Rocchi e Siviglia: dai 9 acquisti in un giorno, sulle orme di Simone Inzaghi
di Jean Philippe ZITO
“Io ho sempre rispettato le promesse fatte. Ho comprato buoni giocatori del mercato nazionale e internazionale. Ho affiancato gente esperta a giovani, credo sia la combinazione giusta”.
Il 31 Agosto del 2004 è l’ultimo giorno del primo calciomercato di Claudio Lotito come Presidente della Lazio. Il neo patron deve lavorare giorno e notte per risanare una situazione economica disastrosa ereditata dalle precedenti gestioni. Durante le ultime 24 ore di contrattazioni arrivano a Formello ben 9 giocatori: Tommaso Rocchi, Sebastiano Siviglia, Antony Seric, Emanuele e Antonio Filippini, Leonardo Talamonti, Esteban Rojas Gonzalez, Miguel Mea Vitali e Braian Robert.
La rifondazione della più antica squadra della Capitale inizia, per forza di cose, con un drastico ridimensionamento sia sul badget stanziato per gli acquisti, sia sui compensi ai singoli calciatori. La media degli stipendi si deve attestare a circa 500.000 euro. Giocatori come Tommaso Rocchi, reduce da un ottimo campionato con l’Empoli (11 gol realizzati fra questi una roboante tripletta alla Juventus) e Sebastiano Siviglia, trentunenne difensore centrale prelevato in prestito gratuito dal Parma, si devono accontentare di stipendi da 300.000 euro, per l’attaccante veneziano, e di 600.000 euro (il 40% pagato dai ducali) per il tignoso difensore calabrese.
“Con la Lazio compio il mio definitivo salto di qualità. Sono contento perché questa società ha dimostrato di volermi più di tutte le altre. Nonostante le ultime vicissitudini, Roma resta sempre una piazza importante e giocare in Europa mi darà nuovi stimoli”. Tommaso Rocchi è entusiasta della nuova avventura, che lo vede competere in attacco con Roberto Muzzi, Goran Pandev, Simone Inzaghi e il figliol prodigo Paolo Di Canio. Rocchi è stato acquistato dall’Empoli per 1,3 milioni di euro in comproprietà, si mette a disposizione del tecnico Mimmo Caso (promosso dalla Primavera alla prima squadra).
Come già detto, Sebastiano Siviglia arriva dal Parma con la formula del prestito gratuito.
È reduce da un ottimo campionato al Lecce (in prestito), dove ha giocato titolare 31 partite su 34. Alla Lazio ha l’arduo compito di non far rimpiangere un veterano come Sinisa Mihajlovic accasatosi a parametro zero all’Inter. Anche Beppe Favalli, il giocatore con più presenze nella ultracentenaria storia del club romano, si trasferisce alla Pinetina. Jaap Stam invece va al Milan (per soli 10 milioni…); Stefano Fiore e Bernardo Corradi al Valencia (come risarcimento per le rate non pagate di Mendieta), Claudio Lopez in Messico all’America; Demetrio Albertini all’Atalanta e “Ciccio” Colonnese al Siena.
Dei “9 in un giorno” fanno parte anche i gemelli Filippini, Antonio ed Emanuele. Il primo esterno, il secondo interno di centrocampo. Prestito secco dal Palermo, 450.000 euro di ingaggio a testa. Antony Seric, terzino sinistro, arriva dall’Hellas Verona, stipendio pagato per metà dal club di appartenenza (350.000 euro). Dal Sudamerica arrivano 4 giocatori: Dal Gimnasia La Plata Esteban Rojas Gonzalez e Braian Robert. Entrambi in prestito, il primo nelle intenzioni è il vice Liverani a centrocampo, il secondo è un fantasista ventenne ed è stato acquistato a titolo definitivo (a zero euro…), biennale da 100.000 euro al giocatore.
Dal Rosario Central viene ingaggiato un altro centrale di difesa: Josè Leonardo Talamonti (200.000 euro l’ingaggio), passaporto da comunitario. Infine, l’ultimo dei 9 è Miguel Angel Mea Vitali. 23 anni, capitano della Nazionale venezuelana in forza al Caracas, che ha firmato un triennale da 150.000 euro a stagione.
Nella turbolenta estate dell’anno zero della gestione Lotito, il 1° Settembre la rosa dei biancocelesti deve competere per una salvezza tranquilla: la sfida più ardua per la società, da vincere a tutti i costi, è tra i faldoni dei tribunali e i conti dei commercialisti. Ai “9 in un giorno”, per onore della cronaca, si aggiunge un decimo acquisto: Matias Lequi, roccioso difensore centrale reduce da una stupefacente annata all’Atletico di Madrid, che arriva a Formello a mercato già chiuso perché svincolatosi dal club madridista.
La stagione 2004/05 si conclude con il 13° posto in classifica, uno storico derby vinto dopo più di quattro anni e con molti di quei 9 giocatori via dalla Lazio. Brian Robert viene ceduto a gennaio del 2005 in prestito al Catanzaro, per poi tornare in Argentina a fine anno (carriera mediocre: smette di giocare a calcio a 27 anni), con lui anche Esteban Gonzales (solamente 3 presenze con la Lazio). I gemelli Filippini, a dispetto di un buon campionato, sia per numero di presenze che per prestazioni sempre convincenti soprattutto dal punto di vista dell’impegno, non vengono riscattati e passano al Treviso. Mea Vitali torna mestamente in Venezuela dopo zero presenze in maglia biancoceleste e Josè Leonardo Talamonti torna in Argentina, acquistato dal River Plate. Antony Seric viene venduto al Panathinaikos, mentre il cartellino di Mathias Lequi è stato comprato dal Celta di Vigo per 750.000 euro.
Per Siviglia e Rocchi invece arrivano le conferme. Restano a Roma, hanno conquistato la fiducia del club e dello staff tecnico. Il difensore calabrese chiude addirittura la carriera con la Lazio nel 2010, dopo 6 stagioni con l’aquila sul petto. Mentre l’attaccante veneziano, dopo 8 anni e mezzo di militanza, fa delle brevi esperienze con Inter, Padova e in Ungheria con l’Haladás e il Tatabánya. Entrambi però si sono legati indissolubilmente con l’ambiente laziale, tutti e due hanno scelto di proseguire nel mondo del Calcio come allenatori.
“Io ero felice della mia scelta, sapevo che non era una situazione semplice ma ero pronto e disponibile. La società si è accorta del mio impegno, tanto che l’anno dopo sono stato riconfermato. Ero arrivato in prestito, come tanti. Non pensavo ai problemi, pensavo a risolverli, questo atteggiamento mi ha permesso di vivere sei anni così importanti. I momenti, i ricordi più belli, sono legati alle vittorie. Quelle nel derby, e tra queste prendo il 3 a 0 del Dicembre 2006 con le reti di Ledesma, Oddo e Mutarelli. Poi la Coppa Italia del 2009 contro la Samp, primo trofeo della gestione Lotito, e qualche mese dopo la Supercoppa di Pechino. Un’impresa, contro l’Inter che quell’anno avrebbe poi centrato il triplete. Anche se mi dispiace lasciare fuori il primo giorno che misi piede a Formello, fu un’emozione indescrivibile”.
Sebastiano Siviglia ricorda con amore il suo percorso da calciatore alla Lazio. Da allenatore inizia a praticare questo nuovo mestiere con medesima passione al Monterotondo nel 2011, per poi passare al Potenza (2011/12). Allena la Primavera della Nocerina nel 2012/13, e torna poi alla Lazio come mister dei Giovanissimi Regionali prima (2013/14), e Giovanissimi Nazionali dopo (2014/15). Alla Ternana allena sia la Primavera che la prima squadra nel 2016/2017 e dal 2018 è l’allenatore del Lecce Primavera. Nelle ultime settimane si è paventata l’ipotesi che possa allenare l’anno prossimo la Primavera della Lazio. Siviglia è ovviamente felice per l’exploit del suo ex compagno di squadra Simone Inzaghi sulla panchina della prima squadra: “La Lazio sta girando molto bene. L’entusiasmo è stato ritrovato e Simone sta facendo un grande lavoro. Lo scetticismo iniziale è andato via e tutte le componenti si sono ritrovate”.
“È un percorso importante, non vincevamo il titolo da 18 anni e festeggiarlo qui con la tua squadra del cuore è bello, ho visto i ragazzi emozionati ed è stato bello condividere questo insieme alla Primavera, nei loro occhi ho visto la soddisfazione di essere all’Olimpico e avere in mano un loro trofeo. Lotito? Lo ringrazio, c’è stima tra noi, ho iniziato da tre anni, son contento e ho entusiasmo, poi fare l’allenatore qui alla Lazio mi riempie di gioia. Ho ambizione fin da calciatore, da allenatore voglio continuare, ci vuole pazienza e determinazione. Voglio migliorare e crescere giorno dopo giorno. Pensavo solo a giocare, poi una volta smesso ho fatto il corso e con Tare è nata l’ipotesi e ho preso il patentino. Ora giorno dopo giorno mi piace sempre di più. Provo tanto quando entro in campo”.
Tommaso Rocchi per la sua carriera d’allenatore ha colto al volo la possibilità di farlo nella Lazio. Nel 2016 diventa mister dei Giovanissimi Provinciali fascia B, l’anno dopo dell’Under 14, poi Under 15, per tornare nell’ultima stagione a guidare l’Under 14. Con questi ultimi riesce a vincere il Campionato.In finale contro la Roma di Cristian Totti (presente in tribuna anche papà Francesco) è un’apoteosi: 3 a 0 il risultato al 90°. “Per un laziale come me, la soddisfazione è doppia”. Come Siviglia anche Rocchi sta cercando di ricalcare lo stesso “cursus honorum” di Simone Inzaghi: “Sarebbe un sogno poter ripercorrere le sue orme, ma bisogna avere pazienza: vado avanti passo dopo passo senza correre”.
Di questa possibilità, dopo 15 anni, è fautore lo stesso patron Claudio Lotito: “Inzaghi mi ha dimostrato fin da subito il suo attaccamento a questa società. Fu il primo giocatore che quando entrai in società si mise a disposizione per negoziare il contrattato. Gli promisi che gli avrei fatto fare l’allenatore. Si è conquistato tutto da solo partendo dagli Allievi Regionali fino ad arrivare in prima squadra. Spero di poter fare lo stesso percorso con Tommaso Rocchi”.