Anna Salvati, la signora dell’arte
di Giuseppe MASSIMINI
Visita allo studio dell’artista tra dipinti, incisioni, bozzetti scenografici e tanti riconoscimenti per la sua lunga carriera artistica
Che emozione trovarsi nello studio di Anna Salvati, le vecchie scuderie del Castello di Torrenova in Via Casilina a Roma. A darci il benvenuto uno dei suoi lavori storici “Foresta pluviale” esposto ultimamente nella galleria Pulcherrima a Roma. Lo studio è pieno di quadri, appesi alle pareti e appoggiati a terra. Su un’ antica madia bozzetti, appunti, libri e riviste d’arte con le quali collabora con una sua rubrica. In uno scaffale tra bottiglie e oggetti di viaggio premi e riconoscimenti. Nata a Bellegra Anna Salvati trascorre buona parte delle sue giornate a dipingere. Non si è mai stancata di praticare qualsiasi disciplina e tantomeno di mettere in discussione il suo stile. Si è impadronita di tanti linguaggi pittorici, dall’espressionismo alla nuova figurazione passando per il cubismo e la metafisica fino a creare una sua cifra stilistica senza cedere ai venti e alle intemperie di tutte le correnti odierne. “Sono in continua ricerca” ama ripetere. “Mi aspetto sempre di trovare nuovi stimoli e nuove emozioni”. Tra i suoi tanti interessi la musica, la poesia e la fantascienza. “Ho conosciuto critici come Sgarbi e Madioni, compositori come Mogol, scrittori e artisti come Gastone Biggi, mio primo maestro, e Monachesi con cui ho fondato il movimento Donna Agra”. “Quando lavoro, continua l’artista, percepisco sempre un’energia magnetica, una vibrazione che trascrivo attraverso il colore. Le pennellate scorrono sulla tela come le stringhe e i punti danzano come i quanti al ritmo della musica delle sfere”.
Il colore è inteso come rivelazione, come fondamento poetico e come linguaggio assoluto dove passa ogni possibilità di espressione. La scala dei colori è ricca, bagnata da una luce solare che riesce a imprigionare ogni emozione, ogni respiro. C’è un’opera pubblicata in un catalogo che non vedevo da molto tempo. Si intitola “Porta Cosmica” e la rivedo oggi, ben in vista nello studio insieme agli altri dipinti dello stesso periodo: “Campi in fiore”, “Lavanda” e “Percorso alternativo”. A questa felice stagione fa seguito un’altra più profonda e con il solo desiderio di afferrare l’istante, il presente. Il colore si fa ancora più corposo e il segno ancora più nitido e incisivo. Pochi contrasti di colori; giallo, blu di prussia, verde, viola, rosso. Un segno breve, essenziale, quasi astratto. Segue un periodo di riflessione. Ma questo non significa che rimane isolata dalla scena dell’arte. Insegna pittura e ceramica, collabora nella organizzazione di mostre per giovani artisti, realizza scenografie per opere teatrali. Infine si appassiona di fotografia e si rimette in discussione. Mi mostra una delle sue ultime opere esposta recentemente al Museo Civico Mastroianni a Marino. E’ una grande tela composta da un autoritratto rielaborato più volte con tecniche digitali. Gli domando: come mai questa svolta? Risponde “è solo un capriccio, un gioco. Amo così tanto la pittura che per un attimo ho accarezzata l’idea di trasgredirla”. Breve pausa: “sento ancora la necessità di continuare a dipingere perché di una cosa sono certa che le nuove tecnologie non riusciranno a sostituire la pittura”. Che per Anna Salvati è ancora lo specchio della vera realtà sottratta allo scorrere del tempo.