Arte | Pittura, spazio, scultura
di Giuseppe MASSIMINI
Nuovo allestimento delle collezioni del contemporaneo alla GAM di Torino. A cura di Elena Volpato
Nuovo allestimento delle Collezioni del contemporaneo alla GAM di Torino (Gallerie Civica d’Arte Moderna e Contemporanea). E’ la prima edizione di un programma biennale per la valorizzazione dell’ampia collezione del Museo che comprende anche opere custodite nei depositi nonché quelle di recente acquisizione. La mostra “Pittura spazio scultura”, a cura di Elena Volpato (fino al 4 ottobre) si concentra sui lavori di artisti italiani compresi tra gli anni sessanta e gli anni ottanta, due decenni di ricerche artistiche rilevanti.
Gli artisti presenti non fanno parte di un unico gruppo. Alcuni nomi sono legati alle vicende dell’Arte Povera, altri al percorso della pittura analitica e altri ancora alla stagione dell’arte concettuale. Spiega Elena Volpato: “Verso la metà degli anni sessanta, quando le ricerche artistiche si muovevano in direzioni per lo più tese a sovvertire i tradizionali linguaggi artistici e a disconoscere ogni debito con il museo e la storia dell’arte, alcuni artisti italiani continuarono a interrogarsi sul significato della scultura, della pittura e del disegno, sulla possibilità di superare i limiti che sin lì quei linguaggi avevano espresso. Lo fecero senza recidere i legami con la storia, ponendo mente alle origini stesse del gesto pittorico e scultoreo, aprendo le loro opere, come mai prima di allora, ad accogliere e nutrire al loro interno il respiro dello spazio e, con esso, quello del tempo”.
La prima parte del percorso prende avvio da un’opera di Giuseppe Spagnulo, Archeologia, del 1978 e prosegue con un lavoro di Marco Gastini, artista torinese affermatosi in pieno clima informale. Dell’origine della pittura parla la tela bianca su tela grezza di Giulio Paolini così come la tela di Claudio Olivieri riconduce la pittura al solo colore come elemento primo. Sulla stessa direzione Claudio Verna, altro protagonista della pittura analitica degli anni settanta. “Così come, spiega ancora Elena Volpato, primari sono i due getti scultorei che danno origine all’opera di Marisa Merz e a quelle di Alighiero Boetti”. Di origine ancora più lontana Impronta del pollice di Giorgio Griffa del 1969. Un’altra sezione è dedicata alle opere di Pier Paolo Calzolari, di Luciano Fabro, (in mostra con gli Attaccapanni prime tra le opere acquisite dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT) e di Giovanni Anselmo, tre artisti del Gruppo dell’Arte Povera. E ancora i lavori di Icaro e di Eliseo Mattiacci. Si continua con Vedetta notturna (1986) e Iris (1987) di Ricardo Bagnoli, acquisite durante l’attuale direzione di Riccardo Passoni. Proseguendo la Tela filosofica di Parmiggiani, di natura pittorica prerinascimentale e il manto lucente della tenda di Nagasawa, aperta, in Era, proprio come la tenda di Piero Della Francesca nella Madonna del Parto. Nella sala successiva opere di Mario Merz a contrasto con il Disegno sorvegliato di Salvo. Poi la riscoperta di Ketty La Rocca, esponente di primo piano della scrittura visiva e di Luigi Mainolf in mostra con 99 disegni del 1976 dal titolo MDLXIV data della morte di Michelangelo. Chiude questa sezione, Luigi Ontani, trasformista, provocatore e grande innovatore. Nell’ultima sala Nanni Valentini e Franco Guerzoni: ancora una volta pittura e scultura si incontrano. Una sezione della mostra è dedicata ai libri d’artista.