Nero e oro nelle opere di Burri in mostra al MAR di Ravenna
di Giuseppe MASSIMINI
Un appuntamento imperdibile. Vale sicuramente un viaggio. Il MAR (Museo d’Arte della Città di Ravenna) ospita, nell’ambito dell’VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo, la mostra BurriRavennaOro (a cura di Bruno Corà, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini Fondazione Burri, fino al 14 gennaio 2024). Il legame tra Burri e Ravenna inizia alla fine degli anni Ottanta. Ad invitare l’artista fu lo storico dell’arte Claudio Spadoni per una mostra al Refettorio di S. Vitale, oggi Museo Nazionale. Per l’occasione, Burri aveva realizzato un ciclo di dipinti su cellotex dal titolo Neri a S. Vitale, insieme ad una serie di opere grafiche, una ventina delle quali sono oggi esposti al MAR. A rafforzare questo legame con la città di Ravenna fu la collaborazione con il Gruppo Feruzzi, nato negli anni Novanta, che lo porta a realizzare alcuni cicli pittorici ispirati alla storia e alla cultura artistica della città. Tra gli interpreti più autorevoli dell’informale europeo Alberto Burri (Città di Castello 1915, Nizza1995) si impose all’attenzione internazionale quando realizzò il primo Sacco, un quadro eseguito intelaiando un frammento di tela proveniente da un sacco usato, con le cuciture e i rattoppi ben in vista. Nello stesso arco di anni elaborò i Gobbi e, alla fine degli anni Cinquanta, i Ferri. Seguono le Plastiche bruciate degli anni Sessanta e, a partire dagli Settanta, i Cretti e i Cellotex.
Ad accogliere il visitatore il modellino del Gran Ferro R (rosso), realizzato nel 1990, commissionato da Raul Gardini a completamento del Palazzo delle Arti e dello Sport (Pala De Andrè) a pochi chilometri dalla città romagnola. Sfilano poi tanti capolavori di Burri, messi insieme da Bruno Corà (presidente della Fondazione Burri) che ha scelto anche una serie significativa di opere grafiche. Percorrendo le sale del Museo è impossibile non lasciarsi travolgere da documenti e bozzetti di sei opere, le prime commissionate da Raul Gardini a Burri che dovevano essere collocati sotto il porticato di Palazzo Ferruzzi. Il progetto non andò in porto a seguito del suicidio dell’imprenditore ma Burri realizzò autonomamente la serie dei cellotex intitolata Nero e oro (1993), ispirata si mosaici bizantini. Tra le circa 100 opere in mostra anche alcuni esemplari che hanno valso a Burri il Premio Nazionale dei Lincei per l’opera Grafica (1973). Un’ area multimediale sulla biografia di Burri, i progetti e i bozzetti concepiti per la committenza Gardini ed alcuni filmati che documentano l’artista al lavoro, insieme al catalogo della mostra ci consentono di approfondire la conoscenza di uno dei massimi artisti europei della seconda metà del XX secolo. Scriveva Cesare Brandi in uno dei suoi tanti scritti sull’artista: “Burri ha il suo posto nel cielo della pittura, come una stella fissa, non come un pianeta”.