Arte | Abstraction of nature
di Giuseppe MASSIMINI
In mostra alla Galleria SMAC di Roma le opere degli artisti del Gruppo Atomosfera.7
Il riesame dell’astrattismo in tutte le sue declinazioni per approfondire con diversi linguaggi e scelte espressive, “i temi della difesa e della protezione della natura e dell’equilibrio uomo/ambiente”. Così si presenta la mostra “Abstraction of nature” in corso alla Galleria SMAC (segni mutanti arte contemporanea) a Roma in Via Velletri, 30 (a cura di Erminia Turilli, fino al 2 febbraio). La rassegna raccoglie una scelta di opere del Gruppo Atomosfera.7 composto da Achille Pace, Alfredo Celli, Rossano Maria di Cicco Morra, Bruno Di Pietro, Massimo Pompeo, Anna Seccia, Franco Sinisi. Una inaugurazione in grande stile; un evento nell’evento che ha celebrato l’entrata all’interno del gruppo del Maestro Achille Pace con il ruolo di Direttore Artistico. “Lo stesso ruolo, ha spiegato Erminia Turilli, che fu a lui assegnato da Giulio Carlo Argan nel Gruppo Uno del 1962.
A distanza di 57 anni Achille Pace ritorna ad essere ispiratore di segni e forme dell’arte contemporanea individuando sei eredi della sua imponente opera artistica”. Lineare, ma avvolgente, il percorso espositivo. Iniziamo da Achille Pace che non ha certo bisogno di presentazioni. “La sua linea espressiva, ha scritto Duccio Trombadori, è sulla poetica del filo come “segno materiale” sopra fondali monocromi gravidi di intensità spaziale”. A seguire le opere di Alfredo Celli forti di un costante rigore costruttivo che, inglobano pittura e scultura. L’artista Rossano Maria Di Cicco Morra “scopre abbagli dall’irreale e li carica di accezioni cavernose, sonore, di echi a figure concentriche”. E ancora i lavori di Bruno Di Pietro che “seguono il fil rouge del “Manifiesto blanco” di Lucio Fontana e costituiscono una presa di coscienza della visione ampliata dello spazio dovuta ai progressi scientifici e telematici”. Le carte nautiche di Massimo Pompeo, scrive sempre in catalogo Erminia Turilli, “descrivono, invece, un viaggio della conoscenza, fantasioso e spericolato, dove il piacere del rischio e dell’avventura operano taumaturgicamente sulle paure fobiche del vuoto e dell’angoscia esistenziale”. Sulle opere di Franco Sinisi lo sguardo si ferma sulla “versatilità sperimentale e i sui codici a barre che stigmatizzano la ricerca dell’identità, “la sua unicità e la sua negazione come marchio di fabbrica”. Infine le opere di Anna Seccia, unica donna del gruppo. “Con i suoi labirinti l’artista spinge l’osservatore a separarsi dalla realtà e dalle sue angosce esistenziali quotidiane, per intraprendere un viaggio interiore di riconciliazione fra spirito e materia. Il tracciato è segnato da scie nel cromatismo dell’azzurro, da frammenti di viaggio nel labirinto di Chartres con al centro un tondo, un morceau de vie, de ciel”. La sua produzione spazia in numerosi settori che la portano a realizzare, attraverso il coinvolgimento del pubblico, happening/performance e installazioni di grandi dimensioni. Momento di grande attenzione e partecipazione calorosa del pubblico quando, durante l’inaugurazione della mostra, l’attrice Franca Minnucci ha letto la poetica del Filo di Achille Pace, fondamentale contributo alla storia dell’arte contemporanea.