AS Roma, conferenza stampa Petrarchi: “Fare il DS qui e lasciare qualcosa di importante, vale il prezzo della vita professionale”

AS Roma, conferenza stampa Petrarchi: “Fare il DS qui e lasciare qualcosa di importante, vale il prezzo della vita professionale”

Foto © AS Roma
di Lorenzo Petrucci

A cornice della conferenza stampa di presentazione del nuovo direttore sportivo dell’AS Roma, Gianluca Petrarchi, è intervenuto Fienga: “Buona sera a tutti. Siamo molto contenti di presentare Gianluca Petrachi come nostro direttore sportivo. E’ stato un corteggiamento breve, anche se abbastanza intenso. Finalmente Gianluca può lavorare con noi, dal primo di luglio lo fa ufficialmente. Ho avuto modo di confrontarmi e lavorare con lui in questo periodo e i primi giorni sono incoraggianti per l’intesa che abbiamo avuto e che ha avuto lui con la struttura della Roma. Ora si entra in una fase calda  del mercato, con le chiusure del 30 di giugno, sulle quali ci siamo confrontati e sulle quali era perfettamente allineato, così come sulla scelta dell’allenatore. Lascio la parola a Gianluca con grande soddisfazione, lascio al Direttore Sportivo la guida di tutte le operazioni sportive di questa società“.

Petrachi: “La prima cosa che mi viene da dire è che sono molto felice di essere arrivato alla Roma, per me è un onore per me. Qualsiasi mio collega ambisce ad arrivare a una società prestigiosa come la Roma, sono onorato ed orgoglioso di essere qui. Faccio una premessa e voglio ringraziare il popolo granata che mi ha sostenuto in questi 10 anni di lavoro. Non l’ho fatto prima perché non ho fatto dichiarazioni ufficiali, ma ci tenevo a farlo perché per me parte una nuova sfida ed ho ambizione di far bene“.

Quali sono le sue prime impressioni dell’ambiente?
“Il Centro Sportivo lo conoscevo già. Una delle mie prime trattative le feci qui, quando presi Cerci quando ero DS del Pisa e ci sono tornato due anni fa quando presi Falque e Ljajic. Ora si sta rifacendo il look ed è ancora più bello, la dimensione di Trigoria dia la parvenza della grandezza di questa società.”

Quali sono le caratteristiche che hanno reso Paulo Fonseca adatto per la panchina della Roma e come vi rapporterete in questa fase di calcio mercato? 
“Io sono stato molto colpito da Fonseca, l’ho seguito per molti anni perché c’era un calciatore che volevo portare a Torino. In quelle tre partite ho visto la dimensione dell’allenatore, ho visto un’idea di gioco, una squadra corta, aggressiva recupero di palla immediato, è una mentalità che amo. Ho fatto il calciatore, anche se non di grandissimo prestigio, seppur qualche presenza tra i professionisti e in Serie A l’ho fatta. Posso dire che avessi avuto un allenatore come Fonseca, non è una sviolinata, forse la mia carriera sarebbe potuta essere diversa. E’ un allenatore che dà dettami precisi, ma non è un integralista, non è fissato sulle stesse cose, è molto attento ai giocatori che ha e la sua voglia mi ha stregato. Credo che Fonseca possa dare a tutti i tifosi della Roma un’identità ben precisa  di come giochi la squadra  la domenica. Mi auguro che la gente si inizierà a rendere conto nelle prime amichevoli, ci vorrà tempo, perché non è facile portare mentalità e concetti di gioco. Sono molto ottimista in Fonseca, abbiamo le idee chiare ed abbiamo la stessa visione di calcio, questo credo sia fondamentale in un rapporto tra allenatore e direttore sportivo per far funzionare tutto bene.”

Quali sono le strategie di mercato per alzare l’asticella? 
“Bisogna essere anche un pò realisti, fa parte del mio carattere. Oggi la Roma forse è all’anno zero, è una squadra che deve ripartire con dei valori e dei principi e con la consapevolezza di portare giocatori che portano qualità morali. Chi viene con la pancia piena o solamente per pensare al denaro non fa parte dei miei calciatori, io scelgo prima gli uomini e poi i calciatori. Per alzare il livello serve questo tipo di messaggio da far arrivare a chi arriva. Sento e leggo, la Roma non è una succursale, chi viene qui deve avere voglia e entusiasmo. Quello che sta negli occhi di Spinazzola, che non ha lasciato il Poggibonsi per venire alla Roma. Quella voglia sarà dentro tutti quelli che porterò alla Roma, deve avere l’entusiasmo che è in me. Lo scorso anno lo spirito di squadra e d’appartenenza è venuto meno, mi impegnerò a portare disciplina e senso di appartenenza. C’è gente che corre 90 minuti e dà l’anima, poi si può perdere, ma il tifoso si deve identificare con la squadra, questo è il messaggio che manderò a tutti i giocatori.”

Che futuro avranno Dzeko e Schick? Vi interessa Higuain?
“Innanzitutto deve passare il messaggio che uno non si sveglia al mattino e decide di andar via. La Roma non deve essere ricattata da nessuno. Se un giocatore non vuole stare più alla Roma e non ha più gli stimoli giusto, si deve presentare con la squadra che lo vuole, presentando il grano, i soldi giusti e poi può andare. Non trattengo nessuno con la forza. Non mi interessa se un giocatore ha l’accordo con un’altra società che già  scorretto. Il calciatore non deve pensare di essere a casa sua, lui deve aiutarla a crescere, ma non è sua, non è il padrone. E’ la società che decide e la Roma non si farà strozzare da nessuno, ve lo posso garantire. Faremo le migliori scelte, le prime soluzioni che abbiamo trovato hanno un senso logico e calcistico. L’uscita di Manolas è figlia del fatto che lui voleva andare via, ho parlato col suo agente e mi aveva manifestato la volontà di andar via. Il Napoli ha fatto una proposta importante, nella contropartita abbiamo preso Diawara, che rappresenta quel tipo di profilo di prima e che ha bisogno solo di fiducia. Ieri mi ha chiamato e mi ha detto di essere disposto a non fare nemmeno un giorno di vacanza per venire ad allenarsi. Io voglio questa voglia e questo entusiasmo e senso di appartenenza e la voglio in tutti i giocatori che sono qui.”

L’affare Luca Pellegrini-Spinazzola è l’inizio di una sinergia con la Juventus? Higuain è un giocatore adatto o ha la pancia piena ed è da evitare?
“Io penso che chi discute Higuain è un pazzo, in questo momento ha perso un po’ di autostima e sicuramente potrebbe far comodo alla Roma qualora  Dzeko andasse via, però le motivazioni contano tantissimo. Qualora si dovesse aprire qualcosa con la Juventus, Higuain deve essere il primo a crederci. Sto cercando di portare calciatori con questa voglia, non è il campione a farmi mettere il salame sugli occhi e non vedere che non c’è quella voglia. Per ritrovare il vero Higuain non c’è soluzione migliore della Roma, qui potrebbe seguire le orme di Batistuta, qui ha lasciato un segno indelebile nella Roma e viceversa per lui. Queste cose sono cose di mercato che dovranno essere valutate più avanti, oggi penso che Dzeko è un calciatore della Roma, che si renderà conto in ritiro che l’aria sta cambiando, che il nuovo DS, il nuovo AD ed il nuovo allenatore vogliono fare le cose in un certo modo, se vuole andar via l’Inter deve pagare bene il giocatore e mi deve permettere di prendere un calciatore sul mercato.”

Qual è il budget della Roma?
“Non sono stato abituato a lavorare con i budget. Cairo non mi ha mai detto quanto devo spendere, chiederlo per me è nuovo. Pallotta mi ha detto tranquillamente che noi dobbiamo fare la squadra e investire possibilmente sui giovani, perché è quello che preferisce, di prospettiva e con voglia. E su questo siamo stati molto chiari: c’è da rinforzare la squadra e ripartire, ci sarà da aspettare qualcuno perché quando si prendono dei giovani c’è la consapevolezza. Io ho dato tre parametri dei calciatori e non mi è stato detto: “No, non si può fare”, ma “se sei convinto porta avanti la trattativa e portalo a casa”. Tutto ciò che faccio è quello di condividere sempre con gli allenatori l’ingaggio dei calciatori, sarebbe la cosa più sbagliata che un Direttore possa fare, serve condivisione di schemi e di campo. Stiamo andando avanti, oggi siamo qui ed io sto già lavorando per prendere un calciatore oggi stesso, non so se ci riuscirò ma vediamo.”

Ci può aggiornare su Barella?
“Sono state dette inesattezze. Il procuratore ha già incontrato la Roma prima di me ed avevano raggiunto parametri economici e lui era molto contento di venire alla Roma. Io con Barella non ci ho mai parlato, poi dopo l’addio di Monchi si è perso un po’ il discorso di calciomercato, perché si aspettava lo facesse chi è adatto e si è perso un po’ di tempo, perché se si parla di tanti milioni bisogna condividere. Si è inserita l’Inter, che ha fatto la sua proposta al Cagliari e al giocatore, Conte ha chiamato il giocatore e l’ha motivato. Il ragazzo ha ambizione di giocare la Champions League e non ritenere la Roma al livello dell’Inter. Io non ho mai cercato Barella, sono loro che hanno cercato me, dicendo che l’Inter stava traccheggiando e che la Roma volendo poteva avere la possibilità di prendere il giocatore. Si dice tentar non nuoce, per me era già difficile prima, a maggior ragione adesso. Il Cagliari vorrebbe darlo alla Roma, ma il giocatore ha scelto l’Inter, o Barella può dire che vede il rallentamento e che vuole venire qui, per ora è un capitolo chiuso. Forzare un giocatore e portarlo dentro, che aveva altre ambizioni. Deve avere motivazioni, se non le ha è giusto che vada lì.”

Che relazione c’è tra lei e Franco Baldini?
“Io sono stato contattato da Baldini, come credo qualche altro mio collega. Lui è un consulente del Presidente e come tale gli ha proposto direttori sportivi. Io con lui sono stato chiaro, così come con Pallotta e con Fienga. Non transigo su un discorso di scelte, sono condivise da un punto di vista economico, se possiamo o non possiamo farlo, ma sulla scelta tecnica e valutazione tecnica di un giocatore sono io a prendermi le responsabilità, come ho sempre fatto. Col presidente Cairo, al di là delle ultime discrepanze che ci sono state, non ho mai ricevuto imposizioni su chi prendere, le scelte sono sempre state mie e mi sono sempre preso le responsabilità. Non sarà Franco Baldini a condizionarmi o a dirmi che devo fare, prima che mi scegliessero sono stato chiaro. Baldini può essere una risorsa per me, perché vive il calcio a 360 gradi, ha fatto il mio stesso lavoro conoscendo le problematiche e difficoltà. Se stasera mi chiama e mi dice: “Gianluca possiamo prendere quel calciatore, se ti piace lo prendiamo”. Benissimo, questa è la collaborazione che deve esserci tra un consulente di mercato e un direttore sportivo. Qualora dovesse succedere il contrario non sarò più al mio posto.”

Ha visto entusiasmo in Zaniolo? A che punto la trattativa per il rinnovo?
“Ha iniziato bene, ma ha avuto un calo nel finale di stagione. E’ uscito un po’ fuori dai parametri, che deve essere sempre sul pezzo. Zaniolo è come tutti quelli che devono parlare di rinnovi saranno visti successivamente a un mercato importante che la Roma vuole fare. Lui un contratto ce l’ha e la società dovrà adeguarglielo ad un calciatore importante. Qui si fa presto a rendere dei miti calciatori che hanno appena fatto 15 presenze in Serie A, io andrei cauto, amo la concretezza, il ragazzo deve fare ancora tanta strada da fare, ha le qualità per diventare un top, se lavora bene e con umiltà, come nei primi sei mesi di campionato, allora Zaniolo potrà essere il fiore all’occhiello, io credo che abbia un pò smarrito i valori di concetti e valori. Deve stare con i piedi per terra, perché si perde facilmente il senso della ragione a quest’età. Nell’ultimo periodo si è smarrito, nella prima chiacchierata che ci farò lo ridimensionerò, anche se le cazzate a vent’anni le abbiamo fatte tutti, l’importante è che capisca in cosa deve migliorare e che non ha ancora fatto nulla.”

Viene qui per vincere scudetti di bilancio o per vincere qualche trofeo?
“Io penso che l’ambizione faccia parte della mia vita e le sfide mi hanno sempre appassionato. Tanti colleghi mi hanno chiesto chi me l’ha fatto fare a venire alla Roma. Fare il direttore sportivo qui e lasciare qualcosa di importante, vale il prezzo della vita professionale. Non posso dire alzo un trofeo, sarebbe da stupido, da una persona che non sta vivendo la realtà, a Roma bisogna ricostruire, mettere fondamenta e cercare di rendere questa squadra vincente. Le cose non si costruiscono dall’oggi al domani, prima la casa si fa dalle fondamenta, non dal tetto, sennò le cade in testa. C’è da ricostruire partendo dal senso di appartenenza, una discreta base, ci sono ragazzi con questi principi, poi il tempo è galantuomo, dirà se Petrachi è riuscito a raggiungere un obiettivo, se la Roma alzerà qualche trofeo. Non amo le chiacchiere, non sono social, non rispondo a nessun giornalista. Se qualcuno pensa di avere favoritismi, sbaglia. Alcuni giornali a Torino mi hanno fatto la guerra: non do spazio a nessuno, non suggerisco nessun giocatore. Lavoro sul campo, sono uno molto attento ai particolari e non do vantaggi a nessuno. Il più piccolo dei giornalisti deve avere la consapevolezza di essere trattato come i più grandi. Con coerenza ho risposto a tutti allo stesso modo. Io non guardo in faccia nessuno, faccio il mio lavoro, poi il campo dirà se ho dato una squadra a questa tifoseria, ma lo dirà il tempo, al momento c’è bisogno solo di lavorare.”

Ha ricevuto qualche richiesta di non cedere alcuni giocatori della rosa?
“Il mister mi ha dato delle indicazioni, ma non le dirò a voi. A volta capitano delle situazioni dove si può smentire, non farò nomi e cognomi, però sicuramente il mister ha accettato anche perché ci sono calciatori su cui può lavorare e farli rendere di più rispetto alla scorsa stagione.”

Su El Shaarawy? 
“Ho sentito il fratello, che fa l’agente insieme Pastorello, e gli ho detto che vorrei che restasse ed è stato uno dei più positivi lo scorso anno. C’è da parte mia e della società la volontà di potergli rinnovare il contratto. Bisogna capire però che non bisogna strafare, se ci sono cifre adeguate, lo merita, ma se vuole strafare io non posso competere con i soldi della Cina o da altre parti. Se vuole rimanere lo voglio accontentare quanto più possibile. Se lui vuole andare perché lo riempiono di soldi ed alla Roma quelli adatti per comprare il suo sostituto, io non trattengo nessuno con la forza.”

Ci può spiegare cosa ha trovato Antonio Conte all’Inter che non c’è alla Roma? Perché non l’ha seguita in questa avventura?
“Lo conosco da più di 30 anni, siamo entrati nel Lecce nel settembre del 1981. Antonio vuole vincere immediatamente, è in una dimensione tale dove arrivare secondo per lui è una sconfitta. Forse secondo lui l’Inter ha qualcosa in più, dal punto di vista dell’organico e di prospettiva per vincere nell’immediato. Sicuramente qualche piccola ragione ce l’avrà magari sul fatto che la Roma deve ricostruire quelli che sono i perni sul quali improntare le prossime stagioni, però io gli ho detto che vincere la sfida a Roma poteva valere i 5 scudetti con la Juventus o l’Inter. Non sono stato lì a pregarlo o convincerlo, sono stato il primo a credere in lui quando ha fatto panchina all’Arezzo gli ho detto io di prenderlo che sarà l’allenatore del futuro. Lui è fatto così, non guarda in faccia nessuno quando c’è da vincere. Lo apprezzo e lo stimo, ma io, per come sono sentimentale e passionale, per come mi riconosco in questa piazza, mi sento una persona del territorio, mi piace il territorio, mi piacerebbe abitare in centro per poter respirarla e trasmetterla nei calciatori che arrivano. Il fatto che Conte abbia fatto un’altra scelta mi è dispiaciuto, però credo che Fonseca possa essere una grandissima sorpresa per voi e per noi. Sono molto contento, non tutto viene per caso, la sua scelta di Fonseca mi dà molta forza, ho molta fiducia in questa persone ed in questo professionista. Quando giocavo contro la Roma da avversario c’era qualcosa di diverso, avevo la pelle d’oca all’Olimpico, questa sensazione mi è rimasto dentro. Credo che questa tifoseria, se invogliata di pensiero e di voglia, può essere il dodicesimo uomo in campo. L’ho avvertita da avversario, se riusciamo a capirlo tutti già siamo un passo avanti.”

Ha avuto modo di parlare con Totti?
“Totti per me è dispiaciuto perché rimane la bandiera, è’ il simbolo di questa città, ha un senso di appartenenza meraviglioso. Mi avrebbe fatto piacere averlo vicino, ha fatto una scelta da professionista non posso che accettarla. Mi ha sempre fatto un’ottima impressione, da avversario ti faceva rosicare perché vinceva partite da solo. Averlo accanto da dirigente poteva essere sicuramente un valore aggiunto. Tanti passaggi che scoprirò con il tempo poteva farmeli prendere direttamente, però è andata così e qualora volesse tornare io sono pronto ad accoglierlo.”

Esistono possibilità di un ritorno di Strootman?
“In questo periodo di mercato si fanno tante ipotesi, si buttano giù tante cose. Ci sono calciatori in uscita e si fanno valutazioni, alcune escono sulla stampa ed alcune no. C’è stata un’idea riguardo un nostro calciatore, ma è una cosa molto remota.”

Ha parlato con Florenzi? Ci sarà più stabilità a livello di rosa e non vederli andar via in tanti come negli ultimi anni?
“Non ho parlato con nessuno, solamente con Kolarov, che voleva chiedermi delle cose e l’ho invitato a parlare con me. Parlerò con gli altri la prossima settimana. Florenzi rappresenta il capitano, il senso di appartenenza credo debba essere in ognuno di loro. Io mi lego a quelli che hanno il senso di appartenenza, mi lego a loro, ma con i fatti, non con le chiacchiere. Sai quanti ne ho visti che baciavano la maglia dopo il gol e dicevano che avevano voglia di andare via. Non è il caso di Florenzi, lui per la Roma può dare la vita, il senso di appartenenza la vedi dentro il campo, quando metti la gamba e rischi di rompertela. Mi lego a quei giocatori, non con quelli che si fanno male e fingono di avere il problemino. Ci sono tante dinamiche nel calcio, che purtroppo non emergono. Io ti posso dire che loro capiranno quello che è il mio senso di appartenenza e tutti devono pensarla così. Se qualcuno fa il furbo ed il fenomeno non ha lunga vita qui.”

De Rossi?
“Mi dispiace che abbia smesso di giocare a calcio, non so se continuerà. Magari troveremo De Rossi ad allenare la Roma tra qualche anno.”

Preferisce giocatori già pronti o nuovi talenti?
“Bisogna creare il mix giusto, mi piacerebbe inserire qualche giocatore con esperienza, che ti aiuta a far crescere il giovane, perché non ha tante responsabilità. Sicuramente io preferisco una squadra giovane, di gamba e con forza. La nuova generazione è di un calcio fisico, meno tecnico di Scarchilli che vedo lì, che andava a due all’ora ma era tecnico. Oggi il calcio è cambiato, se non c’è fisicità ti tritano, quindi io cerco di impostare una squadra fisica ma anche con forza. L’idea tattica fa la differenza, avete tutti in mente l’Ajax, ha dato bambole alle grandi squadre, perché aveva il coraggio e sapeva quello che doveva fare. Il gap tecnico tra due squadre può essere accorciato anche con la forza tattica che il nostro allenatore può darci.”

C’è rammarico non avere De Rossi per il suo senso di appartenenza? 
“Con i se e con i ma non vai da nessuna parte. E’ inutile guardarsi indietro, dobbiamo far capire che si sta cercando di cambiare qualcosa. Io credo che dobbiamo basarci su quello che andremo a fare ed identificarci con una squadra che sta nascendo, con una forza , mentalità ed un coraggio di giocare a calcio diverso, questo è l’aspetto più importante su cui mi baso io.”

Mauro Icardi è un nome da fantamercato?
“E’ un ottimo attaccante, è forte, ha le sue problematiche all’Inter, non so cosa ne faranno, questo poi il calcio mercato lo dirà. Io non rispondo a situazioni di mercate esplicite perché sono omertoso nel mercato.”

Ti piace una Roma più di sciabola o di fioretto?
“Io credo che non puoi scegliere, entrambe le cose  poi servono in determinati momenti della gara, serve qualità ma anche chi salta a due metri e spazza via la palla. E’ un binomio che va unito, sicuramente io amo un calcio offensivo, col recupero di palla immediato che quello che Fonseca i ha stregato e che vuole fare. Se ogni calciatore sa quello che deve fare sei molto avanti, io mi auguro che i tifosi si rendano conto che la Roma ha una sua identità di calcio.”

Redazione

Il sito del settimanale 'Nuovo Corriere Laziale' testata che segue lo sport giovanile e dilettantistico della regione Lazio.

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