L’arte in tasca al Museo della figurina di Modena

L’arte in tasca al Museo della figurina di Modena

di Giuseppe MASSIMINI

In mostra al Museo della figurina di Modena calendarietti, réclame e grafica dal 1920 al 1940




Alla scoperta di piccoli capolavori. Tascabili e profumati. Da non perdere fino al 18 febbraio al Museo della Figurina di Modena “L’arte in tasca Calendarietti, réclame e grafica 1920-1940″. A cura di Giacomo Lanzilotta, la mostra approfondisce una forma d’arte molto diffusa che intercorre tra la due guerre mondiali e che vede anche la nascita e l’evoluzione dell’Art Déco. Nella prima metà del ‘900, i calendarietti condividono, insieme alle figurine, il piccolo formato, le tecniche di stampa, la serialità e la vocazione a diventare oggetti da collezione e, soprattutto, il fatto di veicolare messaggi pubblicitari, funzione che in seguito le figurine perderanno. Specchio dei gusti, delle tecniche pubblicitarie e dei consumi del secolo scorso rappresentano documenti preziosi anche dal punto di vista della storia della grafica e più in generale dell’arte, poiché frequentemente disegnati e firmati da artisti famosi. La stagione più felice per i calendarietti e la micrografica è quella tra il 1920 e il 1940 sia per l’apporto di illustratori di grande richiamo – da Codognato a De Bellis, da Carboni a Romoli – sia per lo stile, di cui erano significativi testimoni. Rappresentavano soprattutto il risultato di un’estetica nuova, ricca di fascino ed eleganza.




Da sinistra, “Contrasti” e “La regina di Saba”

Nel suo formato più diffuso il piccolo almanacco, profumato con qualche essenza, si presentava in forma di libriccino di dodici o sedici facciate. Le incantevoli pagine a colori dei mesi del calendario erano finemente illustrate con soggetti diversi come la bellezza delle dive del cinema, le avventure d’amore lette nei libri o viste a teatro, gli eroi e i grandi personaggi della storia e il fascino dei lontani paesi esotici per offrire innocenti evasioni della fantasia. A raccontare questa particolare produzione dei cosiddetti “Calendarietti da barbiere”, finite nelle tasche di diverse generazioni, il curatore ha raccolto una ottantina di esemplari con circa 300 immagini. Ad animare il percorso espositivo, proposto in più tematiche (dalla profumeria alla seduzione, fino al fascino dell’Oriente, passando per letteratura e spettacolo), réclame, etichette, confezioni di profumi, cosmetici e oggetti rari come un curioso apparecchio spruzza-profumo a moneta degli anni trenta.




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