Susy Senzacqua, oltre i cieli
di Giuseppe MASSIMINI
La sua carriera è iniziata con la fotografia. Dagli anni ’80 la pittura ancora oggi in continua evoluzione
Fotografa, grafico e pittrice. Agli inizi della sua attività collabora con alcuni studi pubblicitari. Alla fine degli anni sessanta frequenta l’atelier di Guido Vanzetti; si dedica alla fotografia e apre con Tabusi e Pace lo studio pubblicitario Gieffe 70. Nel 1974 ottiene la cattedra di fotografia e grafica pubblicitaria all’Istituto Statale d’Arte di Roma e dagli anni Ottanta si dedica alla pittura. Espone in Italia e all’estero con mostre collettive e personali in gallerie private e sedi istituzionali; riceve premi e riconoscimenti e i suoi lavori vengono pubblicati in cataloghi e annuari d’arte. Uno dei primi lavori “I colori del mare” viene premiato dalla Galleria Gadarte di Firenze. Dal 2005 dipinge opere che hanno come soggetto i cieli, che negli anni successivi sono divenuti elementi portanti della sua pittura. Sullo stesso tema ha realizzato più cicli: “La linea dell’orizzonte tra cielo e mare”, “Paesaggi di nuvole”, “Grandi nuvole”. Di recente ha esposto al Museo Archeologico di Sezze dove ha ricevuto il Premio San Carlo Da Sezze.
Due passioni hanno attraversato la sua vita: la fotografia e la pittura. Cosa l’ha spinta a passare dall’una all’altra?
“Non c’è stato un vero e proprio passaggio, ho sempre vissuto le due passioni contemporaneamente come due strumenti diversi ma complementari”.
Nella sua pittura ricorre spesso il tema dei “cieli” e dei “mari”.
“I cieli rappresentano riflessioni che vanno oltre la natura e che arrivano a toccare il trascendente. Il mare è una mia particolare passione, che tocca i miei ricordi d’infanzia”.
Esiste una continuità tra i suoi primi lavori e gli ultimi?
“La mia ricerca non è fine a se stessa ma è anche una ricerca di contenuti. Contenuti che ho mantenuti costanti nel tempo e che seguono tutto il mio percorso artistico”.
Quali artisti considera come i suoi maestri?
“Di sicuro William Turner e Claude Monet. Come loro percepisco l’ atmosfera dell’opera e i suoi cambiamenti di luce”.
Quale è stato l’incontro che più di tutti le ha cambiato la vita?
“Molti incontri hanno in qualche modo lasciato il segno nella mia vita artistica. Ma due in particolare: quello con il mio primo insegnante di fotografia, Alfredo Ferretti che ha saputo apprezzare in me, giovanissima, un talento di cui neanche io ero pienamente consapevole e quello con Francesco Cretara, grafico pubblicitario e pittore”.
Ha dei rimpianti?
“Il mio unico rimpianto è quello di non aver potuto dedicarmi completamente alla mia ricerca artistica durante l’insegnamento. Oggi posso dedicarmi con maggiore continuità alla mia passione.”
Ritiene che l’arrivo delle nuove tecnologie possa segnare la fine della pittura?
“Assolutamente no. Io stessa uso molto il computer, ma lo considero solamente uno strumento che, come il pennello, senza la mano dell’artista non potrebbe far nulla”.
Come vede la nostra situazione artistica?
Ho la sensazione che il mercato e il sistema politico dettano e condizionano, oggi, il pensiero artistico che cade, soprattutto, sotto il gioco dell’effimero e dell’innovazione a tutti i costi. Si impossessano della realtà unicamente per consumarla, digerirla e manometterla come avviene per la moda e l’informazione.