#Iorestoacasa | Maria Felice Petyx, il fascino della ceramica raku
di Giuseppe MASSIMINI
Continuiamo la nostra rubrica di #Io resto a casa con Maria Felice Petyx scultrice romana che ha saputo trasformare le sue lezioni (per anni ha insegnato modellazione a Betlemme) in nuovi campi di ricerca ancora oggi in continua evoluzione. Agli inizi della sua attività la terra cruda, poi la terra cotta e, infine, avviato il suo cammino di scultrice, la ceramica raku. Nella tecnica raku, ha raccontato più volte “non si usa il tornio, ma si utilizzano soprattutto le mani. L’oggetto viene modellato con un’argilla “chamottata” che permette di tollerare gli improvvisi sbalzi di temperatura. La decorazione avviene con colori ossidi cotti in un forno a muffola alla temperatura di 900° circa. La craquelure, altra importante caratteristica dell’invetriatura raku, si ottiene estraendo gli oggetti dal forno non appena lo smalto si scioglie ed è ancora incandescente. Molti artisti occidentali hanno subito il fascino di questa tecnica. La casualità degli effetti cromatici e i tempi rapidi di cottura hanno alimentato il desiderio di una continua sperimentazione”.
In tutto il suo cammino ha saputo trarre ispirazione dai maestri del passato, come a quelli del Novecento. Agli inizi scopre Dégas e Rodin e successivamente Medardo Rosso e Marino Marini. Sono questi gli anni in cui si sofferma sul tema del ritratto e della figura femminile: la posa è eretta con un fascio di pieghe che scende sul davanti. Al pericolo figurativo segue una prima fase decorativa e, a partire dagli anni novanta, approda ad una ricerca più libera e innovativa ricca di forme assolute, evocatrici di infiniti significati, espressione di una proteiforme vitalità. Ripubblichiamo alcune sue opere storiche: Madreterra, Risveglio, Ritratto di Flavia, Nuova Babel e Elica che hanno scandito tutto la sua intensa attività artistica sempre documentata in cataloghi d’arte e riviste specializzate.