Pier Paolo Pasolini, fotogrammi di pittura
di Giuseppe MASSIMINI
In mostra a Mamiano di Traversetolo (Parma) costumi di scena, fotografie d’epoca e le immagini di opere d’arte che il regista prese come punti di riferimento.
C’è tempo fino al 12 dicembre per visitare nella sontuosa Villa dei Capolavori a Mamiano di Traversetolo (Parma) la Mostra Pier Paolo Pasolini. Fotogrammi di pittura (a cura di Stefano Roffi e Mauro Carrera, catalogo Silvana editoriale). La rassegna, organizzata dalla Fondazione Magnani-Rocca, a pochi mesi dal centenario della nascita di Pasolini (Bologna 5 marzo1922-Ostia 2 novembre 1975), mette in luce i riferimenti costanti con l’arte italiana nel linguaggio cinematografico di Pasolini. Furono proprio le lezioni di Roberto Longhi all’Università di Bologna a rafforzare, in Pasolini, il suo rapporto con l’arte. Spiega in catalogo Stefano Roffi, “Mettere in pellicola una sceneggiatura significherà per lui passare attraverso la storia dell’arte, avvalendosi della stratificazione storica che le immagini assumono e che egli esplicita nella speranza ultima di catturare il Vero laddove le parole non arrivano”. Pasolini realizzò i suoi film dal 1961 al 1975. Nel suo primo film da regista, Accattone (1961), emerge l’influenza del celebre studioso e critico d’arte Roberto Longhi e delle sue lezioni sulla scultura romanica e su Masaccio; nel secondo, Mamma Roma (1962), sono chiari i riferimenti all’opera del Caravaggio. Sulla scelta del protagonista spiegava Pasolini: “Ho visto Ettore Garofolo mentre stava lavorando come cameriere in un ristorante dove una sera ero andato a mangiare, […], esattamente come l’ho rappresentato nel film, con un vassoio di frutta sulle mani come la figura di un quadro di Caravaggio”; mentre la drammatica immagine finale del ragazzo, sconvolto dalla rivelazione del “mestiere” della madre, morente e legato nell’infermeria della prigione, riprende il Cristo morto di Andrea Mantegna.
Con La ricotta, episodio da RoGoPaG (1963), porta in scena due opere di manieristi toscani: la monumentale Deposizione di Cristo di Rosso Fiorentino e l’imponente pala del Pontormo. Il Vangelo secondo Matteo (1964) richiama Le Storie della Vera Croce di Piero della Francesca e in Teorema alcuni dipinti di Francis Bacon che ritroviamo anche nella sceneggiatura di Uccellacci uccellini. In Porcile (1968-69) cita il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, mentre con Il Decameron (1971) dichiara il suo debito verso Giotto e Velázquez. Anche nella sua ultima grande opera Salò o le 120 giornate di Sodoma l’arte fa da sfondo alle torture psicologiche e fisiche dei potenti sui giovani schiavizzati: quadri di Léger, Severini, Sironi e sedie Mackintosc. Per tutta la vita Pasolini cercò sempre un dialogo tra cinema, letteratura e arte figurativa; lo cercò anche nella sua stessa vita: estremo tableau vivant è la morte caravaggesca del regista a Ostia. L’ esposizione presenta sontuosi costumi realizzati per i film, prestati dallo CSAC di Parma, e indossati da celebri artisti, come Silvana Mangano, locandine originali di film, rare fotografie d’epoca e le immagini delle opere d’arte che Pasolini ebbe come riferimento.