Il ritorno di Angelo Peruzzi a Formello
di Arianna MICHETTONI
Conferenza stampa di presentazione di Angelo Peruzzi.
Claudio Lotito: buongiorno a tutti, grazie di essere qui. Ci tenevo a presentare in prima persona Angelo, che ritengo possa apportare un miglioramento generale societario. Non ho impiegato 9 anni per pensarci, è un’iniziativa che parte dal sottoscritto. Lui ha avuto bisogno di disintossicarsi da questo mondo, ed oggi invece con molto orgoglio di appartenenza e molta professionalità ha intrapreso questo percorso; sicuramente lui andrà ad incrementare quelle aree che accresceranno i risultati sportivi. Lui farà da raccordo con squadra, allenatore e società, e farà da rappresentante esterno e da referente per la piazza. La situazione da lui trovata rispetto al passato, curando maggiormente gli aspetti strutturali e sostanziali, è chiaramente migliorata; a lui spetta occuparsi del lato emotivo. Ringrazio ancora tutti i presenti e ringrazio Angelo per l’apporto che ci darà.
D: «Bentornato, bentornato a casa. Qual è la prima cosa che hai notato e cosa può portare la tua esperienza?»
AP: «Ho accettato questo incarico che è una bella sfida, importante, che mi è stata proposta e che mi consente di mettermi in gioco e testare le mie potenzialità. Poi penso di poter dare ancora qualcosa: sono stati 8 anni belli, e volevo dare ancora un contributo qualora ce ne fosse bisogno. Il presidente mi ha offerto un lungo contratto, sono stato io a volerlo annuale – anzi, addirittura a rinnovo a cadenza trimestrale. Poi, se alla fine dell’anno avrò lavorato bene, sarò io per primo a voler prolungare il rapporto.»
D: «Qual è la prima sfida vera da affrontare e la più difficile?»
AP: «La sfida è il mio ruolo, ed è importante in questa società il rispetto per i ruoli. Tutte le altre questioni riguardano altri ruoli, spetta a loro risolverle.»
D: «Come l’ha convinta il presidente? Ha accettato subito? Come si riportano i tifosi allo stadio?»
AP: «Non c’era nessun rancore tra me e il presidente, sono stato grato della sua proposta e cercherò in ogni modo di lavorare per questa società. Io non ho la bacchetta magica, però, bisogna essere delle persone vere e serie per fare il proprio lavoro. Il rapporto che si è creato fra la società e i tifosi posso paragonarlo ad un individuo che un giorno si alza ed ha male ad un’unghia, poi il dolore si spande ed arriva la cancrena all’anca. Io spero di curare questo male fino al ginocchio, ma io non posso spiegare ai tifosi laziali da quarant’anni cosa è la Lazio; noi siamo aperti, disponibili.»
D: «Ritrova anche Simone Inzaghi; dove pensa arriverà la Lazio?»
AP: «Non è di mia competenza, appunto, dire dove arriverà la Lazio. Di Simone posso parlare solo un gran bene.»
D: «L’ambiente ha bisogno di una mentalità vincente; noi abbiamo vissuto la tua Lazio: sono cambiati i tempi, è difficile instillare questa mentalità?»
AP: «Culturalmente, socialmente, non è cambiato solo il calcio: c’è da cambiare. Ma si esige il rispetto, il rispetto delle regole e il rispetto vicendevole; i calciatori per ripagarci devono solo andare in campo e dare il massimo, con il giusto atteggiamento. Se loro imparano queste cose, non ci sarà più niente da recriminare loro: se, pur perdendo una partita, esco dal campo a testa alta, nessuno può recriminarmi niente. La passione deve essere al massimo livello.»
D: «Hai ricevuto messaggi o chiamate di saluto in questi giorni? Qual è stata la tua reazione alla chiamata di Lotito?»
AP: «Non ho pensato a nulla, ho iniziato a parlarne: lui mi ha spiegato e proposto ciò che potevo fare. Il muro contro muro è improduttivo, c’è bisogno di distensione e massima disponibilità: aiutateci e noi cercheremo di aiutarvi. Chi ama la Lazio deve capire che questo muro contro muro non serve a niente: la critica giusta e costruttiva ci sta.
Ho ricevuto qualche messaggio dagli ex compagni.»
D: «Hai parlato con la squadra?»
AP: «Non ho parlato con tutti, alcuni li conoscevo solo attraverso i giornali. La settimana in Germania sarà giusta per conoscere meglio tutti. Io voglio essere a disposizione dei giocatori, se loro hanno un problema possono rivolgersi a me ad ogni ora. »
D: «Il caso Bielsa può rischiare di diventare un alibi?»
AP: «Non lo so, io vedo un gruppo che si allena benissimo ed ha voglia di lavorare e questo mi fa ben sperare.»
D: «Il suo intervento è stato necessario per gestire il battibecco durante l’allenamento:»
AP: «Per me l’episodio è finito lì, i ragazzi si sono chiariti e non c’è nessun problema. Non è stato un gesto derivato da altre situazioni, l’episodio era unicamente relativo al campo: è successo anche quando io giocavo a calcio.»
D: «Sei l’uomo giusto al posto giusto e al momento giusto?»
AP: «C’è grande aspettativa che spero di ripagare: per me è una sfida, è un lavoro che non ho mai fatto ed è normale che sbaglierò, ma sono una persona che vuole fare qualcosa.»
D: «Questa sfida della Lazio a quale battuta di caccia la paragonerebbe?»
AP: «Non ci ho mai pensato! Ho pensato, però, che a caccia ci andrò poco quest’anno (ride, ndr).»
D: «La demarcazione dei ruoli:»
AP: «Io ed il direttore sportivo dovremo assolutamente interagire: io faccio parte della squadra; il mercato è tutta roba sua. Se si cominciano ad avere dei ruoli precisi, con dei settori precisi, si può coesistere e fare bene.»