L’intervista | Angela Scappaticci, la ruvida poesia della materia
di Giuseppe MASSIMINI
Ci siamo sentiti più volte a telefono per fissare un appuntamento. Non è stato facile. Finalmente ci incontriamo. Mi aspetta a Porta san Paolo. Lo studio è poco distante. Angela Scappaticci vive a Roma. In tutto il suo cammino ha sperimentato diversi materiali e in particolare la tela di juta contrapposta a materiali fotoriflettenti. In questi ultimi anni preferisce la tecnica del cretto. Racconta: “Per la mia attività artistica è stata molto utile la scelta e la manipolazione diretta di diversi materiali che mi hanno permesso di approfondire e di dare una via alla mia pittura”.
Lavora con diversi materiali. Che rapporto ha con il colore ?
Ciò che mi affascina maggiormente è la magia dell’infinita variazione di tonalità che un colore assume in base alla luce che riceve. Dando maggior corpo al colore e integrandolo con alcuni materiali, i giochi di luce/ombra aumentano e i materiali assumono una loro autonomia.
Qual è stato l’incontro che ha cambiato il corso della sua pittura?
Non c’è stato un incontro preciso, ma piuttosto una serie di incontri concomitanti e coincidenti con una mia crescita interiore; in effetti pur mantenendo sempre uno stile personale, la mia pittura è in continua evoluzione.
Le sue opere mi ricordano alcuni lavori di Burri. E’ d’accordo?
Sicuramente la tecnica del cretto è la medesima, così come Monet e Degas utilizzavano entrambi la tecnica dell’impressionismo, Signac e Seurat quella del puntinismo e Michelangelo e il Giambologna furono entrambi scultori rinascimentali. Ma ciascun artista ha saputo distinguersi grazie alla propria capacità di rielaborare la tecnica esprimendo uno stile del tutto personale
Guardando al passato c’è qualcosa che vorrebbe aver fatto e che non ha fatto?
No,credo di no. Il segreto sta nel non puntare subito su obiettivi troppo grandi, ma procedere per gradi:in questo modo si riesce a fare quasi tutto.
La Biennale di Venezia è un punto di arrivo per l’artista?
Nessuna manifestazione artistica, per quanto importante, può essere un punto di arrivo. Direi piuttosto che può essere considerata come una grande vetrina, ma non è necessariamente un passaggio obbligato per essere artisti a pieno titolo.
In una società sempre più computerizzata sopravviverà la pittura?
Certamente. La computer grafica è solo un’altra forma di espressione che non può sostituire la pittura: anzi il computer può aiutare a diffondere la pittura.
E’ giunto il momento di fare in bilancio della sua attività?
Più che fare un bilancio della mia attività, mi trovo frequentemente a fare un bilancio della mia interiorità.