Arte | Dal nulla al sogno
di Giuseppe MASSIMINI
Alla Fondazione Ferrero di Alba un insieme di capolavori dell’arte Dada e Surrealista dal Museo Boijmans Van Beuningen
Per la prima volta in dialogo tra loro, ora in sintonia, ora in contrappunto, capolavori assoluti riuniti secondo una logica espositiva non più soltanto museale ma con una particolare attenzione alla cronologia degli eventi. Rimane aperta fino al 25 febbraio alla Fondazione Ferrero di Alba la Mostra “Dal nulla al sogno. Dada e surrealismo dalla collezione del Museo Boijmans Van Beuningen” (a cura di marco Vallora, catalogo Silvana Editoriale). Questo museo prende il nome da due importanti collezionisti: Frans Boijmans e Daniel George Van Beuningen. Vanta una vastissima collezione di arte surrealista, oggi comprende oltre 125 dipinti e sculture e una collezione di libri e pubblicazioni rare, legate alla eccezionale raccolta del mecenate britannico Edward James il quale fu per diversi anni vicino soprattutto a Dalì e a Magritte. Unica nel suo genere la mostra ripercorre come “la rivoluzione del surrealismo sia fiorita accanto all’eversione Dada, nel cuore d’Europa, in un momento nero e insensato della sua storia”.
Il movimento surrealista, nato ufficialmente nel 1924 e guidato da André Breton ha esplorato temi e ambiti come la psicanalisi e l’erotismo; il dadaismo, invece, attraverso la parola choc “nulla” ha seguito altre regole e in particolare la negazione dell’arte stessa, il rifiuto del bello museale e con i suoi ready-made il rifiuto dell’arte decorativa. Il percorso espositivo, articolato in più sezioni, riunisce oltre a un gran numero di capolavori, tra dipinti, disegni e sculture di artisti che hanno segnato la storia dell’arte del Novecento, anche riviste, documenti e fotografie d’epoca. A testimoniare l’arte Dada tre diverse versioni della “Boîte” (Scatola) di Marcel Duchamp (La boîte verte, La boîte-en-valse, A’ l’infinitif), lavori di Man Ray, fotografo alla moda e di moda; collages astratti di Schwitters, sculture di Arp e un’eccentrica e provocatoria tela del dandy spagnolo naturalizzato parigino, Francis Picabia. Spostandosi verso il Surrealismo e il suo mondo onirico, troviamo i disegni preparatori e uno straordinario dipinto di Salvador Dalì ispirato al libro di Raymond Rousell, New Impressions of Africa. Di Man Ray rivediamo ben volentieri “L’enigme d’Isidore Ducasse” e “Venere restaurata” (gesso, corda, legno e vernice); così come, di Salvador Dalì, “Coppia con le teste piene di nuvole” e “Paesaggio con fanciulla che salta la corda”, altro gioiello in mostra. Di Giorgio de Chirico c’è “Il trovatore” e di Paul Delvaux due splendide opere: “La città rossa” e “Fasi lunari”. Joan Mirò è presente con una coppia di sgabelli, una rossa e una nera dal titolo “Signore e signora”. E tra le tante altre opere che la mostra ci regala non passa certamente inosservata “La bambola” (stampa alla gelatina d’argento su carta in fibra) di Hans Bellmer. A catturare l’attenzione “Scenari sommersi” di Yves Tanguy e le creazioni visionarie di Victor Brauner. Infine tra i dipinti di René Magritte colpisce “Il veleno”, la prima di una serie di opere note con il profilo di alcune case con le finestre illuminate e l’oscurità delle facciate.