Vittoria, parola dolce entrata nel vocabolario dei laziali una calda notte di aprile di 21 anni fa, e impressa ancora a fuoco in un maggio che sembra novembre. Ma i cuori non potrebbero essere più caldi: contro un’Atalanta forte, arrembante, fisicamente spumeggiante, la Lazio sfodera la partita perfetta. Tatticamente, per un Inzaghi che si toglie un Gran Sasso dalle scarpe, altro che brecciolino. E tecnicamente, con i migliori che si prendono una partita equilibrata e in cui, forse per la prima volta nella stagione, gli episodi non hanno pugnalato alle spalle la Lazio. L’hanno invece sospinta verso un meritatissimo trionfo di una settima Coppa Italia portata a casa dopo due vittorie a San Siro e uno scacco matto che Gasperini ricorderà a lungo. Mai quanto i Laziali che stanotte vivono l’ennesima favola. Vittoria, vittoria, vittoria, null’altro conta.
FORMAZIONI –Nell’Atalanta alla fine Palomino vince il ballottaggio in difesa con Mancini, conferme per Gasperini a centrocampo e in attacco col tridente Gomez-Ilicic-Zapata. Nella Lazio Inzaghi preferisce Bastos a Radu con Luiz Felipe e Acerbi nella difesa a tre, a sorpresa Marusic la spunta su Romulo sulla fascia destra. Milinkovic-Savic in panchina e anche Caicedo, in attacco il tandem offensivo è composto da Correa e Immobile.
BERGAMASCHI SU DI GIRI –Atalanta subito a testa bassa e dopo 2′ Strakosha deve neutralizzare in due tempi una conclusione di Gomez. I bergamaschi sono su di giri e pressano alto, la Lazio risponde provando a guadagnare metri, al 13′ arriva la prima conclusione con una frustata di Luis Alberto deviata in angolo da Freuler. La Lazio si pende il possesso palla e ha due chance sul gioco aereo: sul conseguente corner Acerbi di testa non riesce a schiacciare d’un soffio, al 23′ su cross dalla sinistra di Lulic è Lucas Leiva a non trovare la deviazione giusta sempre di testa. Al 24′ la Lazio sbaglia un’uscita e Bastos deve intervenire duro su Gomez. Ammonizione per l’angolano e calcio di punizione sul quale arriva un destro di De Roon, deviato, che si stampa sul palo a Strakosha battuto: segue una mischia furibonda in area con Zapata che manda sul fondo da due passi. E’ la prima grande occasione del match, la Lazio prova a riorganizzarsi e al 35′, un po’ a sorpresa, Inzaghi richiama Bastos in panchina inserendo Radu, per provare a ricostruire la catena di sinistra. Subito dopo Correa scappa bene e Masiello lo stende al limite dell’area. Ammonizione per l’atalantino, ma il conseguente calcio di punizione di Luis Alberto è da dimenticare. Viene ammonito anche Lulic per un fallo su Ilicic, che al 41′ cross per la testa di Zapata che manda alto. Anche il colombiano rimedia un cartellino giallo in un match che si fa molto duro, ma che dopo 1′ di recupero e un’ultima fiammata di Immobile chiuso in calcio d’angolo, arriva all’intervallo a reti bianche.
MILINKOVIC-CORREA, TRIONFO DA CAMPIONI –La ripresa è ancor più una partita a scacchi: l’Atalanta ha meno sbocchi ma continua a gestire la partita, ma la Lazio sa mettere rudezza e determinazione in ogni contrasto. Arrivano i cambi, Inzaghi richiama Immobile per la potenza di Caicedo, potenza che raddoppia quando Milinkovic-Savic prende il posto di Luis Alberto. E’ la mossa da scacco matto: al 36′ su crossa da calcio d’angolo Milinkovic trova lo stacco di testa perfetto, Gollini e la difesa atalantina tutta restano impietriti dalla prodezza del serbo. L’esultanza è atomica, ma ci sono ancora 9′ più recupero da giocare. Gasperini tenta il tutto per tutto con un triplo cambio e Barrow, Gosens e Pasalic gettati nella mischia. Il contropiede da maestro lo trova però il Tucu Correa, che fulmina Freuler e scarica a rete con la rabbia che tutto il popolo Laziale ha in corpo. L’esultanza finale è già epica biancazzurra, di cuore, classe e sudore, i 6′ di recupero solo accademia prima di una festa esplosiva, meritata. La Lazio si prende tutto, Coppa, Europa e Supercoppa da giocare, l’ennesima. Ma ora c’è solo la “Settima” da festeggiare, con l’Olimpico che diventa una discoteca ondeggiante per una notte da ricordare nel gelo di un maggio folle.