Diego De Silva per l’ultima di “Velletri Libris”: chiusura ‘con stile’ per la rassegna nazionale di Letteratura
di Rocco Della Corte
Chiusura in grande stile per la rassegna letteraria nazionale “Velletri Libris”, che dopo aver accompagnato i veliterni per i mesi di giugno, luglio e agosto ha avuto la sua serata finale nella prima domenica di settembre. A fare da sfondo all’incontro con l’autore lo splendido Auditorium della Casa delle Culture e della Musica, suggestiva location allestita a puntino dall’organizzazione. Solo posti in piedi per ascoltare il dialogo tra Ezio Tamilia e Diego De Silva, autore napoletano classe ’64 tra i più importanti nel panorama letterario italiano e non solo. Divorziare con stile, romanzo edito da Einaudi, ha una peculiarità: indaga infatti le manie, le contraddizioni, i meccanismi mentali dell’animo umano a partire da un personaggio che è una specie di anti-eroe. Vincenzo Malinconico, un uomo pieno di dubbi, buono ma in fondo un po’ sfigato, vive una serie di vicissitudini ironiche, se non grottesche, che lo portano ad interrogarsi su diversi aspetti. De Silva ha dimostrato, nel suo dibattito con il numeroso pubblico, di aver compiuto una vera e propria analisi antropologica e sociologica a partire da una causa di divorzio, da cui prende il nome il titolo del romanzo. La letteratura, così come la intende De Silva, vive la paradossale situazione di essere utile proprio in virtù della sua inutilità: un buon libro non risolve i problemi, anzi spesso ne crea, inducendo alla riflessione. Con la sua simpatia, lo scrittore ha conquistato e fatto sorridere gli intervenuti anche raccontando nel dettaglio passi del libro che ben si adatterebbero ad una rappresentazione teatrale. La rimpatriata con gli amici, la ragazza che a Scuola è sempre presa da quelli più grandi, il cattivo che sin dalla fisionomia lascia trasparire il proprio carattere: tanti i ritratti che in Divorziare con stile prendono forma, in un contesto che non trascura l’importanza dei social, il distacco con qualche decennio fa sia nelle abitudini che nei modi di dire. La sagacia di Diego De Silva, supportata dalla costruzione di un personaggio strambo ma in fondo buono come Vincenzo Malinconico, ha trasmesso il messaggio per cui anche se le situazioni si ripetono e i tempi cambiano mantenendo tratti in comune con il passato è inevitabile fare i conti con se stessi. Lo stile, in tal senso, è proprio uscire a testa alta da tutte le prove che la vita costringe l’uomo ad affrontare. Il passato negli ambienti dell’avvocatura da parte dell’autore è stato un’ottima fonte di ispirazione: bisogna saper perdere con dignità, e vincere con eleganza, senza eccedere, al di là dello scherzo e dell’umorismo che hanno una parte preponderante nella narrazione. Tanti gli esempi, che sarebbe impossibile riportare tutti: per citarne alcuni più indicativi, molto divertente è stato il quadretto domestico tracciato da De Silva in cui, nelle famiglie, c’è questa figura ambigua dello “zio” acquisito, onnipresente seppur privo di legami di sangue con i propri parenti. Spesso questa parentela “scelta” nasconde un tradimento, un amoretto – diverso da quelli estivi che poi terminano sempre con la partenza dell’amata (magari verso Brescia!) come spiegano le canzoni degli anni Settanta. La retrospettiva sociologica è stata portata avanti anche tramite le canzoni: i brani di De Gregori e De Andrè fanno sentire automaticamente più intellettuale chi li ascolta, eppure grandi successi come quelli della Carrà fanno presa sul pubblico perché in fondo forniscono un’ottica vicina al vero e al sentore del popolino, magari con parole più semplici. L’avvento dei social, oggi, ha fatto il resto in fatto di divorzio: statistiche a parte, si può considerare o meno un tradimento l’intrattenere rapporti virtuali con una persona diversa dal proprio partner? La domanda che De Silva ha fatto al pubblico ha aperto una dissertazione tra l’ironico e il filosofico, estremamente godibile anche per l’atmosfera simpatica e coinvolgente che si è creata. Al termine della presentazione, prima del firma-copie, l’ideatore della rassegna Guido Ciarla è salito sul palco per ringraziare i partner che hanno condiviso e supportato questa scommessa, consegnando loro un piccolo omaggio: lo staff della Libreria Mondadori Bookstore Velletri-Lariano ed Ezio Tamilia, la Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura Città di Velletri nella persona del Maestro Micheli e dei vari consiglieri intervenuti, l’Amministrazione Comunale che ha confermato il sostegno all’iniziativa con le parole dell’assessore Masi, e le fondamentali realtà cittadine quali Banca Popolare del Lazio, Allianz Assicurazioni, Casale della Regina e Piana dei Castelli. Una torta a forma di libro offerta a tutti i presenti ha fatto calare il sipario sulla rassegna, con la speranza e la consapevolezza che una seconda edizione non potrà far altro che far crescere Velletri con i nomi noti che arriveranno in città. Qualche autore porterà con sé anche qualche pregiudizio, ma l’apertura mentale e la partecipazione a questi eventi – e il discorso può essere generalizzato e allargato a tanti altri casi – sono ingredienti necessari per contribuire al risveglio culturale e alla creazione di sinergie volte al portare lustro, in campo culturale, alla città stessa. “Velletri Libris” dunque chiude con tanta soddisfazione per organizzatori e pubblico, e dà appuntamento al 2018, fermo restando che la stagione invernale presso la Libreria Mondadori Bookstore di via Pia offrirà un calendario di sicuro interesse.