Picasso lo straniero. Più di 100 opere al Museo del Corso a Roma

Picasso lo straniero. Più di 100 opere al Museo del Corso a Roma

di Giuseppe MASSIMINI

Inutile nasconderlo. Non è la solita mostra su Picasso (Malaga 1881-Mougins, Cannes 1973). Ha il merito di indagare un aspetto poco conosciuto dell’artista spagnolo quando arrivò per la prima volta a Parigi nel 1900, rivisitata nel 1901 e nel 1902, eletta a dimora definitiva nel 1904. Quali ostacoli il giovane pittore ha dovuto affrontare? Perché fu emarginato, schedato dalla polizia e non ottenne mai la cittadinanza? A questi interrogativi risponde la mostra Picasso lo straniero, ospitata a Roma al Museo del Corso – Polo Museale (organizzata da Fondazione Roma con Marsilio Arte in collaborazione con il Musée national Picasso-Paris (MNPP) e altri importanti musei, fino al 29 giugno). “Pochi sanno, spiega Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra, che il pittore non è mai diventato cittadino francese e addirittura nel 1901 venne bollato dalla polizia come «anarchico sotto sorveglianza». Eppure, nonostante le difficoltà, le umiliazioni, i rifiuti e le varie battute d’arresto che Picasso dovette subire al suo arrivo in una Francia xenofoba e appena uscita dall’Affaire Dreyfus, l’artista andò avanti, costruendo ostinatamente la sua opera”. La mostra, dopo Palazzo Reale a Milano e Palazzo Te a Mantova, si arricchisce di un nucleo di opere inedite. Raccoglie più di 100 lavori oltre a documenti, fotografie, lettere e video che ci raccontano come l’artista sia riuscito a costruire la propria identità vivendo nella difficile condizione di straniero. E’ L’Adolescente a portare a Roma il messaggio di Picasso lo straniero. Dipinto il 2 agosto 1969, nel sud della Francia, quattro anni prima della sua morte, sembra uscito da un quadro di Velázquez. Ancora una volta Picasso continua a dialogare con gli antichi maestri.

Da sinistra, una panoramica della mostra con 3 bagnanti, L’Adolescente e la ricevuta per la carta di identità di Picasso

Va ricordato come l’artista, dalla produzione giovanile e fino alla morte, ha digerito tutta l’arte del passato e, con prepotenza linguistica, ha divorato espressionismo, cubismo, futurismo, surrealismo e dadaismo. Fino al suo impegno politico e civile che si manifesta prima con Guernica, proiettata in mostra in un video e poi con La colomba della pace riprodotta su un foulard. Il percorso espositivo, articolato in più sale, segue le vicende personali dell’artista strettamente legate alla sua attività professionale. A sorpresa lo sguardo si ferma su uno dei preziosi documenti che compongono la mostra: la ricevuta per la carta di identità di Pablo Picasso con timbro spagnolo, 3 luglio 1931. Si continua con il giovane Picasso quando lascia Barcellona per Parigi. Qui la mostra espone alcuni inediti assoluti, Bosco su un versante montano del 1899 e Al ristorante del 1900. E ancora: la diffusione del cubismo; la strabiliante primavera romana del 1917 trascorsa insieme a Jean Cocteau e la serie dei cosiddetti “quadri magici”, gremita di forme antropomorfiche, fonte di ispirazione per i surrealisti. Una suggestiva sala ci regala 3 sculture, Bagnanti, lasciando spazio ai soggetti e alle atmosfere mediterranee. Sono gli anni in cui Picasso decide di andare a vivere nel sud della Francia. Arriva in Provenza nel 1955. Pochi anni dopo nel 1958 ottiene, con grande ritardo, la cittadinanza. Picasso la rifiuta. Continua a costruire la sua immagine di artista globale.

Redazione

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