“Dal calcio ho avuto tutto” – L’intervista a Fabio Petruzzi

“Dal calcio ho avuto tutto” – L’intervista a Fabio Petruzzi

Intervista realizzata da Andrea Celesti

Schietto, sincero, determinato e con una grande passione per tutto quello che fa. Sono queste le qualità principali di Fabio Petruzzi, ex calciatore con un grande passato in Serie A alle spalle.

Nato e cresciuto a Roma, muove i primi passi nel calcio professionistico proprio nella squadra della Capitale, con cui esordisce nella massima serie l’11 febbraio 1990 contro l’Inter. Dopo le esperienze nella Casertana e nell’Udinese, con in mezzo un ritorno a Roma nella stagione 1992-1993, torna stabilmente in giallorosso dove forma con Aldair una delle coppie difensive più solide della Serie A. Con l’arrivo di Capello sulla panchina giallorossa, Fabio trova sempre meno spazio e passa al Brescia, squadra con cui disputa quattro campionati importanti. Dopo la parentesi a Bologna nella stagione 2004-2005, decide di appendere gli scarpini al chiodo e cominciare la carriera da allenatore. Inizia negli Allievi della Roma, poi Guidonia, Mentana, Montespaccato, Rappresentativa Luiss, fino ad arrivare all’Accademia Calcio Roma, squadra che porta dalla Prima Categoria alla Promozione nella stagione 2016-2017.

Noi del ‘Nuovo Corriere Laziale’ abbiamo incontrato Fabio, che ci ha concesso in esclusiva un’intervista:

Hai iniziato la tua carriera a Roma, poi le esperienze alla Casertana e all’Udinese, fino al ritorno nella Capitale dove c’è stata la tua definitiva consacrazione con Mazzone. Cosa ti ha lasciato l’esperienza in giallorosso?
L’esperienza a Roma mi ha insegnato che il sacrificio è tutto nella vita. Ho iniziato a giocare a calcio fin da bambino, si può dire che questo sport è stata ed è la mia passione più grande. Ho passato anni nel settore giovanile in cui ho giocato poco. Poi cambiando ruolo e passando in difesa (fino a 18 anni ero centrocampista centrale!) devo dire che sono riuscito a fare un’ottima carriera”.

A Roma e Brescia hai giocato a fianco di grandissimi campioni: da Totti ad Aldair, fino a Baggio e Toni. Chi è il giocatore con cui ti sei trovato meglio e perché?
“Nella mia carriera ho avuto la fortuna di conoscere tanti ragazzi splendidi. A Roma abbiamo passato anni meravigliosi: io, Totti, Di Biagio e Candela eravamo sempre insieme e formavamo un bel gruppo affiatato. Con Aldair poi ho condiviso la stanza per sette anni e posso dire che è una persona meravigliosa. Anche a Brescia ho passato quattro anni splendidi: lì ho conosciuto giocatori come Baggio, Guardiola, solo per citarne alcuni. Posso dire tranquillamente che dal calcio ho conosciuto e avuto tutto”.

Fabio Petruzzi con Andrea Celesti

Dopo la stagione a Bologna hai deciso di smettere e iniziare la carriera di allenatore. Il desiderio di allenare è un qualcosa che avevi già quando giocavi o è nato dopo che hai appeso gli scarpini al chiodo?
“Quando giocavo a calcio invidiavo chi faceva l’allenatore. Poi passando dall’altra parte ho capito quanto è difficile fare questo mestiere: hai tutte le responsabilità addosso, devi entrare nella testa di 25/27 ragazzi e tenerli tutti ‘sulla corda’. Non è semplice ma sicuramente riesci a prenderti  soddisfazioni maggiori rispetto a quando fai il calciatore”.

Un allenatore importante per la tua carriera è stato sicuramente Carlo Mazzone. Che rapporto hai avuto con lui?
“Ho avuto un rapporto splendido, per me è stato quasi un secondo padre che mi ha insegnato tutto della vita. Al di là dell’ambiente calcio, in cui tatticamente era uno dei più bravi, un allenatore preparatissimo che ha avuto molto meno di quello che avrebbe meritato, calcisticamente parlando. Basta pensare che calciatori come Totti, Guardiola e Baggio stravedevano per lui e questo dice tutto sul suo valore umano e tecnico”.

Nel tuo essere allenatore quanto e cosa hai preso dagli allenatori che hai avuto?
Io cercavo sempre di guardare il linguaggio del corpo dell’allenatore sia durante gli allenamenti che nelle partite. Mi reputo un mister un po’ particolare, vivo  la partita a 360 gradi e cerco di non lasciare mai soli i ragazzi perché mi sento ancora uno di loro. Da questo punto di vista mi sento molto diverso rispetto a Zeman”.

Hai cominciato ad allenare gli Allievi della Roma, poi sei passato a categorie inferiori guidando squadre come Mentana, Guidonia, fino ad arrivare all’esperienza attuale nell’Accademia Calcio Roma. Come ti trovi in questo ambiente?
“Sono due anni che sono all’Accademia, è un ambiente familiare e tranquillo. Ho la fortuna di conoscere persone splendide con cui ho un rapporto bellissimo. Lo scorso anno abbiamo vinto in Prima Categoria e adesso siamo in Promozione. Ovviamente per questi campionati l’esperienza è importante, siamo una squadra abbastanza giovane ma stiamo capendo i meccanismi della categoria e ora stiamo facendo bene”.

Qual è la soddisfazione più grande che può arrivare allenando dei giovani calciatori?
“Sicuramente vedere arrivare questi ragazzi nei campionati maggiori ti da emozioni molto forti. Tanti giocatori che ho allenato in passato ancora oggi mi mandano messaggi di affetto e questa è una cosa bella perché vuol dire che ho lavorato bene, al di là dei risultati ottenuti. Purtroppo il limite che si ha nelle sostituzioni non ti permette di dare soddisfazioni a tutti e quello dispiace molto perché i ragazzi di queste categorie fanno tanti sacrifici anche solo per venire al campo ad allenarsi”.

Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissato con la tua squadra per questa stagione?
Sono una persona che non si accontenta e cerca di ottenere sempre il massimo. Siamo partiti per far bene anche quest’anno, ovviamente sappiamo che ci sono club attrezzati per puntare a vincere ma sono soddisfatto del lavoro fatto fin qui dalla società. Abbiamo una buona squadra e fino ad oggi non c’è stato nessun avversario che ci ha messo veramente sotto. Sicuramente abbiamo commesso degli errori e perso dei punti che non dovevamo perdere, ma quelle esperienze ci hanno insegnato che bisogna stare in campo per 90 minuti e non mollare mai”.

Quali sono invece i tuoi obiettivi personali? Ti piacerebbe un giorno tornare a Roma nelle vesti di allenatore o magari in un altro ruolo?
“Non credo di ritornare a Roma, almeno per il momento. Obiettivamente non so se ne sarei capace, anche perché non è facile e c’è tanta pressione da parte dell’ambiente. Colgo l’occasione per fare i complimenti a Di Francesco che sta facendo un lavoro strepitoso. Personalmente mi piacerebbe un giorno confrontarmi con categorie leggermente inferiori e poi magari salire gradualmente. Se poi in futuro dovesse arrivare la chiamata di una squadra importante ben venga”.

 

Noi del ‘Nuovo Corriere Laziale’ ringraziamo Fabio Petruzzi per la disponibilità mostrata e gli facciamo un grosso in bocca al lupo per la sua carriera di allenatore, con l’augurio di vederlo un giorno in grandi palcoscenici.

Redazione

Il sito del settimanale 'Nuovo Corriere Laziale' testata che segue lo sport giovanile e dilettantistico della regione Lazio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *