L’intervista | Marco Diaco: segno, colore, materia
di Giuseppe MASSIMINI
Secondo appuntamento con il ciclo di interviste dedicate all’arte contemporanea. In tarda serata sento al telefono Marco Diaco, classe 1954. Diaco lavora direttamente sulla superficie del quadro in una costante sperimentazione di tecniche, supporti e materiali.
I suoi punti di riferimento?
Sono infiniti. Qualunque dipinto di qualsiasi pittore che osservo è per me uno stimolo, un confronto di idee.
C’è qualche artista del passato al quale guarda con particolare interesse?
Da studente universitario rimasi incantato al Museo degli Uffizi dal Tondo Doni di Michelangelo che, fino all’ora,avevo visto solo nei libri di storia dell’arte. Rimasi colpito soprattutto dai movimenti delle figure e dal contrasto delle torsioni dei corpi racchiusi dentro una struttura compositiva unitaria. Poi mi colpì la straordinaria intensità plastica del colore. Credo che questi elementi hanno segnato l’inizio e successivamente il percorso della mia pittura.
Tra gli artisti moderni e contemporanei chi apprezza maggiormente?
A partire da Turner che considero un precursore dell’informale, Monet per la sensibilità dei colori e Matisse per l’impianto compositivo. Tra i contemporanei Polloh, Hartung, Mathieu, Burri, Afro e Scialoia .
Si sente più vicino a Burri o a Mathieu?
Direi ad entrambi. Di Burri mi affascina la tecnica, di Mathieu la velocità di esecuzione
Come giudica il suo cammino di pittore?
Un cammino che mi ha sempre portato a ricercare quel febbrile rapporto tra segno-colore-spazio-materia che è il comune denominatore della mia pittura
Tra amarezze e ricordi piacevoli cosa ci racconta della sua vita?
Una vita fatta di lavoro e di ricerca. Nell’ombra. Lontana da condizionamenti e da scelte di mercato. Di soddisfazioni ne ho avute tante ma anche tante amarezze che non hanno però preso il sopravvento.
Cosa pensa del l’arte contemporanea?
Oggi la scena dell’arte è dominata dal potere istituzionale e dalle logiche di mercato .
E dall’andamento del mercato dell’arte?
Il più delle volte non corrisponde a verità. Spesso è manovrato da galleristi, collezionisti, critici. Per non parlare poi delle aste televisive …
Con l’uso di nuove tecnologie sopravviverà la pittura?
“Certamente sì. L’arte digitale è solo un altro mezzo espressivo che non può sostituire la pittura”.