Gli anni della POP/BEAT in Italia nella maestosa Basilica Palladiana a Vicenza
di Giuseppe MASSIMINI
Una esplosione di forme e di colori .Così si presenta nella maestosa cornice della Basilica Palladiana a Vicenza la mostra POP/BEAT Italia 1960-1979. Liberi di Sognare (ideata e curata da Roberto Floreani, fino al 30 Giugno ). Unica e spettacolare racconta, per la prima volta, il lavoro artistico e culturale delle generazioni Pop e Beat italiane,” testimoni di un sentire comune di quegli anni, legato a una visione ottimistica del futuro e all’impegno movimentista del Sessantotto, rendendosi quindi originali e autonome dalle suggestioni Pop e Beat americane, per troppi anni indicate come determinanti”. La mostra si compone di un centinaio di opere provenienti dai principali musei, gallerie e collezioni private nazionali e mette in evidenza l’unicità propositiva e la statura assoluta della Pop italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l’autonomia dei suoi artisti rispetto a quelli americani. Di marca anglosassone la Pop Art (abbreviazione di popular art) si sviluppò soprattutto negli Stati Uniti riproducendo i più consueti oggetti o le immagini predilette dai mass media. La presentazione degli artisti pop nel padiglione della Biennale veneziana del 1964 fu la spinta decisiva per una breve e intensa stagione pop in tutta Europa. I paesi più sensibili furono la Francia, la Germania e l’Italia che l’adottarono con significative varianti legate alla propria radice culturale. In Italia, fu Roma la città dove maggiormente si raccolsero gli artisti di questa tendenza, sensibili, di volta in volta, alla tradizione artistica nazionale, al paesaggio, all’avanguardia futurista, che sarà protagonista dei mutamenti sociali, politici e culturali.
Per alcuni come Mario Schifano, uno dei 35 artisti in mostra, dopo i primi lavori pop (la scritta della Coca Cola e l’insegna della Esso) il dato pittorico resta preminente. Lo stesso è per Tano Festa e Roberto Barni che si rifanno alla grande storia dell’arte ribadendo così il peso della tradizione artistica italiana rispetto ai nuovi linguaggi. In altri artisti, ben articolati nell’allestimento generale, l’universo pop è perlomeno problematico. Così è Lucio Del Pezzo, autore di ironici “oggetti” in legno verniciati, per Enrico Baj vicino alle esperienze novorealiste e neodata e per Mimmo Rotella che già nel 1953 approda alla tecnica del décollage basato sull’assemblage di manifesti pubblicitari. Tra gli altri grandi nomi chiamati a rappresentare questo meraviglioso panorama pop Franco Angeli, Valerio Adami, Giosetta Fioroni, Renato Mambor, Gino Marotta, Titina Maselli, Ugo Nespolo e tanti altri. Tutte le opere selezionate sono spettacolarizzate da un’ampia sezione dedicata alla scultura: da Mario Ceroli a Gino Marotta. La temperatura Beat è garantita in mostra dalla musica di quegli anni, diffusa in loop, e rappresentata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un’intera generazione, nonchè dalla vicenda artistica militante dell’Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatica di Nat Scammacca, di cui sono esposte le pubblicazioni fondative, relative alla sua Estetica Filosofica Populista.