Arte | Dialoghi senza tempo al MART di Rovereto

Arte | Dialoghi senza tempo al MART di Rovereto

Dalì, Picasso e de Chirico si confrontano con Raffaello;gli artisti del Novecento con Botticelli

di Giuseppe Massimini

Se il trentino è meta delle vostre vacanze merita una visita il MART di Rovereto (Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto). In due splendide mostre, aperte fino al 28 agosto, si confrontano artisti e movimenti di epoche diverse, superando i confini temporali. La prima, Picasso, de Chirico e Dalí. Dialogo con Raffaello (a cura di Beatrice Avanzi e di Victoria Noel-Johnson) propone uno studio inedito e approfondito di come l’arte del “divino pittore”, rappresentato con il celebre Autoritrattoproveniente dalle Gallerie degli Uffizi, ha trovato un punto di riferimento costante nell’opera dei tre maggiori artisti del Novecento. De Chirico manifestò apertamente la sua ammirazione per Raffaello considerandolo un riferimento per l’elaborazione della poetica metafisica e per la successiva stagione classicista. Dalì non fece mistero della sua considerazione per il maestro, un mito a cui guardò sin dagli anni giovanili con profonda ammirazione, aspirando a divenire “il Raffaello del XX secolo”. Solo Picasso, al contrario, non confessò mai il suo incontro diretto con l’opera del maestro anche se, come spiega la curatrice Victoria Noel-Johnson, uno dei suoi più riusciti e noti capolavori, Parade e Guernica, contengano puntuali citazioni dell’esempio di Raffaello. La mostra, articolata in otto sezioni tematiche, propone numerosi accostamenti e rimandi. Nella sezione dedicata ai ritratti femminili una celebre copia de La Fornarina, attribuita a Raffaellino del Colle allievo di Raffaello, dialoga con Donna seduta di Pablo Picasso, Autunno di Giorgio de Chirico e Galarina di Salvator Dalì. Le ultime tre sezioni della mostra approfondiscono il rapporto di ciascun artista con l’arte di Raffaello.

Da sinistra, Autoritratto di Raffaello, Autoritratto con il collo di Raffaello di Dalì, Venere di Botticelli e Goldfinger di Ceroli

La seconda mostra, Botticelli il suotempo. E il nostro tempo (a cura di Alessandro Cecchi e Denis Isaia, da un’idea di Vittorio Sgarbi e Eike Schmidt) è divisa in due sezioni. La prima sala presenta un significativo numero di opere dell’artista: dai primi dipinti giovanili a quelli della piena maturità, fino alle opere tarde e tormentate come il Compianto di Cristo del Museo Poldi Pezzoli di Milano e l’incompiuta Adorazione dei Magi conservata agli Uffizi. Tra tutte spiccano Pallade e il Centauro degli Uffizi e la Venere della Galleria Sabauda di Torino. In mostra anche opere di Filippo e Filippino Lippi, Antonio del Pollaiolo e Andrea del Verrocchio che, insieme, portarono la Firenze del Magnifico a essere considerata la culla del Rinascimento italiano. La seconda parte della mostra raccoglie i lavori di artisti contemporanei ispirati alla pittura di Botticelli che con la sua rappresentazione della bellezza è diventato punto di riferimento per tutta la nostra cultura visiva dagli anni Sessanta ad oggi. A lui hanno guardato artisti della Pop art italiana, come Mario Ceroli, Giosetta Fioroni e Cesare Tacchi ma, anche maestri come Michelangelo Pistoletto, Renato Guttuso e artisti di fama internazionale come Fernando Botero, David La Chapelle, Oliviero Toscani, John Currin, Vik Muniz, Awol Erizku. Focus della mostra l’immagine di Venere, la più ricorrente tra canoni immutati e nuovi paradigmi estetici.

Redazione

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