L’intervista | Stefano Sorrentino, ScritturArte

L’intervista | Stefano Sorrentino, ScritturArte

di Giuseppe MASSIMINI

Non lontano dal centro storico di Parma vive e lavora Stefano Sorrentino. Dopo una esperienza di pittura surreale alla fine degli anni novanta la sua  ricerca si fa più astratta fino a realizzare le sue opere con lettere stampigliate, numeri, scritte e versi di antichi manoscritti. Lo sento al telefono. Parliamo a lungo del suo lavoro e progetti per il futuro. Racconta: in questi giorni in cui i Musei e i luoghi della cultura sono chiusi per la pandemia, passo molte ore in studio a dipingere.

Dove affondano le tue radici?

Il mio primo percorso artistico è stato molto influenzato dalla pittura surrealista, alla quale sono tuttora molto legato. Da tale esperienza ho imparato a vedere le cose con un occhio particolare, “astraendole” dal contesto. Il passaggio alla pittura “astratta” è stato poi quasi naturale.

La tua pittura oscilla tra ricerca cromatica e scrittura. Quando hai sperimentato questo binomio?

Lo spunto è nato incidentalmente alcuni anni fa, mentre lavoravo ad una serie di acquarelli astratti e provavo a sviluppare alcuni segni grafici simili ad ideogrammi.
Da quel momento è iniziata la mia sperimentazione sulla parola, sulla calligrafia, sul segno in generale.
Rimango comunque sempre piuttosto fedele agli strumenti tradizionali: supporto (tela/carta) e colore (acrilico/acquarello).

Da sinistra, Arte n. 7 e Il vento di domani diventerà respiro di Stefano Sorrentino

Ci sono figure nel mondo dell’arte senza le quali la tua ricerca sarebbe stata impossibile?

Devo molto ai pittori e agli scrittori surrealisti (da Magritte a Tanguy, da Breton a Paul Eluard), che mi hanno insegnato a cogliere il “non detto” della realtà.
Importanti per me anche artisti a cui mi sento vicino nella mia ricerca sulla scrittura e sul segno grafico: gli espressionisti astratti americani (Jackson Pollock e Cy Twombly); Roy Lichtenstein per il suo approccio pop al concetto di scrittura; fra gli italiani, Lucio Fontana, Alberto Burri, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Alighiero Boetti e gli artisti della poesia visiva, fra tutti Lamberto Pignotti.

I tuoi soggetti sono sempre gli stessi. Non temi di essere ripetitivo? 

La ripetitività è un elemento quasi fisiologico nella pittura astratta e concettuale, dai tagli di Fontana ai manifesti strappati di Rotella, per non parlare del “dripping” di Pollock. Pertanto, no, non temo di essere ripetitivo, se la ripetizione mi aiuta ad esplorare e approfondire i concetti che mi interessano.

Redazione

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