Gli anni Fauves. Una grande mostra alla Fondation Pierre Gianadda a Martigny
di Giuseppe MASSIMINI
All’inizio del XX secolo Parigi era la capitale culturale e artistica d’Europa. Era la tappa fondamentale per molti artisti che si recavano per un periodo di formazione nella capitale francese attraversati dalle nuove ricerche postimpressioniste e dal clima bohemien che si respirava, in particolare, nei quartieri di Montmartre. La diffusione dei linguaggi e degli stili di questi artisti dipese da alcune importanti mostre organizzate all’inizio del secolo da una nuova istituzione espositiva: il Salon d’Automne fondato il 31 ottobre del1903. La terza edizione del Salon d’Automne, nel 1905, ospitò all’interno della sala VII del Grand Palais le opere di alcuni giovani pittori che portavano al punto più alto la lezione di Van Gogh esaltando il colore puro. Un eccesso che scatenò le ire del pubblico e della critica. Di fronte ai colori accesi e antinaturalistici di questa serie di dipinti il critico Louis Vauxcelles, redattore della rivista “Gil Blas”, pubblicò un articolo dai toni polemici. Scoprendo in mezzo ai loro dipinti un busto di fanciullo di eco rinascimentale dello scultore Albert Marque eslamò: “Donatello parmi les fauves” (Donatello in mezzo alle belve). Da qui la denominazione del fauvismo, il primo movimento d’avanguardia del XX secolo. Un centinaio di opere provenienti dal Musée d’Art moderne de Paris, e da altri musei francesi, compongono la mostra Gli anni Fauves, aperta fino al 21 gennaio 2004 alla Fondation Pierre Gianadda a Martigny (a cura di Fabrice Hergot, Jacqueline Munck e Marianne Sarkari).
Dipinti sculture e ceramiche ripercorrono momenti salienti di questa straordinaria stagione artistica documentando l’attività degli artisti e la innovativa rivoluzione estetica. A guidare il movimento fu Henri Matisse affiancato da un gruppo di pittori, tra cui Henri Manguin, André Derain, Maurice de Vlaminck, Charles Camoin, Georges Rouault e Albert Marquet. A questo primo nucleo di fauves, attivi tra il 1905 e il 1908, a Collioure, sulla costa della Normandia, a Saint-Tropez e a L’Estaque, si unirono giovani pittori di Le Havre: Emile Othon Friesz, Raoul Dufy, Georges Braque, poi Kees van Dongen dai Paesi Bassi e Pierre Girieu, che parteciparono a questo “grande riscatto delle tonalità dei colori”. Trai temi preferiti la Senna, i villaggi di Chatou, Pecq e Argenteuil. Ma anche la Normandia fa parte dei paesaggi accesi dei Fauves, come pure la rappresentazione della città e della strada. Poi il fascino della notte, dei cabaret e dei circhi parigini da cui prendono vita le “ragazze” o gli “ubriaconi” di Georges Rouault, le prostitute e gli acrobati di Picasso o Van Dongen. E ancora, il nudo, il ritratto e la modella in studio “trattati con lo stesso ardore inebriante di un cromatismo portato all’estremo”. E, per finire, le bagnanti di Ludwig Kirchner che riecheggiano quelle sgargianti di Matisse o di Vlaminck.Senza dimenticare la loro attenzione verso la ceramica: un altro aspetto del fauvismo che completa e arricchisce la mostra con creazioni esemplari come piatti e vasi.