Ottocento dalle Collezioni GAM
Una grande mostra a Torino dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento
di Giuseppe MASSIMINI
E’ una mostra ricca di sorprese, un’occasione unica per riscoprire parte della collezione ottocentesca del museo conservata al secondo piano della GAM ( Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino), temporaneamente chiusa per lavori di ristrutturazioni. Curata da Riccardo Passoni, Direttore della GAM e da Virginia Bertone, Conservatore Capo delle raccolte, la mostra Ottocento. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento (fino all’11 aprile) presenta, in otto sezioni tematiche, settantuno opere tra dipinti, pastelli, grandi disegni a carbone, sculture in marmo, delicati gessi e cere. Ritroviamo capolavori ben conosciuti come Dopo il duello di Antonio Mancini, L’edera di Tranquillo Cremona e Lo specchio della vita di Pellizza da Volpedo accanto a opere sin qui mai esposte ma, che nell’Ottocento, erano considerate come veri gioielli della raccolta moderna del Museo, come la tela di Enrico Gamba, Ecco Gerusalemme! o quella di Francesco Gonin, Nobili in viaggio, che grazie alle ricerche condotte per la mostra ha ritrovato la sua storia e il suo vero titolo: La guida. Studio di castagni dal vero. Approfondimenti e nuove indagini mettono meglio a confronto la nobile tradizione della pittura di figura con la novità delle ricerche sul paesaggio che segnò l’avvio della raccolta. Se la pittura di paesaggio è destinata a divenire centrale rispetto all’identità della collezione ottocentesca torinese, a rappresentare inaspettati sviluppi è la pittura di storia e di figura che trova soprattutto nella rappresentazione della figura femminile il riflesso delle inquietudini che attraversarono la società di fine secolo.
E sarà proprio il tema della figura femminile a catturare il visitatore. Colpisce, se rapportato all’attualità, La femme de Claude (L’adultera), una giovane donna vittima della violenza del marito, di Francesco Mosso morto a soli ventinove anni (è una delle prime immagini di quello che oggi definiremmo un femminicidio, in cui la protagonista è colta in modo conturbante con il corpo contratto e un indimenticabile sguardo colmo di terrore negli occhi). E ancora, convocati a raccontare, in maniera semplice e accattivante, la figura femminile proiettata nel corso dei secoli, da soggetto letterario dell’età romantica alla più aderente realtà contemporanea, Il dettato di Demetrio Cosola e la fascinosa e irresistibile Sirena di Giulio Aristide Sartorio. Chiude la mostra Triste madre, una maternità vissuta in condizioni di estrema povertà, di Evangelina Alciati, pittrice nella Torino del primo e secondo novecento e prima donna ad essere ammessa alla Regia Accademia di Belle Arti di Torino. Arricchiscono l’esposizione tre spazi monografici dedicati ad Andrea Castaldi, Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso che, attraverso significativi nuclei delle loro opere conservate alla GAM, sottolineano la loro influenza sulla scena artistica torinese del tempo.
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