Arte | Benvenuti a Torino: si riaccendono le luci sulla GAM e sul MAO

Arte | Benvenuti a Torino: si riaccendono le luci  sulla GAM e sul MAO




di Giuseppe MASSIMINI

Riaprono al pubblico con due belle mostre dedicate al grande fotografo Helmut Newton e a Savage Landor, l’artista ritrovato




Eleganza e fascino nella fotografia di moda e l’Asia vista dal vero. Riaprono due belle mostre chiuse al pubblico a causa dell’emergenza Covid-19. Torna visibile, fino al 20 settembre, alla GAM (Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea), la retrospettiva Helmut Newton. Works. Per ripercorrere la lunga carriera del grande fotografo tedesco naturalizzato australiano il curatore, Matthias Harder, ha selezionato 68 opere tra le più celebri e innovative di Newton (Berlino 1920, Los Angeles 2004) a partire dagli anni settanta. La mostra, articolata in più sezioni, si apre con il ritratto di Andy Warhol realizzato nel 1974 per la rivista Vogue Uomo e si chiude con quella di un’anziana Leni Riefenstahl del 2000. Il percorso si snoda tra queste due formidabili immagini. Sfilano in mostra numerosi ritratti di personaggi famosi del Novecento. Ecco Gianni Agnelli (1997), Paloma Picasso (1983), Catherine Deneuve (1976), Anita Ekberg (1988), Claudia Schiffer (1992) e Gianfranco Ferré (1996). Scatti potenti e innovativi quasi sempre in bianco e nero, ancora oggi inimitabili e ineguagliabili.




A catturare poi lo sguardo dei visitatori alcuni servizi di moda realizzati per Mario Valentino e per Thierry Mugler nel 1999 e le fotografie, ormai iconiche, uscite per le più importanti riviste internazionali. “La moda è stata il mio primo desiderio, sin da ragazzo. E, ovviamente, volevo diventare un fotografo di Vogue”. Sono immagini che descrivono e ridefiniscono lo spirito dei tempi (non semplici foto di modelle, né nudi usuali, né consueti ritratti); raccontano storie emozionanti, tinte di surrealismo e suspense, con il solo desiderio di smascherare cose e persone rivelandone ogni possibile ambiguità e intrinseco significato. “Non m’interessa il buon gusto (…). Mi piace essere l’enfant terrible”.

Da sinistra -Thierry Mugler -Ritratto di Andy Wahrol di Newton -Ragazza Ainu con bambino sulle spalle di Landor

Il MAO (Museo d’Arte Orientale) riscopre Arnold Henry Savage Landor(1865-1924) pittore, antropologo, esploratore, avventuriero, scrittore, fotografo, giornalista e inventore. La mostra, Dipingere l’Asia dal vero, a cura di Francesco Morena (fino al 6 settembre) raccoglie il corpus più consistente (130 dipinti, 10 acquerelli e 5 disegni) dell’artista anglo-fiorentino realizzato nei suoi lunghi soggiorni e viaggi attraverso Cina, Giappone, Corea, Tibet e Nepal. Savage Landor nasce a Firenze da padre inglese e madre italiana. Vive la sua adolescenza in un ambiente colto, in cui letteratura e arte erano passioni quotidiane. Tra i suoi maestri Stefano Ussi (1822-1901), che intuì le capacità del giovane e suggerì alla famiglia di lasciare che si dedicasse alla pittura. Partito presto alla scoperta del mondo Henry visita prima alcuni paesi dell’Africa settentrionale e dell’America, per muoversi poi alla volta dell’Asia: Giappone, Corea e Cina dove dipinge centinaia di opere. La sua pennellata rapida e veloce ha saputo cogliere con immediatezza luoghi e persone del mondo asiatico con i tratti espressivi della modernità. Oltre ai dipinti realizzati in Asia la mostra raccoglie anche alcune opere eseguite durante l’adolescenza a Firenze e nel corso dei suoi viaggi in Europa.




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