Officine Territoriali: ecco il “Piano Strategico di area vasta”
Nella maggior parte dei nostri centri maggiori, e di riflesso anche gran in parte dei centri minori, l’occupazione complessiva è cresciuta dalla metà degli anni ‘70 in poi grazie alla forte espansione nel settore industriale e manifatturiero per poi avere, a ragione di un mercato in regime di concorrenza, un calo fisiologico che ha determinato un continuo ed irrefrenabile aumento della disoccupazione, solo in parte compensato dalla espansione del settore dei servizi non commerciali, compresa la pubblica amministrazione, l’istruzione, la sanità e i servizi sociali partendo all’incirca negli anni ’90.
Ne consegue che uno dei problemi che ci tormentano, generato dal dilagarsi del problema della disoccupazione, è lo spopolamento delle aree interne con conseguente abbandono dei territori che è un fenomeno crescente e un serio problema di non semplice risoluzione poiché provoca oltretutto effetti devastanti sul territorio. Uno squilibrio che ha generato terribili conseguenze per le aree interessate incidendo soprattutto sulla identità, la memoria delle realtà locali, e alla scomparsa di attività caratteristiche, fondamentali per la salvaguardia delle economie locali e per il rilancio sostenibile di interi territori.
Oggi che la crisi economica mondiale e la pandemia ci hanno fatto sprofondare in una condizione di “decrescita”, siamo obbligati a riflettere e proporre nuove visioni strategiche di sviluppo e crescita iniziando dal luogo in cui viviamo e da cui, inverosimilmente, siamo sempre più sradicati.
Pertanto oggi è importante raggiungere una coscienza di luogo (di quartiere, di città, di valle, di bioregione) mirando a tutelare i beni patrimoniali comuni ovvero le culture, i paesaggi urbani e rurali, i saperi ).
Di conseguenza, dopo aver stabilito una pianificazione infrastrutturale, ora siamo obbligati a definire una pianificazione territoriale perseguendo la realizzazione di un Piano Strategico di Area Vasta, inteso come nuovo modello di programmazione per la sua valenza interregionale e interprovinciale, come già manifestato nella programmazione infrastrutturale, mirando a perseguire un posizionamento nazionale ed internazionale di area vasta.
Un modello di sviluppo territoriale, dunque, che renda operativo il principio di sussidiarietà, in sinergia con la valorizzazione delle risorse locali, mirando a superare le logiche localistiche e affermare una visione comune e co-progettata che avrà lo scopo principalmente di ottenere la piena soddisfazione privata e pubblica, e di ridare al territorio la forza di dettare le linee giuste per dar corso ad una “nuova politica territoriale” più vicina alle esigenze ed alle problematiche della gente, attraverso la creazione di posti di lavoro, la definizione di nuovi interventi di contrasto alla povertà, lo sfruttamento delle risorse naturali, ed autoctone, il rilancio del turismo (attraverso la rigenerazione, la riqualificazione ed il recupero nonché realizzazione di strutture ricettive), della produzione agricola attraverso la creazione di filiere, artigianale, e tecnologica.
Pertanto il territorio individuato si colloca in adiacenza alle linee di confine tra Lazio e Abruzzo “tra la Valle di Roveto e la Valle del Liri”, tra Lazio e Molise “tra la Valle di Comino e la Valle del Volturno”, caratterizzando un’area inclusa in tre regioni: Lazio, Abruzzo e Molise e tre provincie: Frosinone, l’Aquila e Isernia che avrà la valenza di una bioregione o meglio di una ecoregione .
In questo scenario, la lungimiranza delle scelte progettuali ci porrà nelle condizioni di diventare il primo laboratorio nazionale di pianificazione strategica per la forte valenza interregionale ed interprovinciale. Con la consapevolezza che per il forte contenuto in termini di Coesione Sociale, per il nostro territorio diverrà una sfida importante per poter attingere ai fondi Europei dell’Agenda 2030 soprattutto alla luce della gravissima crisi innescata dalla pandemia.
Architetto Giovanni Enrico Celli Catarinelli
Officine Territoriali “Lazio-Abruzzo-Molise”