Divina creatura
di Giuseppe Massimini
La Pinacoteca Giovanni Züst di Rancate ospita la mostra la donna e la moda nelle arti del secondo Ottocento
La donna ha trovato da sempre una risonanza diretta nelle arti figurative. Specialmente nel secondo Ottocento quando la borghesia imprenditoriale favorì l’industria della moda. Da vedere ancora per pochi giorni (chiude il 28 gennaio) alla Pinacoteca Giovanni Züst, di Rancate (Mendrisio), Canton Ticino, la mostra “Divina creatura. La donna e la moda nelle arti del secondo Ottocento”. I curatori Mariangela Agliati Ruggia, Sergio Rebora e Marialuisa Rizzini (coordinamento scientifico Alessandra Brambilla, catalogo Silvana Editoriale) hanno selezionato un’ ampia scelta di opere tra dipinti e sculture insieme a preziosi abiti delle più prestigiose sartorie del tempo che testimoniano quello che è stato un vero e proprio cambio esemplare nella storia del costume femminile in Europa. L’indagine dei curatori prende avvio dal 1858 quando il sarto inglese Charles Frederick Worth apre il suo primo atelier a Parigi determinando la nascita dell’haute couture e la contemporanea diffusione dei primi grandi magazzini nelle principali città europee.
A seguire le rapide evoluzioni dell’abbigliamento femminile è soprattutto il ritratto su commissione firmato dai più grandi artisti del secolo. Negli anni del realismo è la pittura di genere a documentare accanto al ritratto l’evoluzione della moda. Dopo il 1860 si moltiplicano, in pittura, le scene di ambientazione quotidiana e borghese in cui la donna appare sempre più protagonista: sia nel regolare svolgimento della vita familiare (il ricamo, il cucito, la lettura) sia nelle scene di vita all’aperto (in villeggiatura, in giardino o a passeggio. A scandire il percorso espositivo le opere dei più significativi artisti del tempo, realizzate tra il 1861 e il 1905 in Italia e nel Canton Ticino, provenienti da diversi musei e collezioni private: da Vincenzo Vela e Mosé Bianchi a Tranquillo Cremona, Giacomo Favaretto, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Vittorio Corcos, Giacomo Grosso, Paolo Troubetzkoy, Luigi Rossi fino a Giovanni Boldini che, duramente gli anni della Belle Epoque, apportò un contributo sostanziale all’immagine femminile con una ricca galleria di ritratti celebrativi. Per la prima volta viene studiato e proposto in mostra una straordinaria varietà di ventagli, accessori femminili di primissimo piano per tutto il diciannovesimo secolo, realizzati, tra gli altri, da Giovanni Segantini e Gaetano Previati, grandi interpreti della pittura divisionista. Un apposita sezione ricostruisce, nei dettagli, la figura,molto significativa della contessa Carolina Maraini-Sommaruga, protagonista del mondo della filantropia e protettrice delle industrie femminili in Italia e nel Canton Ticino. E’ immortalata in mostra da molteplici artisti.