Le otto squadre dei derby della Capitale
Articolo apparso sul Nuovo Corriere Laziale del 4 maggio 2015
di Fabio BELLI
La nostra ricostruzione storica vuole chiarire (seppur a grandi linee e con le semplificazioni dovute anche allo spazio non infinito, per quella che invece è storia infinita e capace di riempire decine di illustri testi sulla storia del calcio romano) quella che era la mappa del calcio capitolino dei pionieri. La storia del derby infinito tra Lazio e Roma la conoscono in molti: un divertente esercizio di fantasia potrebbe essere rappresentato dall’immaginare come sarebbe la Roma dei giorni nostri se calcisticamente fosse rimasta come la Londra che porta diverse squadre in Premier League, e ne conta a decine in tutte le serie professionistiche e della Non-League. Una squadra per ogni anima della città: si potrebbe anche immaginare, visto che di fantasia stiamo giocando, che un’Associazione Sportiva Roma sarebbe stata costituita anche senza fusioni, partendo da campo Testaccio e racchiudendo l’anima popolare di quella parte del Tevere. Alla Lazio sarebbe rimasto il primato di prima squadra fondata nella Capitale, con la storia già conosciuta.
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E le altre? Alba e Fortitudo avrebbero potuto comporre un quadrilatero ideale, presenza costante in Serie A, la prima altra espressione popolare (se la Lazio nasce a Piazza della Libertà e ottiene i consensi maggiori a Roma Nord, e la Roma acquista consensi trasversali anche nelle periferie, l’Alba potrebbe diventare nei nostri sogni folli di calciofili la squadra che dal quartiere Flaminio e piazza del Popolo estende la sua roccaforte fino a Trastevere), la seconda club del mondo cattolico che in Roma trova la sua culla per eccellenza. Visto che siamo nel campo della fantascienza calcistica, ci piace immaginare la Fortitudo come squadra andreottiana e legata all’establishment della DC ai tempi della Prima Repubblica. Più popolare e “sinistrorsa” l’Alba. L’Audace sarebbe stata il Rayo Vallecano del nostro calcio: anni in C e in B ma anche orgogliose puntate nella massima serie, nel piccolo stadio tutto biancorosso, una bomboniera nel quartiere Tuscolano, che racchiude la passione dei tifosi da Cinecittà a piazza Re di Roma. Più snob la Roman, una sorta di Fulham de’ noantri al quale strizza l’occhio la Roma bene. Stadio piccolo e di proprietà, più Serie B che Serie A e qualche campagna acquisti dispendiosa tanto da regalare negli anni ottanta una rapida puntata nelle coppe europee. B e C per Pro Roma, che trova il suo feudo partendo dalla via Ostiense e la Piramide fino ad arrivare all’Eur e a Ostia, e per l’orgogliosa US Romana, che dal campo dell’Olmo sa risalire dai dilettanti, spesso e volentieri, fino ai campionati nazionali e alla cadetteria. Sono “cavolate”, un excursus dalla ferrea ricostruzione storica che abbiamo voluto proporvi: ma immaginare Roma come Londra, con campo Testaccio e la Rondinella come stadi all’avanguardia, riammodernati senza perdere location storica e anni di gloria, e altri club ad animare una città dai mille derby, è una delle “stupidaggini” più belle che chi ama il calcio può immaginare. Poi però arriverebbero i tifosi più sanguigni a dire: “Oh, fermate ‘sta giostra della fantasia, che già reggere un derby è dura, figuriamoci otto.” Per la serie: addio, coronarie.