Sgombero forzato al Point Break del Pigneto: i conti non tornano
di Serena GRIMALDI
Il civico 30 di via Fortebraccio, zona Pigneto, è uno stabile abbandonato e dismesso da anni, una proprietà privata oggetto di contese legali ed ereditarie, ma dall’8 luglio 2009 è anche e soprattutto il palazzo che accoglie universitari precari e che grazie all’occupazione di un centinaio di ragazzi della Sapienza del progetto Crew in Onda, è diventato uno studentato: il famoso e famigerato Point Break.
Giovedì 21 luglio alle ore 7.30 i corpi di Polizia hanno fatto irruzione nello stabile e sgomberato una ventina di studenti che vi abitavano. In sette anni il palazzo è stato riqualificato e reso abitabile da studenti, fuorisede e precari diventando la prima esperienza di occupazione da parte degli studenti romani.
In una nota gli studenti e i precari di Point Break scrivono: «In questi sette anni lo studentato occupato è stato protagonista di innumerevoli attività culturali e di mutuo soccorso che si sono opposte al degrado sociale che in maniera sempre più intensa ha trasfigurato il quartiere, da un lato mercificandolo all’estremo e dall’altro lasciando spazio al narcotraffico.» La decisione di occupare fu presa a causa di affitti per studenti resi sempre meno accessibili, come se la voglia di non voler dipendere da mamma e papà negli anni degli studi fosse un pretesto lecito per un’azione illecita, qualcosa del tipo “il fine giustifica i mezzi”.
Lo sgombero è avvenuto all’indomani dell’ assemblea del percorso Decide Roma che si è svolta a Piazza dei Sanniti con la partecipazione dell’assessore all’Urbanistica e Infrastrutture Paolo Berdini, delegato per l’occasione dalla Giunta Raggi appena insediata. Un’assemblea frutto del percorso che si è opposto alla svendita del patrimonio pubblico e allo sgombero violento delle centinaia di realtà sociali e associative della Capitale. In assemblea si è anche avviato un confronto con la nuova amministrazione verso il riconoscimento dei Beni Comuni Urbani. Tutto ci si poteva aspettare tranne che il giorno dopo la polizia sgomberasse lo studentato. Il bilancio dell’operazione di sgombero è di un arresto e nove denunce.
All’interno gli agenti hanno rinvenuto e sequestrato mazze, aste per bandiere, caschi protettivi, alcuni fumogeni e manifesti vari di propaganda politica filo anarchica, inoltre una persona è stata trovata in possesso di marijuana suddivisa in dosi pronte per lo spaccio al dettaglio. Trovata e sequestrata anche, per complessivi 150 grammi, altra marijuana in vari luoghi dell’edificio nonché appunti di contabilità riconducibile ad una intensa attività di spaccio. Le nove persone denunciate sono invece responsabili oltre che dell’occupazione abusiva anche per furto aggravato di energia elettrica con un danno all’erario stimato dall’ACEA di circa 500.000 euro per i 7 anni di illecito utilizzo. Quel che non torna, oltre alle bollette non pagate, resta il fatto che gli agitatori del 2009 sono gli stessi di oggi, quelli che nel frattempo avrebbero dovuto laurearsi, spiccare il volo e lasciare il dolce nido universitario, e invece giocano ancora ai piccoli rivoluzionari tutto cuore e niente testa.