Jean Cocteau, l’enfant terrible. La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia celebra il poliedrico artista francese

Jean Cocteau, l’enfant terrible. La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia celebra il poliedrico artista francese

di Giuseppe MASSIMINI

E’ la prima grande retrospettiva realizzata in Italia dedicata all’enfant terrible della scena artistica francese del XX secolo. La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ospita la mostra Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere (a cura di Kenneth E. Silver, autorevole esperto dell’artista; aperta fino al 16 settembre). Con oltre 150 lavori tra disegni, opere grafiche, gioielli, arazzi, documenti storici, riviste, fotografie, documentari e film diretti dallo stesso Cocteau, provenienti da prestigiosi musei internazionali, nonché da importanti collezioni private, tra cui la Collezione Cartier, si ripercorrono tutti i momenti salienti della tumultuosa carriera del grande artista francese. Appena varcata la soglia di Palazzo Venier dei Leoni, luogo ideale ad ospitare questa mostra per il rapporto di amicizia che ha lungo ha legato Cocteau a Peggy Guggenhim, subito si percepisce “la sua sorprendente versatilità artistica, per la quale in vita è stato spesso criticato per essersi dedicato a troppi interessi”. Lo stesso manifesto della mostra che oggi lo celebra, una fotografia scattata da Philippe Halsman per “Life”, dice tutto della sua poliedrica personalità artistica. Viene rappresentato con sei braccia, una penna, un pennello, un paio di forbici, un libro, una sigaretta. Jean Cocteau era tutto questo: poeta, romanziere, drammaturgo e critico. Scriveva testi su arte e musica e adottava diverse forme narrative tra cui gli scritti di viaggio e le memorie. Ma Cocteau, spiega il curatore, “è stato anche un brillante artista visivo, amabile, innovativo, capace di approcci originali”.

Da sinistra, Cocteau ritratto da Philippe Halsma. A seguire Poeta e La spada d’accademico di Jean Cocteau

Non nascose mai la sua omosessualità e la dipendenza dall’oppio, ragioni prime della sua posizione precaria all’interno dell’avanguardia che contribuiranno a farlo diventare figura di primo piano dell’establishment francese ma anche un eversivo capace di incarnare le contraddizioni culturali, sociali e politiche della sua epoca. Il percorso espositivo si snoda intorno a una serie di capitoli che toccano i principali temi al centro dell’opera di Cocteau: l’Orfeo e il tema della poesia, l’eros, il classico nell’arte, il legame indissolubile con Venezia e il profondo rapporto con Peggy Guggenheim. Una sorprendente selezione di disegni spiega, invece, l’ambivalente rapporto che sempre legò Cocteau a Cubismo, Dadaismo e Surrealismo. Non manca nemmeno una sezione legata al mondo pubblicitario e a quello cinematografico, mettendo in luce l’impatto che la sua arte ebbe su altri celebri artisti. Tra le tante sorprese della mostra, a richiamare ancora di più l’attenzione dei visitatori, La spada d’Accademico di Jean Cocteau (1955) realizzata per lui, su suo disegno, da Cartier, in oro e argento, con smeraldi, rubini, diamanti, avorio (in origine), onice e smalto. Racchiusi in questo oggetto di estrema raffinatezza, si trovano il profilo di Orfeo, che fu per decenni il fulcro dell’identità artistica di Cocteau, una lira e una stella, anch’essi simboli ricorrenti nell’opera dell’artista.

 

Redazione

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