#Iorestoacasa | Paolo Cannucciari, il segno inquieto della narrazione
di Giuseppe MASSIMINI
Ho ricevuto dallo studio di Paolo Cannucciari i Dannati, acrilico su tela (cm. 70×100) realizzato per la mostra Nel giorno di Dante, programmata per il mese di maggio al Museo Archeologico di Sezze e rinviata a data da stabilirsi. Paolo Cannucciari ha tanti punti di riferimento dal mondo classico alla pittura moderna. Molti gli autori preferiti ma nessuno in particolare. Ognuno di loro fa parte della sua formazione, della sua evoluzione. Da autodidatta si esprime con una stenografia di segni dipinti fino a riempire la superficie del quadro, a coprire la tela. La sua vera invenzione artistica, come insegnava l’estetica di Benedetto Croce, si sviluppa in quell’attimo dell’intuizione, espressione che si consuma tutto nell’interiorità dello spirito creatore, mentre l’estrinsecazione tecnica costituirebbe solo un fatto accessorio.
Ogni suo dipinto non rappresenta mai un epilogo; e anche l’inizio di un nuovo racconto. Cannucciari si afferma con opere di grande formato. Sono tutti abitati dalla stessa tessitura di segni dove si mescolano e si sovrappongono brandelli di ricordi personali, uno sguardo sul mondo contemporaneo e il preludio all’avvento di un’era nuova. Paolo Cannucciari studia minuziosamente ogni sua composizione, ne spia il contenuto, la scava fino in fondo perché essa stessa suggerisca nuove e inedite possibilità interpretative, l’approfondisce per renderla ancora più profonda quanto più inesplorata. Infine la interroga per piegarla alle sue emozioni. Paolo Cannucciari vive e svolge la sua attività artistica a Roma. Riproponiamo alcune sue opere che hanno punteggiato in questi ultimi anni il suo percorso: Dannati, La tana, La carcassa del leone, Quello che resta, La follia domata.