Effetto notte. Il nuovo realismo americano in mostra a Palazzo Barberini a Roma

Effetto notte. Il nuovo realismo americano in mostra a Palazzo Barberini a Roma

di Giuseppe MASSIMINI

Uno sguardo sull’arte americana degli ultimi decenni attraverso le opere della collezione Aïshti Foundation di Beirut, nata 25 anni fa dall’imprenditore italo-libanese Tony Salamé e dalla moglie Elham. La straordinaria cornice di Palazzo Barberini a Roma ospita, fino al14 luglio, la mostra Effetto notte: Nuovo realismo americano (a cura di Massimiliano Gioni e Flaminia Gennari Santori). La mostra prende il titolo da Day For Night un’opera in mostra dell’artista newyorkese Lorna Simpson che a sua volta si rifà al celebre film di Francois Truffaut del 1973: la “Nuit Américaine” (effetto notte) un trucco cinematografico che consente di filmare scene notturne durante il giorno. L’esposizione si concentra in particolare sulle opere di artisti il cui lavoro si confronta con la questione cruciale del realismo e della rappresentazione della verità. La rassegna, articolata nei tre piani di Palazzo Barberini tra interni barocchi e spazi monumentali, raccoglie 150 opere e mette a confronto giovani artisti emergenti, accanto al lavoro di importanti predecessori, che hanno anticipato recenti riflessioni sul concetto di verismo e rappresentazione. Questa riflessione sul realismo trova un’originale e straordinaria collocazione nelle Gallerie Nazionali di Arte Antica che raccolgono la più ampia collezione al mondo di pittura caravaggesca, ovvero di opere di artisti che, per la prima volta e su scala europea, ambiscono a una rappresentazione naturalistica della realtà. Ad accogliere il visitatore nel corridoio di ingresso dello Spazio Mostre il bidone della spazzatura di Klara Lidén, le lattine di cemento di Kaari Upson e il neon di Glenn Ligon a evocare lo scenario urbano delle metropoli americane. Il percorso prosegue nelle sale successive con altri artisti assai diversi per generazione, formazione, realtà sociale e geografiche.

Da sinistra, Archangel (pattern) di Charles Ray e una panoramica di una sala

Artisti che condividono una fascinazione per l’estetica del grottesco; altri che rivisitano le atmosfere del ritratto settecentesco e altri ancora che reinventano la pittura di paesaggio. Ma anche pittrici che indagano la vita di coppia. Al piano nobile, di grande impatto visivo, i piccioni impagliati di Maurizio Cattelan appollaiati sulle lesene dell’atrio del Bernini, mentre negli spazi spogli della Sala Ovale domina un “Arcangelo”, in fibra di vetroresina, del celebre artista americano Charles Ray. La Sala Marmi ospita, invece, sessanta ritratti che come un grande album di famiglia ricreano quell’atmosfera tipica delle grandi quadrerie seicentesche. L’ultima sezione, al secondo piano, si articola nell’Appartamento settecentesco aperto, in via eccezionale, per tutto il periodo della mostra. Tra le stanze roccocò progettate per Cornelia Costanza Barberini, scorrono le tele astratte di artisti afroamericani, opere video e, nelle ultime sale, i lavori di tre artisti libanesi che indagano il tema del viaggio e dell’origine. Ancora una volta, riflessa nelle opere degli artisti raccolti in Effetto notte, la nozione di verità affiora non come dogma ma come il risultato di un complesso processo di scoperta e partecipazione.

Redazione

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