Radio Radicale, scandalo da 24 milioni di euro? Lo spreco di fondi e le responsabilità del PD, Lega e di Renzi
di Eraclito CORBI
Ha tenuto banco in queste ora il caso “Radio Radicale” e la possibilità che l’emittente, già abbondantemente finanziata nel corso degli anni con denaro pubblico, possa ricevere, come stabilito all’interno della manovra, un ulteriore finanziamento di 24 milioni di euro spalmati in tre anni.
Come si può leggere nella bozza di legge di Bilancio, «il Ministero dello Sviluppo economico è autorizzato a prorogare, per gli anni 2020-2022 il regime convenzionale con il centro di produzione Spa. A tal fine è autorizzata la spesa di 8 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2020-2022». In sostanza, nei prossimi tre anni, Radio Radicale riceverà la bellezza di 24 milioni di euro dallo Stato italiano. Com’è noto, questi finanziamenti vengono elargiti all’emittente per trasmettere le dirette dal Parlamento, i congressi di tutti i partiti e le udienze dei processi di maggiore rilevanza politica.
Un’eventualità che ha causato sdegno diffuso, con il Movimento 5 Stelle che ha lanciato una campagna sui social network, indicando una priorità: 24 milioni di euro da elargire a Radio Radicale, o ai terremotati dalle zone colpite da disastri come quelli di L’Aquila o Amatrice? Una campagna d’impatto per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, estremizzando la questione. E l’obiettivo sembra essere stato raggiunto, visto che in particolare nelle ultime 24 ore si è parlato molto di questa eventualità.
Il Ministro Di Maio si è opposto con forza a questa possibilità: “Gli italiani non potevano pagare altri 24 milioni di soldi delle loro tasse per finanziare Radio Radicale, che – ricordo – è una radio privata che si è presa già 250 milioni di fondi pubblici. Nel vertice sulla manovra che abbiamo appena concluso abbiamo ottenuto qualcosa che dovrebbe essere comune buon senso, ovvero che venga bandita una gara entro fine aprile dell’anno prossimo“. Così ha scritto Di Maio sul suo profilo ufficiale su Facebook, aggiungendo che “finalmente Radio Radicale conoscerà il libero mercato e le sue regole, come tutti i privati che non ricevono soldi pubblici. Non ci sono più 24 milioni di mangiatoia pubblica a disposizione di un privato e a discapito di tutte quelle aziende che i risultati se li devono guadagnare con le loro forze e senza aiuti dello Stato. Sono battaglie per la normalità, in questo Paese in cui la normalità è ancora troppo spesso l’eccezione“.
Ci chiediamo come si possa dare fiducia sulla questione al Partito Democratico o anche alla nuova fazione politica di Matteo Renzi, Italia Viva. L’ex Premier, quando era ancora dentro il PD, era stato a sua volta un sostenitore del finanziamento pubblico a Radio Radicale: non va dimenticato che nello scorso giugno era passato nelle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera un emendamento del PD al decreto Crescita per salvare la storica emittente con un finanziamento di altri 3 milioni per il 2019, teso a favorire la conversione in digitale e la conservazione degli archivi. Hanno votato a favore dell’emendamento oltre al PD anche la Lega, all’epoca al Governo, e tutti gli altri partiti, mentre il Movimento 5 Stelle aveva votato contro. Il testo era stato riformulato, come confermato dagli esponenti del PD, peraltro proprio su proposta della Lega.