Nuccia Amato Mocchi, l’arte al femminile
di Giuseppe MASSIMINI
La sua lunga e intensa attività artistica è stata sempre costellata di premi e riconoscimenti. La poesia è l’altra sua grande passione
“Nuova figurazione, simbolismo, surrealismo, modernismo”: Nuccia Amato Mocchi sorride e con molta eleganza sfugge alla mia domanda di essere ingabbiata in un solo stile. E’ appena tornata da Sicignano degli Alburni (Sa) dove per tutta l’estate lavora nel Palazzo del Seminario, la sua casa-studio. Ci incontriamo di nuovo nello studio di Roma nelle vicinanze dell’Eur. Gentile come sempre, mi chiede cortesemente se può accendersi una sigaretta. E’ un’accanita fumatrice. “La sigaretta, mi dice è stata sempre un momento di pausa del mio lavoro. Mi aiuta molto a riflettere e a pensare. Anche quando scrivo poesie”. La poesia è un’altra sua grande passione. Come la musica. “Non ho avuto la fortuna di studiare musica. Mi limito pertanto, a farmi accompagnare dal suono mentre dipingo o scrivo poesie”. Di origine etiopica, Nuccia Amato Mocchi ha compiuto 80 anni. Nella sua lunga carriera non si è mai stancata di indagare qualsiasi disciplina dal disegno alla pittura, dalla scultura in pietra a quella in legno e in terracotta. Ha saputo guardare all’arte contemporanea ma anche recuperare le forme dell’arte classica. La sua attività espositiva inizia nel 1964 con una mostra personale al Centro d’Arte Albore di Roma, presentata del critico Renato Civiello.
Da allora un susseguirsi di mostre, personali e collettive in Italia e all’estero, sempre accompagnate da apprezzamenti critici e riconoscimenti. Nel salotto dello studio, dove mi riceve, pareti pieni di quadri. Rivedo volentieri Amicizie particolari, un dipinto della piena maturità carico di valenze espressive. In bella vista Donna velata, una delle sue opere più liriche e di equilibrio compositivo. Sul divano una tela del periodo metafisico fà da controcanto ad un dipinto del simbolismo solare. Una parete è tutta dedicata ai disegni, alle tecniche miste e agli assemblages dove viene fuori tutta la sua forza vitale e la piena energia creativa. In un angolo tra foto ricordo, inaugurazione di mostre e di premi, c’è il bozzetto del Don Chisciotte, un lavoro di grandi dimensioni esposto per la prima volta a Forte Michelangelo a Civitavecchia. nella mostra “L’opera nell’opera d’arte”. Gli chiedo cosa è cambiato dai suoi primi lavori ad oggi? “Lo stile, risponde. Ciò che è rimasto? L’interesse per i soggetti”. Racconta in una sua intervista “non amo la mondanità. Sono una donna che sa accettare i propri fallimenti e gioire dei successi con moderazione”. Da vera signora dell’arte.