Arte | I Macchiaioli
di Giuseppe MASSIMINI
La GAM di Torino ripercorre con 80 opere la storia del movimento dalle origini al 1870 con affascinante confronti
Ancora pochi giorni per visitare la mostra “I macchiaioli. Arte Italiana verso la modernità”, aperta fino al 24 marzo alla GAM (Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea). Intorno alla metà dell’Ottocento le certezze della pittura accademica, fatta di contorni ben disegnati e velature graduali di toni, vennero messe in discussione da un gruppo di artisti che si riunivano, tra il 1866 e il 1867, al Caffè Michelangelo di Firenze, sede delle loro discussioni artistiche e patriottiche. Dipingevano con “macchie” di colori semplificando il paesaggio fino alle strutture essenziali. Questo nuovo modo di dipingere fu definito ironicamente “macchiaioli” da un critico della Gazzetta del popolo che recensì l’esposizione alla “Promotrice”fiorentina del 1862. Il movimento trovò a Firenze un punto di aggregazione.
La rassegna, curata da Cristina Acidini e Virginia Bertone, presenta circa 80 opere provenienti dai più importanti musei italiani, enti e collezioni private. Ripercorre la storia del movimento, dalle origini al 1870, con affascinanti confronti. Il percorso prende avvio dalle opere di pittori e maestri accademici di gusto romantico o purista, come Giuseppe Bezzuoli, Luigi Mussini, Enrico Pollastrini, Antonio Ciseri, Stefano Ussi e prosegue con quelle dei giovani futuri macchiaioli come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Cristiano Banti, Odoardo Borrani. La mostra si sofferma, poi, sul rinnovamento dei soggetti storici e di paesaggio, con opere degli anni Cinquanta e dei primi anni Sessanta e sulle scelte figurative dei macchiaioli dall’Unità d’Italia a Firenze capitale.
Il linguaggio macchiaiolo maturò sia nelle movimentate estati trascorse a Castiglioncello, nella tenuta di Diego Martelli che nei più pacati pomeriggi autunnali e primaverili a Piagentina, nell’immediata periferia fiorentina, ove gli artisti si ritrovavano a lavorare al riparo dalle trasformazioni della Firenze moderna, accentuate dal 1865 dal suo ruolo di capitale dell’Italia unita. A intessere un proficuo dialogo con la pittura macchiaiola è la prestigiosa collezione ottocentesca della GAM, che favorisce un’inedita occasione di studio. Un’attenzione particolare viene riservata ad Antonio Fontanesi, nel bicentenario della nascita, agli artisti piemontesi della Scuola di Rivara (Carlo Pittara, Ernesto Bertea, Federico Pastoris e Alfredo D’Andrade) e ai liguri della Scuola dei Grigi (Serafino De Avendaño, Ernesto Rayper), individuando nuovi e originali elementi di confronto con la pittura di Cristiano Banti, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, protagonisti di questa breve e cruciale stagione artistica che ha lasciato alcune delle prove più alte della nostra cultura ottocentesca. Non è da escludere che tra gli scopi dei macchiaioli ci fosse l’intento di mettersi al passo con i vertici della cultura figurativa europea: dai paesaggisti della scuola di Barbizon a Corot e a Courbet.