Amore e rivoluzione. La mostra al MAN di Nuoro si concentra sulle esperienze di tre celebri coppie di artisti dell’avanguardia russa. Più di cento opere tra dipinti, collages e manifesti pubblicitari

Amore e rivoluzione. La mostra al MAN di Nuoro si concentra sulle esperienze di tre celebri coppie di artisti dell’avanguardia russa. Più di cento opere tra dipinti, collages e manifesti pubblicitari

di Giuseppe Massimini

Insolita, originale e innovativa. Per ricordare il centenario della rivoluzione d’ottobre e i movimenti artistici nati sotto la spinta dell’insurrezione bolscevica il MAN di Nuoro ospita la mostra “Amore e rivoluzione. Coppie di artisti dell’avanguardia russa” (a cura di Heike Eipeldauer e Lorenzo Giusti, fino al 1 ottobre). L’esposizione fissa l’attenzione sulle esperienze di 6 celebri artisti della prima generazione, Natalya Goncharova (1881–1962) e Mikhail Larionov (1881–1964), Varvara Stepanova (1894–1958) e Alexander Rodchenko (1891–1956), Lyubov Popova (1889–1924) e Alexander Vesnin (1883–1959),  uniti nella ricerca di nuovi linguaggi espressivi così come nella vita quotidiana. “Coppie, spiega Lorenzo Giusti in catalogo, che, per molti anni, lavorarono ed esposero assieme, illustrarono gli stessi libri, parlarono alle stesse conferenze e che non soltanto riuscirono a portare avanti una determinante attività di modernizzazione delle pratiche e dei linguaggi artistici nel loro paese, ma che contribuirono anche a creare significativi collegamenti culturali tra il mondo dell’Europa orientale e quello degli Stati occidentali, tra cui anche l’Italia”. Ma quali aspetti artistici e ideali risultarono predominanti nel percorso di queste tre  coppie? Le  prime fonti di ispirazione per l’opera espressionista e neoprimitivista di Natalia Goncharova e di Mikhail Larionov furono l’impressionismo francese e il fauvismo. Ma a fornire gli impulsi decisivi per i loro percorsi astrattisti, a partire dal 1911-12, furono soprattutto le correnti del cubismo, del futurismo  e dell’orfismo. Altro peso decisivo fu l’arte regionale dei Lubki, che testimoniano il legame profondo tra i due artisti e l’arte popolare russa. All’eleganza pittorica di Goncharova si contrappone il linguaggio grafico e pastoso di Larionov. Liubov Popova,  Alexander Vesnin trovarono, invece, il loro punto di contatto nel rapporto profondo e organico tra la pittura e l’architettura. Popova si confronta con tutti gli “ismi” della pittura moderna, dal cubismo cézaniano  al futurismo di matrice italiana fino alla scomposizione prismatica nei dipinti cubofuturisti. Sulla base delle esperienze artistiche vissute con Popova, Vesnin tornò, a partire dal 1922, a dedicarsi di nuovo alla professione di architetto abbandonando il precedente stile neoclassico per diventare una delle figure principali dell’architettura costruttivista. Entrambi si dedicarono alla realizzazione di scenografie e abiti di scena. Alexander Rodchenko e Varvara Stepanova, i più giovani del gruppo, sono due artisti chiave della seconda fase del periodo costruttivista. “A partire dal 1920 entrambi si impegnarono con passione […] ad una ridefinizione della funzione sociale dell’arte […] che auspicava la fine della pittura su tela in favore della costruzione di oggetti d’uso per la produzione industriale di massa” (Heike Eipeldauer). Dopo le prime esperienze pittoriche e gli esperimenti fotografici Rodchenko si dedica anche al design e alla realizzazione di manifesti pubblicitari; Stepanova collaborò nell’editoria sperimentando collages e fotomontaggi e si specializzò nella progettazione di prodotti tessili. La mostra presenta più di  100 opere tra dipinti, collages, fotografie, manifesti pubblicitari e di propaganda. Solo di Rodchenko un nucleo di 20 fotografie.

Redazione

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