A tu per tu con Alessandro Beretta, portiere della Romana Calcio
di Filippo MORSILLO
Alessandro Beretta è stato uno dei grandi portieri della scena romana. Dopo aver giocato al Futbol Club e al Vescovio, l’ultima stagione l’ha passata in Terza Categoria con la Romana Calcio. L’estremo difensore si è raccontato ai nostri microfoni e ha parlato del suo ruolo e di come sia finito a giocare tra i pali, ma non ho voluto parlare del suo imminente futuro: magari ha una sorpresa in serbo.
Il portiere svolge il ruolo più complicato tra gli undici uomini in campo: non puoi commettere errori, quanto ti carica avere la responsabilità della squadra tra le mani?
Giocare in porta è sicuramente una grande responsabilità, ma allo stesso tempo il portiere se la vive più serenamente di tutti. Il portiere è sempre un po’ pazzo e incosciente, non pensa a quello che potrebbe succedere con un suo errore ma allo stesso tempo lo sa ed è proprio questo che crea quella carica adrenalinica unica secondo me.
È per questo che hai scelto di fare l’estremo difensore?
Sinceramente no, è iniziato tutto quando uno dei portieri ai tempi dei pulcini non si presentò agli allenamenti e mi misi io in porta.
Hai mai pensato di cambiare ruolo?
Ho sempre pensato di essere una punta formidabile e di aver sbagliato ruolo.
Perché sei finito tra i pali?
Ho iniziato a giocare in porta un po’ per caso. Se quel mio compagno di squadra si fosse presentato quel giorno agli allenamenti forse non avrei mai indossato un paio di guanti.
Hai un segreto o una tecnica particolare per parare i rigori o segui principalmente l’istinto? Quando ero più piccolo, ero un grande pararigori. In una finale allievi ne parai tre contro la Nuova Tor Tre Teste. Crescendo ne parai un po’ meno. Un metodo nuovo ed efficace me lo insegnò un mio allenatore dei portieri di qualche anno fa. Ma è un segreto! Comunque si basa sul posizionamento di una parte del corpo nell’attesa del fischio dell’arbitro. Un portiere di Serie C ne parò 8/10 un anno sempre con questo metodo insegnatogli da questo mister l’anno prima.