Fotografia e Femminismi alla Fondazione Sabe per l’arte a Ravenna
di Giuseppe MASSIMINI
Una mostra chiara e ben articolata. Esplora l’evoluzione della fotografia femminista in Italia attraverso le opere di alcune sue protagoniste. La Fondazione Sabe per l’arte a Ravenna ospita la mostra Fotografia e Femminismi. Storie e immagini dalla Collezione Donata Pizzi che da anni valorizza l’attività di artiste e fotografe italiane dagli anni 60 ad oggi. La collettiva, aperta fino al 15 dicembre e a cura di Federica Muzzarelli, ordinaria di storia della fotografia All’università di Bologna, mette in dialogo il lavoro di diverse generazioni di fotografe e artiste attive nel panorama italiano degli ultimi cinquant’anni. In particolare focalizza la persistenza ideale, l’eredità culturale e, insieme, lo sviluppo e i mutamenti dell’immagine e della presenza delle donne attraverso gli snodi offerti da quattro nuclei tematici principali. La collettiva prende avvio da Album di famiglia, un serbatoio del passato che accompagna fedelmente lo svolgersi delle nostre vite. Ci si muove tra i lavori storici di Tomaso Binga, Moira Ricci e Alba Zari. Si prosegue con Identità di genere, per raccontare “la diversità dalla norma, l’eccentricità alle regole costituite, nonché le marginalità oscurate dalla storia”. Alle opere di Lisetta Carmi, dalla serie I Travestiti, uno sguardo inedito su temi allora considerati proibiti, incontrati nel ghetto di Genova tra il 1965 e il 1970, si affiancano quelle recenti di Giulia Iacolutti, dalla serieCasa Azul, sulla condizione di cinque donne trans del penitenziario maschile di Città del Messico.
La terza sezione, Stereotipi e spazi domestici si sofferma su altre due protagoniste della fotografia femminista italiana. Liliana Barchiesi nella serie Le casalinghe ci porta dentro i cambiamenti e le abitudini che hanno influenzato la vita quotidiana di generazioni di donne, mentre Alessandra Spranzi in Tornando a casa seleziona, da una raccolta di riviste stampate negli anni 60, immagini di interni borghesi negli anni del boom economico che incarnano il sogno della borghesia italiana. L’ultima sezione, Ruoli e censure sociali, ruota intorno agli scatti di Lucia Marcucci, dalla serie Pin Up e di Martina Della Valle dalla serie The Post.it Book. Voci di una forte riflessione sulle limitazioni e censure imposte dalle gerarchie sociali e di potere sul corpo delle donne. Completano la mostra una riproduzione anastatica di alcune maquette dell’iconico volume collettivo femminista Ci vediamo mercoledì. Gli altri giorni ci immaginiamo (1978), e una selezione di pubblicazioni e cataloghi che tracciano la storia espositiva e progettuale della Collezione Donata Pizzi