La collezione Agostinelli
Un museo, vicino a Roma, mette in mostra le cose di una volta. Ombrelli, vecchie valigie, scatole di latta, ferri da stiro.
di Giuseppe MASSIMINI
L’entrata è segnata solo da un cartello fatto in casa. Siamo sulla via del mare a Dragona, nelle vicinanza di Acilia (Roma). Un’anonima palazzina ospita il Museo dell’Artigianato Scomparso. Autore del progetto Domenico Agostinelli. Racconta: “Viaggiando per l’Italia e l’Europa ho raccolto tantissimi oggetti che contarli oggi tutti insieme sarebbe quasi impossibile”. “Chi lo ha incontrato all’interno del suo “regno” – si legge in Roma Artigiana – comprende facilmente perché ha vinto il Premio Capitolino per la simpatia: con l’entusiasmo e l’energia di un bambino, questo piacevole signore che corre avanti e indietro non riuscendo a fermarsi neanche un minuto, mostra con orgoglio le sue migliori o più recenti acquisizioni, oppure sorride felice quando accompagnando il visitatore, riscopre un oggetto che aveva dimenticato”.
Cosa contiene il Museo? Oltre cinquecentomila pezzi. “Reperti che nella maggior parte dei casi non hanno alcun valore economico” ma, che al visitatore, “appaiono però particolarmente vivi anche perché, molto di più di quelli esposti in un “normale” museo, risvegliano la memoria e conducono in un viaggio nei meandri di un vissuto più o meno prossimo che provoca pure, in qualche caso, un pizzico di malinconica nostalgia”. Sparsi ovunque vetrine e armadi.Tra una curiosità e l’altra si passa da una collezione di ombrelli (appesi ai soffitti di alcune sale) ad una raccolta di accendini, scatole di latta, ferri da stiro, bottoni (circa 5.000) macinini, bilance, macchinette da caffè e misurini vari. In ogni angolo c’è qualcosa da scoprire: servizi da tè, da caffè, piatti e tazzine posati su mobili di antiquariato; penne stilografiche di epoca Liberty, occhiali e modellini di barche sistemati in antiche vetrine. Su antichi cassettoni quaderni del ventennio, macchine da scrivere, lumi e giornali vari. Durante la visita vengono aperti numerosi cassetti dove vengono custoditi chiavi, chiavistelli, guanti, orologi da tasca, compassi, documenti vari e tanti piccolissimi oggetti di varie epoche. In uno speciale reparto, sigilli e bolle pontificie dal 1100 al 1600, verbali di cause della Santa Inquisizione, lettere autografe di Mazzini, Garibaldi e Gabriele D’Annunzio. E ancora due originali dei messaggi inviati, per la prima volta, da Guglielmo Marconi via radio. Ben in vista in una delle bacheche, una preziosa collezione di francobolli e una rara collezione di santini che Domenico Agostinelli iniziò a raccogliere all’età di tredici anni quando nel suo paese d’origine, Campli, in provincia di Teramo, esercitava il mestiere di santaro, venditore di quadri di santi nei mercati e nelle fiere. Il suo sogno? “Costituire una vera e propria fondazione”. Ci riuscirà? Da abruzzese testardo sicuramente si. E’ solo questione di tempo.