Voci e presenze nell’arte al Museo archeologico di Sezze

Voci e presenze nell’arte al Museo archeologico di Sezze

di Giuseppe MASSIMINI

E’ in corso al Museo Archeologico di Sezze (Latina) la mostra Un percorso senza tempo. Voci e presenze nell’arte (organizzata da Onirika edizioni in collaborazione con il Centro Studi San Carlo da Sezze e sotto il patrocinio del Comune, fino al 30 marzo). Si articola nelle tre sale del museo, particolarmente adatte ad ospitare mostre di arte antica e contemporanea. La Sala degli Amorini, per celebrare l’anno giubilare, ospita il Sacro nel contemporaneo. Da una collezione privata. Si inizia con le opere di quattro maestri storici, “voci” dell’arte italiana dei primi decenni del novecento, Pietro Annigoni, Remo Brindisi, Umberto Mastroianni e Luciano Minguzzi e si prosegue con altre “presenze” contemporanee che hanno interpretato il tema sacro cogliendo nel messaggio evangelico il cammino del nostro tempo e la trasformazione della nostra cultura. Pino Spagnuolo ci racconta la parabola del Figliol prodigo, una delle pagine del vangelo di Luca sul perdono e Cecilia Bossi omaggia San Carlo da Sezze. Antonella Capuano esalta il cammino della chiesa militante e Francesca Provenzano rivive, in tre riquadri, episodi della vita di Cristo. Anna Salvati riporta in primo piano la figura della Maddalena e Maurizio Lupo il momento della crocifissione ambientata in un paesaggio alpino. Anche Vincenza Costantini fissa lo sguardo sull’Ora terza mentre Giovanna Gallo pone l’accento sul volto di Cristo. In onore della Vergine, Madonna in trono col bambino di Maria Ceccarelli, in arte Mac, di ispirazione gotica; Madonna delle rose dal volto popolare di Monica Bavaro e Maternità, ceramica raku di Maria Felice Petyx piena di luce e di colore. Da controcanto Il Muro del pianto di Susy Senzacqua, una sorta di preghiera dell’arte e il bozzetto per la Vetrata Colasanti di Felixandro, ispirata al simbolo della luna.

Sezze, due vedute della mostra

Chiude la sezione Maestà della Madonna, un’opera digitale di Stefano Sorrentino. Nella Sala dell’Ercole, in dialogo con gli affreschi di Giuseppe Turchi (1840-1895), ritroviamo Francesca Provenzano con quattro ritratti a pastello dal tocco rapido che disseminano note di colore e Stefano Sorrentino con altrettante opere dal ciclo Save Art che affrontano il rapporto tra arte e nuove tecnologie in un’epoca in cui si stanno ridefinendo i confini dell’arte e della sua fruibilità. L’ultima sezione, Affinità e contrasti, nella Sala del Mosaico, è riservata agli artisti che hanno coltivato le varie declinazioni della pittura astratta prendendo ispirazione dall’arte del passato. Marco Diaco e Tiziana Tripodi si esprimono essenzialmente con la pittura materica ricca di affioramenti poetici; Beatrice Palazzetti rielabora con un forte gioco di luce e ombra forme geometriche pure e Anna Salvati allarga sempre più lo sguardo verso l’astrazione non priva di reminiscenze figurative. La mostra si chiude con due lavori di Paolo Cannucciari governati da una danza di segni e da pochi accordi cromatici.

Redazione

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