Arte | Intervista a Claudio Olivieri: il poeta della luce
di Giuseppe MASSIMINI
L’editore Mimesis ha recentemente pubblicato nella collana le parole dell’arte, diretta da Massimo Donà e Raffaella Toffolo un prezioso volumetto dal titolo “Del resto. Aforismi e altri scritti 1965-2015” di Claudio Olivieri (a cura di Matteo Galbiati, prefazione di Paolo Biscottini, euro 12,00).
Claudio Olivieri è un artista tra i più autentici e rappresentativi della pittura italiana contemporanea. Chi ha avuto il privilegio di approfondire la sua conoscenza conserva bene il ricordo di un uomo semplice e gentile. ma soprattutto di un artista colto e di forte impegno culturale. Da elegante e grande pittore preferisce la pittura tradizionale all’uso delle nuove tecnologie. Porta avanti il suo lavoro con particolare attenzione sulle qualità fondanti del colore, “portatore di luce e non più aggettivo estetico”. Scriva in uno dei suoi aforismi “E’ lontano il giorno in cui ad Olimpia Prassitele mi fece capire che la luce non si posa sul mondo ma lo rivela fondandolo; …”.
Nella sua pittura cosa è cambiato da quel giorno?
Dai giorni del mio viaggio in Grecia mi si è rilevata l’importanza della luce come sostanza della forma e non solo come fonte. La luce greca, appunto, è una luce che è al tempo stesso misteriosa e vivente: è la forma stessa della sua purezza.
È stato definito uno dei protagonisti della “Pittura analitica” degli anni settanta. Si è riconosciuto in questo movimento?
Se si tratta soltanto della compitazione degli elementi formali del dipingere io, allora, vorrei fare questa distinzione: quale è l’artista contemporaneo che non ha nel suo fare una determinazione analitica? Come può un artista non tenere conto della storia, magari per contraddirla, o di tutto quello che le Avanguardie hanno rappresentato nel Novecento? Non vorrei, quindi, che fosse una semplice etichetta, un contenitore che definisce senza chiarire. Troppe opere si alimentano solo di questo…
Ha scritto in uno dei suoi aforismi: “Vedere l’immaginario, immaginare il vedere”. Può spiegarci questo concetto?
Innanzitutto non deve essere un concetto: significa solo che le cose di continuo si rimandano, dalla visione all’immaginario e dall’immaginario alla visione.
Spesso oggi si realizzano mostre multimediali per solo consumi culturali. Questa moda delle mostre virtuali può avere aspetti negativi?
Possono servire come informazione, quindi sono utili per le persone che non conoscono o non conoscono a sufficienza. Io non ne sento molto il bisogno e continuo a rimpiangere la sparizione del quadro di Caravaggio da quella chiesa di Palermo.
Tra record e crisi, come viaggia il mercato dell’arte?
Se non ci fossero i record saremmo in pochi a parlare di arte, anzi, sono i record che oggi fanno l’arte. Quindi il mercato dell’arte viaggia solo in cerca di questi.
Attraverso quali mezzi espressivi passa il futuro dell’arte?
I mezzi sono in gioco tutti, l’arte sopravvive laddove permane il suo autore e colui che la guarda. Sono questi ultimi ad utilizzare un linguaggio, senza esserne utilizzati.
Claudio Olivieri è nato a Roma nel 1934. Nel 1953 si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora.