Soulages e Paolucci: due mostre oltre confini
di Giuseppe MASSIMINI
Soulages e Paolucci: due mostre oltre confini Alla Fondazion Pierre Giannadda a Martigny e alla Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno.
Tra gli appuntamenti da non perdere in questo autunno, due mostre oltre confine. La Fondazion Pierre Gianadda a Martigny, in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi celebra con una grande rassegna Pierre Soulages, (Rodez, 24 dicembre 1919) alle soglie del centesimo compleanno dell’artista. La mostra, Soulages, una retrospettiva (a cura di Bernard Blistène Decron, fino al 25 novembre) presenta, per la prima volta, la collezione di opere dal 1948 al 2002, conservate al MNAM-CCi Centro Pompidou, integrata da altri capolavori provenienti dal Museo Soulages di Rodez e da altre collezioni private. Una raccolta di 30 opere, numerose quelle di grandi dimensioni eseguite dal 1948 al 2017 ed esposte in un percorso cronologico che mette in evidenza le esperienze pittoriche e le tappe principali della sua ricerca. Soulages elabora tutti i suoi lavori “fuori da ogni cifra stilistica”, secondo un percorso solitario e libero. Giovanissimo, scrive Morando, “sceglie il colore che concentra in se tutti gli altri: il nero” che rimarrà cifra stilistica della sua identità artistica. Il nero viene declinato secondo gli strumenti con cui è steso, in superficie lisce o irregolari e lavorato in modo da riflettere la luce, riportata come materia. Tra le sue opere in mostra numerosi “outrenoirs” , due “goudron” su vetro realizzati nell’estate del 1948 con il catrame e due “peintures” del 2017, opere inedite e recenti, che ci ricordano come a partire dal 2004 Soulages abbandona la pittura ad olio per quella acrilica. La Fondazione Ghisla Art Collection Locarno focalizza la sua attenzione su una scelta di opere, tra dipinti, sculture e installazioni di un artista ticinese: Flavio Paolucci. I sentieri Il sentiero (a cura di Luigi Cavadini, fino al 6 gennaio 2019). L’esplorazione ripercorre gli ultimi trent’anni della ricerca dell’artista sempre vissuta in sintonia con il mondo naturale. Ha costruito la sua arte con materiali tratti dalla natura: legni, rami, carte, pietre e marmo, fino alla fuliggine utilizzata come gesto pittorico.
Nella sua lunga attività, iniziata nel 1958 proprio a Locarno con una esposizione (da pittore) alla Galleria Il Portico, non ha perso mai di vista le esperienze delle nuove avanguardie, dall’informale alla Pop Art, dal concettuale all’arte povera, all’arte ambientale che, negli anni successivi lo porteranno ad un solido linguaggio che caratterizzerà gran parte della sua ricerca: in pochi segni e in poche forme che hanno a volte valore di denuncia, a volte valenze liriche e a volte accorati richiami al valore e al rispetto della natura. La grande sala conclusiva della mostra riassume con opere di grande interesse (“La furia della natura ha trascinato con se due barche”, “Il lungo racconto”, “Il sole riscalda l’albero”) l’ultimo decennio dell’artista. All’ingresso e all’uscita della Fondazione “9 numero terminale” (legno, vetro, rose), il lavoro più concettuale di Paolucci.