Mario Menasci. Passato, presente e futuro
di Lorenzo Petrucci
Tra le tue prime esperienze c’è stata quella della Lazio.
“Per tre stagioni, fino all’anno 2015/ 2016, ho allenato nel settore giovanile della Lazio, vivendo stagioni che mi hanno regalato grandi soddisfazioni. L’ultimo anno con i Giovanissimi 2002 i ragazzi sono riusciti a terminare sotto età il campionato a punteggio pieno ma ancor più importante, trattandosi di un settore giovanile, è stata la crescita dei ragazzi ed il rapporto creato con ognuno di loro, rimasto indissolubile negli anni. Alla Lazio ho vissuto un’esperienza molto importante sia personale che professionale, ho avuto la possibilità di vivere a stretto contatto con il calcio dei grandi, giocare contro squadre importanti ed affrontando avversari di prospettiva assoluta, diversi dei quali oggi militano in Serie A e B. Mi sento fortunato”
Poi il passaggio al Savio e infine nei professionisti col Chievo Verona.
“Al Savio con gli Allievi Elite Fascia B 2002 abbiamo raggiunto l’obiettivo playoff nonostante una stagione non semplice . Il Savio è una società importante nel Lazio e non solo, al Vianello la forza della tradizione si respira sin da quando entri all’interno dell’impianto ed alzi gli occhi verso le foto sopra gli spogliatoi nelle quali sono raffigurate le immagini di tutte le squadre che hanno vinto il titolo regionale o nazionale. E’ una società che ti trasmette una responsabilità importante. È stata un’esperienza significativa al Savio, anche grazie alla quale sono approdato al Chievo.
Il Chievo rappresenta il sogno, quello di andare fuori e vivere di solo calcio. Ho avuto la fortuna di allenare molti giocatori della prima squadra come Obinna, Frey, Mbaye, Rigione, Fabbro etc. Allenare giocatori che a quei livelli rappresentano delle società a se’ stanti dà la differenza tra il calcio giovanile e quello delle prime squadre in cui nel primo il metro di confronto è il ragazzo, la sua vita e la famiglia, nel secondo l metro di confronto è l’azienda che quel calciatore rappresenta e tutto ciò ad essa correlato: questo è un vero solco tra le due sfere calcistiche.
Nel Chievo ho avuto il piacere di allenare l’Under 15 e soprattutto un calciatore come Samuele Vignato, attualmente al Monza, che oggi è uno dei giovani calciatori più promettenti in Italia.
È stata una bella esperienza perché ricca a livello emotivo, nella quale ho avuto anche il ruolo di coordinatore dei corsi di formazione del Chievo per allenatori: preparavo le linee guida per la formazione degli allenatori che frequentavano la scuola Chievo e anche il ruolo di coordinatore del progetto international academy di ragazzi di tutto il mondo che volevano farsi conoscere.
Dispiace molto che il Chievo sia stato costretto a ripartire dalla terza categoria dopo venti anni di serie A, ma so che ci sono persone legate al club pronte a ripercorrere la scalata sino al professionismo”
2021-22 nuova stagione, nuovi obiettivi.
“Gli obiettivi ci sono sempre ma più che dichiararli preferisco raggiungerli..”
Tra settore giovanile e prima squadra hai delle preferenze?
“Non ci sono differenze insormontabili anche se non nascondo d’essere attratto dalla possibilità di tornare a lavorare con una prima squadra: è da lì che ho iniziato. Ci tengo a dire che ancor più determinante, rispetto a categoria e fascia d’età, sono i rapporti umani e le idee: da lì tutto deve inevitabilmente partire per poter costruire. Per me è importante lavorare con persone con cui condivido la stessa passione e le stesse emozioni.
Ad oggi valuteresti solo un ruolo da allenatore oppure anche un ruolo dirigenziale all’interno di una società?
“Valuterei in primis le persone, le loro richieste e poi la possibilità di poter creare valore all’ interno di quel contesto, anche non necessariamente in campo. Con le abilitazione a direttore sportivo e ad osservatore professionista conseguite a Coverciano ho scelto un percorso che potesse migliorarmi trasversalmente, non solo come allenatore ma anche in ruoli ulteriori all’interno dell’area tecnica di una società.”
Come hai vissuto l’ultimo periodo senza calcio causa coronavirus ?
“Sicuramente con grande malinconia: il dramma che stiamo vivendo non lo cancelleremo mai e porterà dei cambiamenti permanenti nelle nostre abitudini. In particolare auspico che vengano adottate tutte le misure atte a potenziare il Sistema Sanitario Nazionale, in modo da avere gli strumenti più idonei per combattere il Covid e non solo. Il Covid non è solo un virus ma anche l’inizio di un nuovo equilibrio e di una nuova normalità che prima non esisteva: sono dell’idea che ci sarà un’età post-covid che dovrà rimodellare la nostra quotidianità. Parallelamente in me è sorto lo stimolo per rinnovarmi ed ampliare le mie idee ed ho sfruttato il tempo libero a disposizione proprio per questo.”
Con la ripresa dei campionati pensi che ci saranno delle evoluzioni tattiche?
“Da un punto di vista tattico il calcio si sta evolvendo sempre più verso una dimensione di rapporti individuali, l’Atalanta di Gasperini ha fatto scuola. Nei settori giovani ora si vedono molte più squadre giocare con tre difensori centrali, con duelli a tutto campo e riconquista immediata della palla e questo è un cambiamento importante perché ci allontana un po’ dal concetto di zona.
Si sta tornando un po’ a un’idea originaria in cui l’attaccante deve sapersi muovere in maniera molto fluida e il difensore deve essere bravo a reggere il duello individuale. Oggi si parla di calcio liquido in cui non ci sono dei riferimenti in campo ma all’interno dei quali i calciatori si muovono per principi ma con l’idea di funzione che il calciatore ha all’interno della partita. Questa è una novità perché toglie certezze e abitua la squadra a ragionare su più tempi e spazi di gioco in maniera meno schematica ma più cognitiva. Proprio tempo e spazio sono sempre più i veri parametri che il calciatore deve imparare ad interiorizzare.
Per guardare il calcio dei grandi un esempio prendo come Gosens dell’Atalanta che da esterno di centrocampo è diventato un marcatore importante segnando anche tanti gol, tutti su azione. Un esempio di come la funziona abbia superato il numero.”