Fabio Gerli, il sacerdote del calcio nella città dei Papi
La città dei Papi domina il calcio laziale. La località alle pendici della Valle del Sacco si sta entusiasmando con l’italica pedata, termine partorito dall’immenso Gianni Brera. Il romanzo del Città di Anagni trova protagonisti dal rilevante calibro. Il mentore del progetto siede in panchina. Fabio Gerli è il mister che sta traghettando con parsimonia la truppa al trionfo. Il Nuovo Corriere Laziale ha quindi raggiunto il selezionatore per afferrare sensazioni e aspirazioni future. Gerli non abbandona la sua proverbiale umiltà, dote ormai in disuso, ma i numeri non lasciano dubbi. La graduatoria del girone D del torneo di Promozione presenta un quadro inequivocabile. All’altezza della diciottesima giornata la corazzata biancorossa viaggia spedita a quota 48 in testa. Dietro c’è il vuoto con la prima inseguitrice, l’Insieme Ausonia, che accusa ben nove lunghezze. Quindici successi, tre pareggi e la casella delle sconfitte inchiodata a zero. Il miglior attacco (37 gol realizzati) e la miglior difesa (13 gol incassati). D’altronde la formazione è una vera filastrocca letta in scioltezza dai caldi tifosi che ogni domenica gremiscono il ‘Del Bianco’. Da Mouton a Sciucco, passando per Padovani e Seppani. Poi la ciliegina sulla torta: Alessio Carlini. Il funambolico attaccante con un curriculum sublime condito dagli anni passati tra Serie D ed Eccellenza. Insomma, l’orchestra perfetta con un sagace direttore.
In questa prima metà di stagione il Città di Anagni sta domandando il girone D con un ruolino di marcia incredibile. Quale è la ricetta vincente che ha portato a tali risultati?
“Onestamente non lo so di preciso. Abbiamo allestito in effetti una ottima squadra prendendo calciatori mirati. Pur essendo una matricola, dal primo giorno di preparazione ho impostato un ragionamento di crescita che ci deve accompagnare sino alla fine della stagione perché non dobbiamo mai sentirci arrivati. Lavoro molto sul campo e con la loro testa. Poi, certo, con i risultati l’ambiente di Anagni ci segue con passione e questo ci aiuta”.
Secondo lei il distacco con le inseguitrici è rassicurante oppure non bisogna abbassare la guardia?
“Con il nuovo anno, in maniera inaspettata, la distanza è cresciuta. E’ proprio questo il momento di accelerare e non di guardarsi indietro. Sarebbe un errore madornale perché la stagione è ancora troppo lunga e densa di impegni tra campionato e i quarti di Coppa Italia”.
La rosa pullula di elementi dalla comprovata esperienza. Basti pensare a Seppani, Padovani e Carlini. Quanto è difficile amalgamare tatticamente giocatori dotati di talento e fantasia?
“Quello dell’amalgama è l’aspetto che più mi martellava nella mente. In estate abbiamo cambiato tanto, circa 14 calciatori su 20 ed ecco perché ho voluto fortemente alcuni elementi che potessero avere la giusta maturità ed esperienza per favorire il percorso di assemblaggio. Non è stato facile e devo dire che ancora dobbiamo lavorare, ma siamo sulla buona strada. Al tempo stesso in rosa ho pedine con caratteristiche diverse tra loro che mi consentono di optare tra varie alternative”.
Indubbiamente il trascinatore risponde al nome di Alessio Carlini. Un vero lusso per la Promozione…
“Alessio Carlini è un calciatore che nulla ha a che vedere con la Promozione. Ha delle qualità tecniche eccellenti. Tira il pallone come pochi ed è sicuramente un elemento fondamentale, ma l’intera squadra lo assiste in pieno e si sacrifica per lui mettendolo spesso nelle condizioni di segnare reti in svariate salse. Ci sono però nel gruppo giocatori di spessore come Carlini seppur con peculiarità diverse”.
Anagni quindi è una piazza dove si può lavorare per traguardi importanti?
“Anagni è un palcoscenico che, calcisticamente parlando, non meritava di disputare campionati provinciali sia per bacino di utenza sia per storia. Con la società è iniziato un percorso reciproco di crescita. Ad oggi non saprei dire dove si potrà giungere. Molto è stato fatto in termini organizzativi e di strutture ma il cammino presenta ulteriori tappe da affrontare, ad esempio in chiave Settore Giovanile”.
C’è un allenatore a cui lei si ispira?
“Di allenatori di livello che hanno portato qualcosa di significativo ce ne sono in quantità illimitata. Tra quelli moderni, stimo Antonio Conte perché trovo sia un motivatore eccezionale, un tecnico preparato ma soprattutto capace di tirar fuori il massimo da ogni giocatore, specie sul piano mentale”.
Alessandro Iacobelli