrovato a seguito di un brutto infortunio allo zigomo.
La squadra amarantoceleste, infatti, è stata falcidiata da infortuni, sfortune di ogni genere e squalifiche: per una neo promossa sono tutti fattori complicati da affrontare, qualora si dovessero presentare separatamente. Se il fato è avverso e fa in modo che i fattori menzionati precedentemente si manifestino contemporaneamente, si comprenderà il momento di sbandamento che ha vissuto la Lupa Castelli Romani.
La squadra, come prima riportato, ha dovuto abbandonare il ‘Montefiore’ di Rocca Priora in favore dello stadio del Rieti: «Il campo ha cambiato poco, a parte il fatto che a Rieti mi sono rotto il ginocchio (sorride nda). Scherzi a parte, a livello di ambiente è cambiato poco, anzi, lo stadio di Rieti è bellissimo e potrebbe ospitare anche la Serie B, da quel punto di vista siamo andati in meglio: anche perché, per quanto riguarda il pubblico, non è che a Rocca Priora c’erano duemila persone a guardarci e a Rieti no, anzi, da quel punto di vista è stato sempre uguale. Quando non hai una localizzazione precisa, se si può usare il termine, è ovvio che non è facile: quest’anno, come l’anno scorso, abbiamo giocato tutte le partite fuori casa, è evidente: vai a giocare a Foggia e ci sono ottomila persone, la settimana successiva giochi ‘in casa’ e sono presenti sessanta persone di cui quaranta genitori, è chiaro che è tutto diverso».
Il sostegno e il tifo per Colantoni contano poco o «relativamente» dato che «l’altr’anno abbiamo vinto un campionato con quelle sessanta persone» di cui sopra «ovviamente influisce, dato che se hai cinquecento persone in curva a cantare, un aiuto te lo dà, ma non è stata la causa principale di quest’anno».
«Onorare il campionato fino alla fine è un luogo comune come si diceva prima ma spesso non è così – ha proseguito Colantoni – si vedono tante squadre che retrocedono, non avendo più nulla da giocarsi, e mollano: ne ho viste tante. Noi, invece, abbiamo un merito importante: quello di giocarci tutte le partite. Tralasciando la vittoria contro il Martina Franca, coronamento di queste ultime settimane di lavoro, ma anche nelle giornate precedenti abbiamo giocato due buonissime partite sia contro la Casertana che contro il Catania, dimostrando che questa squadra non è morta, nonostante i risultati negativi e la retrocessione ufficiale».
«I risultati, per una neo promossa, non sono così facili da raggiungere – ha chiosato Colantoni -: nessuno poteva pretendere che la Lupa fosse terza o quarta in classifica, a giocarsela magari con Lecce e Foggia, che hanno un budget completamente diverso. Se qualcuno avesse pensato che la Lupa se la sarebbe potuta giocare con quelle squadre che ho prima citato, significa che capisce poco di calcio».