Voci d’arte nell’anno appena trascorso
di Giuseppe MASSIMINI
Dopo lo stop imposto dalla pandemia, per il mondo dell’arte, il 2022 è stato un anno pieno di iniziative tra eventi culturali, mostre e fiere artistiche. Segnaliamo alcuni artisti che, più di altri, hanno trovato ascolto e consensi sulle pagine di questo giornale. A rafforzare la conoscenza di un collezionismo di nicchia la mostra Maurizio Lupo. Falsi d’autore (Casa Museo di Pierluigi da Palestrina). Per gli amanti dell’arte è stato una vera e propria immersione nella pittura dell’Ottocento e del primo Novecento. In mostra anche La casa di Deodato, non un falso d’autore ma un dipinto esemplare della sua ricerca. Anna Salvati da più di 40 anni è sulla scena dell’arte. Nell’anno appena trascorso, concluso il ciclo Fontane di Roma ha iniziato un nuovo ciclo sulle Fontane del territorio laziale ( ad oggi la Fontana del Nettuno – Marino, la Fontana del Popolo – Ariccia e la Fontana di Piazza Garibaldi – Palestrina). Radice comune la figura femminile legata al tema dell’acqua. Fuori dal coro Giovanna Gallo. Le sue opere sono state esposte non in una galleria d’arte ma al Casale da Mauro, in via del Mandrione a Roma, all’ombra delle vecchie mura dell’ Acquedotto Felice.
Ad accogliere i visitatori un grande schermo su cui venivano proiettati dipinti, disegni e pastelli. Tutta la sua produzione è stata raccolta in un video. Contrasto, tra le pagine più belle della sua pittura, era il biglietto da visita della mostra Marco Diaco. Opere dal 1969 al 2020 (Museo Civico Mastroianni, Marino, Roma). Una lettura a tutto campo della sua produzione, dal periodo figurativo a quello informale. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo ricco di immagini e testi critici. A tenere sempre vivo l’attenzione per la pittura materica è stato Paolo Derbio. Ha sottolineato in una sua intervista: “La materia rappresenta la parte strutturale delle mie opere. Mi aiuta a trovare un contatto con le mie emozioni”. Emozioni che si posano sulla tela con un assoluto pittorico orlato di un velo di malinconia. Paolo Cannucciari si è distinto per una sua inconfondibile stenografia di segni dipinti a ricoprire tutta la superficie della tela. Un’attenta riflessione sul tempo passato e presente nel tentativo di comprendere il mondo fisicamente percepibile in relazione alla dimensione dell’ inconscio.