Arte | Piranesi, architetto senza tempo
di Giuseppe MASSIMINI
Per la prima volta i Musei Civici di Bassano del Grappa espongono tutta la sua opera incisoria che conta circa 570 opere
Accanto al rigore filologico rivendica i diritti della fantasia della personalità creativa, del genio. La sua attività più intensa si esplicò soprattutto nell’ambito dell’incisione anche se, avviato giovanissimo dal padre allo studio dell’architettura, la sua esperienza architettonica si è limitata ad una sola pregevolissima opera: la chiesa di Santa Maria del Priorato dei Cavalieri di Malta sull’Aventino a Roma. I Musei Civici di Bassano del Grappa (Vicenza) celebrano Giambattista Piranesi (Mogliano Veneto 1720 – Roma 1778) a 300 anni dalla nascita. E lo fa con una bella ed esauriente rassegna Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo. La mostra, a cura di Chiara Casarin e Pierluigi Panza, aperta fino al 19 ottobre, vale un viaggio a Bassano del Grappa: per la prima volta viene esposta al pubblico, nelle sale di Palazzo Sturm, tutta l’opera incisoria dell’architetto veneziano. Sono circa 570 opere che escono direttamente dai cassetti della sala stampe e dagli archivi della Biblioteca. Di origine veneta, ma romano d’adozione, Piranesi giunge a Roma per la prima volta nel 1740 e vi si stabilì definitivamente quattro anni più tardi. La sua attività ha influenzato non solo architetti ma anche scenografi e pittori, oltre a lasciare un forte impatto sulla fantasia letteraria. Un’eredità che contagiò Escher e i Surrealisti non meno che Peter Greenaway, regista, sceneggiatore e pittore inglese. Marguerite Yourcenar gli dedicò una biografia dove definì le Carceri come “una delle opere più segrete lasciate in eredità da un uomo del XVIII secolo”.
La mostra, infatti, oltre alle celebri Vedute di Roma (1740), tavole raffiguranti ruderi classici, prospettive, edifici della città eterna a cui si aggiungono i quattro tomi delle Antichità romane (1756), preziosi volumi che costituiscono il fulcro della visione archeologica di Piranesi, si impreziosisce anche di 16 tavole tratte dalla celebre serie delle Carceri d’invenzione in prestito dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Nelle Carceri, così come in tutte le sue acqueforti, la decadenza di Roma viene esaltata nella sua terribile bellezza con una carica visionaria che ha saputo esercitare un importantissimo riferimento artistico per la cultura contemporanea. Due filmati The Lumière Mystérieuse, scritto e diretto da Massimo Becattini e Giovan Battista Piranesi 1720-1778, narrano il successo di Giambattista Piranesi all’estero e i punti salienti della sua vita. Così come un video di animazione, creato da Grégoire Dupond per Factum Arte, ricostruisce tridimensionalmente ogni ambiente delle 16 tavole delle Carceri, dando allo spettatore la sensazione di poter camminare all’interno di questi spazi contraddittori e visionari. A testimonianza di quanto l’insegnamento degli antichi sia ancora viva nella produzione artistica del presente i curatori della rassegna hanno invitato Luca Pignatelli ad un ideale dialogo con Piranesi. L’artista rivisita la Veduta del Castello dell’Acqua Felice inserendovi piccoli orologi come “rappresentazione stratificata del tempo”.