Arte | Giovanni Fisco, maestro della ceramica
di Giuseppe MASSIMINI
Al Circolo Cultura di Sciacca gli ultimi lavori dell’artista, segno di rottura con la tradizione del luogo
Ho conosciuto Giovanni Fisco più di quarant’anni fa alla Galleria Studio Emme di Roma nel cuore di Trastevere. Fu molto cortese con me (da buon siciliano). Credo che mi avesse preso per un probabile cliente. Era alla sua prima mostra romana. Fui invitato da un’amica comune. Ricordo volentieri i suoi primi lavori in terracotta: “Gente bruciata dal sole”, “Volti scavati dai segni della fatica”, “Il ritorno dai campi”. Giovanni Fisco è molto legato alla sua terra, la Sicilia e soprattutto a Sciacca, suo paese nativo. Su questo stesso giornale scrissi il mio primo articolo sull’opera di questo artista.
Da allora ho sempre seguito con interesse il suo lungo cammino. La mostra di Roma fu un vero successo; una esposizione indimenticabile. Il ciclo di sculture esposte è continuato per anni con piccole varianti. Più tardi è arrivato il periodo naif e dei grandi piatti: “paesini visti dal mare, nel vento, nei cieli azzurri, fiori, contadini e pescatori di Sciacca” Ma fu un semplice gioco, come racconta lui stesso. Continuando nella sua ricerca, è andato oltre: ha rivisitato la materia con nobile tenerezza fino a scolpirla con rapidi segni incisi e dipinti; si è stretto intorno ad alcuni maestri (Burri, Afro, Picasso e soprattutto l’Arte Negra) e, senza sentirsi mai prigioniero, si è rimesso in discussione. Si apre così per l’artista una nuova stagione. Arrivano, oltre alla rivisitazione di nuove forme di piatti che spaziano tra figurativo e astratto, i vasi a forma di donna, le sculture smaltate. Sono questi gli inizi della piena maturità: il segno anticipa e movimenta la superficie pittorica, il colore schiera la sua voce potente e i blu, i gialli, i verdi, i neri e i bianchi governano le nuove composizioni, decorate con smalti vivi incastonati nella ruvida purezza della terracotta.
Una scelta di queste opere oggi hanno composto la mostra “Fuori Schema”, ospitata al Circolo Cultura di Sciacca, che ancora una volta, ho avuto il piacere di visitare scoprendo nuove forme e nuove tecniche, soffermandomi su alcuni particolari e poi guardare e riguardare ancora. Sono tutti lavori in ceramica, uno più bello dell’altro. Hanno tutti una propria forza magnetica e una densità di toni brillanti dove un orlo di bianco o di nero conferisce agli altri colori una presenza sempre più corposa. Tutto quello che faccio servirà?” Mi domanda sorridendo. Ci incamminiamo sulla grande piazza di Sciacca affacciata sul mare. In lontananza le lampare delle barche uscite per la pesca. Sono ancora aperte alcune botteghe specializzate nella produzione di opere in ceramica, con echi giotteschi e rinascimentali, per soddisfare una committenza tradizionale. I lavori di Giovanni Fisco si presentano invece, e la mostra al Circolo Cultura ne da testimonianza, come un segno di rottura di chi è riuscito a traghettare l’immagine tipica della ceramica del luogo in una estetica nuova, senza rinunciare ai suoi valori e alla sua poesia sempre strettamente aperta e legata alle ultime sperimentazioni dell’arte nostra ultima. E non è certamente poco.